Rocky Joe

Film 1970 | Animazione +13 25 min.

Regia di Osamu Dezaki. Un film con Teruhiko Aoi, Chikao Ohtsuka, Fuyumi Shiraishi, Gorô Naya, Hiroshi Masuoka. Cast completo Titolo originale: Ashita no Joe. Genere Animazione - Giappone, 1970, durata 25 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13

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Ultimo aggiornamento lunedì 28 giugno 2010

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Martina Grusovin
Martina Grusovin

Rocky Joe è una testa calda che ha un grande talento ma sembra non rendersene conto. E' bravo nel combattimento e per puro caso viene notato da Danpei, un ex boxer, ora barbone e alcolizzato, la cui fortuna è tramontata da tempo. Il ragazzo, infatti, interviene dopo che dei brutti ceffi di un quartiere di periferia se la prendono con una bambina che accusano di essere una ladra. Rocky li stende tutti riscuotendo l'ammirazione degli orfani della zona, anche se più che la generosità è la sua indole da sbruffone a portarlo a fare a botte in continuazione. Danpei vede però il lui la stoffa del campione e gli propone di diventare il suo allenatore, cosa che il ragazzo accetta cercando in realtà di approfittare unicamente della generosità dell'uomo.
Come L'Uomo Tigre, anche Rocky Joe può essere fatto rientrare in quel macro genere che, nell'animazione giapponese viene detto "sportivo", calderone nel quale finiscono titoli come Holly e Benji, Mimì e la nazionale di pallavolo, Slam Dunk ecc. In realtà la boxe non ha l'univoco significato di misura della propria abilità come atleta ma è metafora della lotta e della fatica fisica e morale che il protagonista compie per trasformarsi da delinquente qualunque a campione.
Ancora una volta il protagonista è un orfano, un emarginato della società che sembra possedere un solo e unico talento, quello di fare a botte. Tuttavia, sin dalle prime battute Rocky Joe è presentato come un personaggio negativo, un vero e proprio antieroe che ha bisogno di tempo (la serie ha una stretta continuity e gli episodi sono collegati tra loro in un'unica storyline) ed esperienze per maturare. Il suo essere egoista e menefreghista non è dovuto a un qualche allenamento speciale ma alla sua condizione di orfano vagabondo e di emarginato che lo ha indurito e reso ciò che è. Così, anche di fronte a momenti di generosità o ad occasioni di cambiamento (come l'incontro con Danpei e l'opportunità di diventare un boxer) Rocky non vede alcuna opportunità e non riesce a integrarsi nella società. Non ha la pazienza né la costanza, non riesce a tollerare soprusi o angherie, gli sembra un crimine la disoccupazione e non riesce a sottostare alle regole. Oggi la vita è squallida e misera, è per il domani che vale la pena di lottare ma, forse, quando arriverà non sarà migliore del presente. Questo è il tema di fondo che pone l'opera, e la scelta radicale di Joe è quella di percorrere l'unica strada per lui possibile senza alcun compromesso.
Pur appartenendo allo stesso periodo storico e ritraendo la medesima società giapponese appena uscita dal disastroso conflitto mondiale, Uomo Tigre e Rocky Joe hanno un tono e un ritmo di racconto differente. Se, infatti, entrambi questi eroi seguono la via della redenzione attraverso lo sport (che equivale a una vera e propria lotta fisica), nel caso dell'eroe mascherato la divisione tra ciò che è Bene e cioè che Male è netta, e acquista una valenza pedagogica per lo spettatore. Lo stesso cambiamento di Naoto è repentino, egli modifica sostanzialmente i propri valori nel giro di una manciata di episodi. Anche in Rocky Joe è semplice stabilire, per chi osserva, dove risiede il Bene e dove il Male ma, in questo caso è il protagonista a non capirlo. Per lui è indispensabile cadere e rialzarsi innumerevoli volte (e in molti episodi) per aver modo di maturare e ottenere un cambiamento vero.
Dal punto di vista del design grafico, anche Rocky Joe fa parte di quei prodotti vintage che Man-ga ha deciso di riproporre nel suo palinsesto e, proprio per caratteri simili eppure diversi rispetto a Uomo Tigre, è stato inserito nella stessa fascia tematica di programmazione. Da segnalare, infine, che anche Rocky Joe è composto da due serie, la prima di 79 episodi, priva di un epilogo che invece trova conclusione nella seconda di 47 puntate, realizzata a dieci anni di distanza.

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