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Osamu Dezaki

Osamu Dezaki. Data di nascita 18 novembre 1943 a Tokyo (Giappone) ed è morto il 17 aprile 2011 all'età di 67 anni a Tokyo (Giappone).

Che guaio questi cartoni

A cura di Fabio Secchi Frau

Immaginatevi una stanza, di forma e dimensione che preferite. Seduto su un piccolo mattone, in un angolo alla penombra, sulla sinistra, vicino alla finestra c'è un giovane ragazzo vestito alla moda degli anni Settanta e con un grande berretto rosso in testa, capelli lunghi e l'aria di chi è appena uscito da un ring. Spostate il vostro sguardo nella parte opposta, ben lontane da costui, c'è un nugolo di dame settecentesche nei loro sfarzosi abiti parigini che, ventagli in pugno, parlottano fra di loro osservando un altro personaggio, una giovane donna vestita da ufficiale con il fioretto in mano che si esercita. Il suo sguardo è fiero e le sue labbra serrate. Non lontano da lei, intento ad aprire una cassaforte che ha trovato sul muro, un uomo smilzo, gambe lunghe ma gran sorriso. Ispira subito simpatia, anche se il ladro non sa che è stato appena preso di mira dal fucile di un altro uomo che, in fondo alla stanza, segue tutti i suoi movimenti. Infine, a intrattenerli, proprio vicino all'uscita, un piccolo bambino con la fisarmonica che suona una melodia tzigana. Un ragazzo carino, dalla faccia pulita, forse per quell'aria smarrita. Li avete riconosciuti? Sono i personaggi che hanno affollato la nostra infanzia di fronte al piccolo schermo: sono il pugile Rocky Joe, Lady Oscar e parte della sua corte di Versailles, Lupin III, il sicario Golgo 13 e infine l'orfano Remì. Il vostro cuore di bambino, un tempo, batteva teneramente nel seguire le loro avventure, tenere e contrastate. Nel seguire la loro stessa sopravvivenza in un mondo pieno di pregiudizi, pieno di "altri". Ognuno di loro impersonava qualche valore e il regista Osamu Dezaki, oggi non più un esordiente dell'animazione, lo sapeva bene.

Un giapponese cha anima l'Europa
Autore concreto e senza troppi grilli per la testa, non ha mezze misure quando si tratta di farsi geniale traduttore della novellistica e della favolistica europea, anzi ne esalta le caratteristiche e le contraddizioni, senza mezze misure, introducendo forti temi di maternità e una purezza, un lato infantile che solo in chi è giovane si può ritrovare.
Sensibile ai valori poetici di questo tipo di letteratura, Dezaki predilige toni e colori forti e un tratto del disegno che non si sforza di imitare i movimenti dei personaggi nella realtà, costituendo pellicole molto intense, prive di pause e fortemente drammatiche. Basta vedere i personaggi scaturiti dalla sua fantasia e le vicende dei quali sono protagonisti per dimostrarlo.

La formazione
Dopo il diploma presso il liceo Kitazono, entra nella Mushi Productions di Osamu Tezuka, dove si forma come disegnatore e direttore dell'animazione di alcuni episodi delle serie Astro Boy (1963), Kimba il leone bianco (1965) e Monkey (1967).
Il primo passo da regista avviene solo nel 1970, quando gli viene proposta la direzione della trasposizione sul piccolo schermo del manga di Takamori Asao e Chiba Tetsuya Rocky Joe, che diventa immediatamente un cult per i ragazzi degli anni Settanta, i quali si rivedono particolarmente in quell'orfano che, per riscattare la propria esistenza, vuole diventare un campione della boxe. Disgraziatamente però la serie viene interrotta anticipatamente per delle gravi incomprensioni con Osamu Tezuka, che porteranno poi Dezaki a lasciare definitivamente la sua casa di produzione e a fondarne un'altra, la famosissima Madhouse, e a diventare uno dei più importanti registi della Tokyo Movie Shinsha, nemica della Toei.

Il successo dei cartoni animati
A volte noto anche con gli pseudonimi di Testu Dezaki e Makura Saki, passa da una serie animata all'altra: dallo spokon Jenny la tennista (1973) allo storyboard de Il tulipano nero (1975) di Masaaki Ôsumi e Yoshiyuki Tomino - lavoro che poi replicherà anche per la nuova serie di Astro Boy (1980) e per una versione della Fox di Peter Pan dal titolo Peter Pan and the Pirates (1990) -, da Giatrus il primo uomo (1974) a Le avventure di Gamba (1975), passando per Le più belle favole del mondo (1976), Capitan Jet (1977) e L'isola del tesoro (1978).
Ma i suoi più indelebili e universalmente conosciuti cartoni animati rimangono Remì le sue avventure (1977), tratto dal romanzo "Senza famiglia" di Hector Malót, e Lady Oscar (1979), ma solo a partire dal 19° episodio in poi, proprio perché la serie era in calo di ascolti durante i primi episodi e per Tadao Nagahama fu necessario un aiuto per risollevare l'audience: quell'aiuto era appunto Osamu Dezaki.
A cavallo fra gli Anni Ottanta e Novanta, si trasferisce all'estero, insegnando tecnica dell'animazione alla Fox, realizzando serie tv e pellicole per un gusto più adulto come: gli SF Space Adventure Cobra (1982) e The Mighty Orbots (1984) e i suriraa Golgo 13 (1993, molto amato da Quentin Tarantino) e Golgo 13 - Queen Bee (1993). Tornato in Giappone, lavora nel campo degli OAV in collaborazione con la Tezuka Production, dove è regista di alcune pellicole su Lupin III: Lupin III - Il virus Beta (1989), Lupin III - Il mistero Hemingway (1990), Lupin III - L'impero dei Lupin (1991), Lupin III - Il tesoro degli Zar (1992) e Lupin III - Il tesoro di Ariamo (1995).

L'arte e l'originalità dei suoi lavori
Ma non si sofferma solo a uno dei ladri più conosciuti della nostra infanzia: realizza la serie Caro fratello (1991) e i film Black Jack - La sindrome di Moria (1996), Sword for Truth (1990), Mad Bull 34 (1996), Air (2005) e Clannad (2007), mantenendo sempre gli stessi segni caratteristici in ogni sua opera: inquadrature oblique e angolate dal basso (ispirandosi allo stile espressionista), l'uso di dissolvenze sui disegni fissi e di soluzioni registiche innovative come lo split-screen (lo schermo diviso), mentre a livello di contenuti si fa narratore dei destini di eroi (anche dei bassifondi) con molta eleganza e taglio maturo.

La morte
Muore a Tokyo, all'età di 67 anni, per complicazioni dovute ad un tumore ai polmoni.

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