Titolo originale | KEUL-LE-UO-UI KA-ME-LA |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Corea del sud |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Hong Sang-soo |
Attori | Isabelle Huppert, Shahira Fahmy, Kim Min-hee, Jeong Jin-yeong, Hee Jang Mi Mi-hee Chang, Yoon Heesun, Wanmin Lee, Mark Peranson, Taeu Kang. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,88 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 23 maggio 2017
Una storia a proposito di un'insegnante di scuola part-time che nel tempo libero fa la scrittrice. Al Box Office Usa Claire's Camera ha incassato 11,8 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Jeon Man-hee viene licenziata senza che il suo capo le comunichi la ragione. Claire si trova a Cannes nel periodo del festival e non c’è mai stata prima: l’entusiasmo la induce a fotografare tutto ciò che la circonda. Così facendo conosce il regista So Wan-soo, a Cannes per presentare il suo film.
Girato a Cannes nelle pause tra un impegno professionale e l’altro di Isabelle Huppert, Kim MIn-hee e dello stesso Hong Sang-soo, Claire’s Camera è un piccolo film, un divertissement leggero come la brezza sulla Costa Azzurra e più sottile della sfoglia di una crêpe.
Lo spettatore ideale di Hong, e di Claire’s Camera in particolare, è già addentro nei meccanismi di un regista che ha trasformato autoreferenzialità e ripetitività in formule di successo. Girando apparentemente “sempre lo stesso film”, come suole dire lo spettatore medio che incrocia Hong sul proprio cammino, ma in realtà giocando con variazioni minime sul medesimo canovaccio. Un flirt fugace, spesso con la complicità dell’alcol, con contorno di menzogne, tradimenti, unioni e ricomposizioni tra personaggi guidati dagli scherzi del fato, come tante marionette. Ed è proprio in progetti chiaramente collaterali, come Claire’s Camera, che la natura (apparentemente) estemporanea del cinema di Hong emerge al suo meglio.
Aiutato dalla leggerezza intrinseca di un’ambientazione tra i bistrot di Cannes, le terrazze del Palais e il vento che non perdona, ha luogo una sciarada sentimentale e linguistica tra quattro personaggi: uno di questi è un alter ego del regista stesso, le altre tre sono altrettante donne, tra cui Isabelle Huppert e la musa di Hong, la Kim Min-hee ammirata anche in The Handmaiden di Park Chan-wook. Mai come qui la vita vera si mescola alla finzione, visti gli sconquassi generati in Corea dalla relazione tra il regista e l’attrice protagonista Kim Min-hee.
La citazione da Eric Rohmer è stavolta talmente esplicita da essere inclusa già nel titolo internazionale, che si rifà a Il ginocchio di Claire, ma dove in precedenza Hong emulava il regista di Il raggio verde o Alain Resnais, ora - maturo e consapevole delle proprie virtù e forse dei propri limiti – preferisce confezionare piccole istantanee, schegge di Nouvelle Vague in cui smarrirsi piacevolmente. L’importante è stare al gioco e accettare le sue regole.