Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Germania, Francia, Cipro, Palestina |
Durata | 108 minuti |
Regia di | Maha Haj |
Attori | Amer Hlehel, Ashraf Farah, Anat Hadid, Samir Elias, Cynthia Saleem Shaden Kanboura. |
Uscita | giovedì 27 aprile 2023 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | Trent Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,68 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 21 aprile 2023
Un'amicizia si trasforma in un viaggio fatto da strani incontri. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, In Italia al Box Office Mediterranean Fever ha incassato 24,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Waleed vive a Haifa con la moglie e i figli, e ha da poco deciso di reinventarsi come romanziere. La pagina bianca però lo tormenta assieme a una forte depressione che neanche la terapia sembra poter curare. La sua concentrazione non è aiutata da un nuovo vicino di casa, Jalal, all'apparenza amichevole eppure molesto e poco rispettoso. L'iniziale conflitto tra i due lascia gradualmente spazio a un rapporto più sfaccettato, alimentato dall'evidente curiosità dei due uomini per i tanti non detti delle rispettive vite.
All'intersezione tra commedia nera, studio psicologico e ritratto di un'amicizia al maschile, la seconda regia di Maha Haj prende in esame il trauma come condizione subdola e serpeggiante nel tratteggiare con cura il rapporto tra due uomini palestinesi nella Haifa contemporanea.
L'elemento politico nel cinema di Haj, che si è formata come scenografa tra gli altri per Elia Suleiman, è sempre un riflesso della dimensione domestica più che un discorso esterno di massimi sistemi. Eppure c'è nei suoi film un distinto orgoglio rivendicativo della cultura e dell'esperienza palestinese, che in Mediterranean Fever vive in modo frustrato nel cuore del protagonista Waleed, romanziere bloccato e depresso.
La città che fa da sfondo alla storia non è luogo di integrazione e convivenza, ma un malinconico simulacro di una condizione esistenziale, come era del resto in Personal Affairs (primo lungometraggio della regista), da cui viene mutuato anche la mescolanza di registri, con delle punte di commedia e di assurdo a bilanciare un sottotesto ben più amaro.
Molto del lavoro lo fa quindi la sceneggiatura (premiata nella sezione Un certain regard di Cannes), ma il film non può prescindere dalla chimica tra i protagonisti Amer Hlehel e Ashraf Farah, chiamati ad alternarsi come oggetto di curiosità per lo spettatore ed emblemi di mascolinità complesse, spezzate tra l'aderenza a un archetipo e la presenza sovversiva del segreto. Nemici-amici, complici e rivali, ma sempre fondamentalmente sulla stessa barca, i due aiutano a rendere credibile una parabola narrativa piuttosto ambiziosa nella sua traiettoria finale.
Oltre ad affrontare la questione dell'identità palestinese in modo trasversale, Maha Haj finisce quindi per dare corpo a un ricco studio sull'amicizia maschile e le sue dinamiche più profonde, sfoggiando una penna (e una macchina da presa) dal tocco così leggero da sembrare a volte poco incisivo. Ma in questa Haifa in cui il senso di oppressione è generazionale, e si tramanda come una "febbre", bisogna abituarsi al fatto che ciò che conta si muove appena sotto la superficie.
Il palestinese Waleed vive in un condominio di Haifa con la famiglia e una depressione che gli rende difficile compiere ogni gesto della quotidianità, incluso lavorare al romanzo da cui dovrebbe decollare la sua attività di scrittore. L'arrivo del nuovo vicino Jalal, operaio invischiato in un pericoloso giro di usurai, è all'inizio fonte di fastidio per Waleed.
La doppia (e fruttuosa) identità nazionale della regista nata a Nazareth in Palestina, ma da genitori ebrei, costituisce forse quel non evidente corredo genetico del film, che però lo caratterizza e lo risolve. È forse questa duplice sensibilità della regista a permetterle di realizzare un film in Palestina, ad Haifa, evocando gli echi di uno scontro antico, ma radicando la sua storia dentro altri [...] Vai alla recensione »
La malattia del titolo colpisce soprattutto le persone che vivono nell'area mediterranea, e` una sorta di sindrome legata proprio alla zona, come quella di cui soffre Waleed, che convive con una depressione funzionante, che lo limita, ma non gli impedisce di vivere del tutto. E infatti lo vediamo mentre cammina per strada, pulisce la casa, fa il padre ed è una persona normale in ogni aspetto della [...] Vai alla recensione »
Il palestinese Walid vive ad Haifa con la famiglia: ha l'ambizione di scrivere ma è bloccato da una depressione cronica. L'arrivo del nuovo vicino, Jalal, una specie di gangster esuberante e ottimista, gli restituisce lo slancio perduto. Ma poi Maha Haj, con piacere sadico, stringe la trama intorno a un formidabile dilemma. Affrontando in filigrana il conflitto tra Israele e Palestina, Mediterranean [...] Vai alla recensione »
Problemi forti di identità propone anche Mediterranean Fever diretto dalla regista israelo-palestinese Maha Haj, già autrice nel 2016 di Personal Affairs, apprezzato dalla critica nella selezione ufficiale di Cannes 2016. Questo suo film più recente è stato premiato per la miglior sceneggiatura a Un Certain Regard a Cannes 2022 e candidato poi dal suo paese all'Oscar 2023 come Miglior Film straniero. [...] Vai alla recensione »
Commedia del vicino di casa, si direbbe pensando agli «inquilini del terzo piano» e alle «finestre sul cortile», ma qui siamo oggi ad Haifa, nella sensibile e difficile convivenza arabo israeliana. E il burbero tuttofare della porta accanto spinge uno scrittore di disperata pagina bianca a passaggi progressivi verso il baratro... Giovane al secondo lungometraggio dopo il Personal affairs su una famiglia [...] Vai alla recensione »
L'energia della bugia, della finzione - le verità più recondite emanate dal falso, dall'artefatto; Nietzsche, poi Heidegger la chiamavano «poesia»: il finto, foss'anche barocco, l'evocazione di mondi, infraregni di fantasia - è il motore di Mediterranean Fever di Maha Haj, film palestinese in sala da oggi che però ha poco di palestinese, di quello che uno si aspetterebbe da un film palestinese, cioè [...] Vai alla recensione »
Mediterranean Fever ci lancia subito nella fervida immaginazione del protagonista Waleed. Seduto su una poltrona come un altro ragazzo, entrambi fissano attoniti una donna riversa in terra. In silenzio, entrano paramedici, polizia, e medici legali, che decretano la morte della signora e la portano via. I due osservano tutta la scena come spettatori da un altro tempo.
In una modesta palazzina di Haifa, in Israele, Waleed e Jalal, si trovano ad essere uno il dirimpettaio dell'altro. Dopo una guardinga disamina iniziale, contrassegnata da reciproche supposizioni e convincimenti, i due instaurano un'improbabile e curiosa amicizia. Una, per così dire, "strana coppia" di cinematografica memoria. Waleed (Amer Hlehel) è un aspirante scrittore in crisi creativa, con due [...] Vai alla recensione »
Una commedia nera sulle tracce di Elia Suleiman, il poeta surrealista di Nazareth, il Buster Keaton della Palestina. La cinquantenne Maha Haj gli è stata a fianco su set di capolavori come Il tempo che ci rimane, e ne replica il mix di umorismo e dramma, senza, però, la musicalità delle immagini, chiusa com'è in un tetro e inesorabile flusso narrativo.
L'humour sa di cosa contagiosa, persino quando è nero. Morde forte e in modo democratico, tanto a chi è diretto tanto chi lo riceve, perché alla fine l'ironia è la prima arma di chi gioca in difesa della propria vita e ne rischia così di ferire un'altra, quella altrui. Mediterranean Fever per la regia di Maha Haj è una pellicola pregna d'ironia, commedia nera con personaggi che la fanno funzionare [...] Vai alla recensione »