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"Un film punk rock senza la retorica della guerra"

Fernando León de Aranoa cita Lou Reed per esorcizzare l'orrore del conflitto nei Balcani. Perfect Day, con Benicio del Toro e Tim Robbins, dal 10 dicembre al cinema.
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di Paola Casella

Fernando León de Aranoa Altri nomi: (Fernando León ) (56 anni) 26 maggio 1968, Madrid (Spagna) - Gemelli. Regista del film Perfect Day.

venerdì 4 dicembre 2015 - Incontri

Fernando León de Aranoa è un omone alto quasi due metri: è necessario partire da questo dettaglio fisico per capire il casting del suo ultimo, magnifico film, Perfect Day, che racconta le disavventure di un gruppo di operatori umanitari impegnati nei Balcani nel 1995, al termine del conflitto nell'ex Jugoslavia. "Ho voluto tre attori grandi e grossi, due dei quali più alti di me (Tim Robbins e il bosniaco Fedja Stukan, ndr), per rappresentare visivamente il contrasto fra la possenza fisica di chi fa questo lavoro e l'impotenza e frustrazione che si prova in situazioni in cui ottenere risultati positivi è davvero difficile, e che ho provato anch'io in zone di guerra in cui il mio metro e 98 non faceva alcuna differenza. Benicio del Toro, il personaggio centrale della storia, sembra fisicamente invincibile e invece, fin dalla prima scena, la sua forza è resa inefficace dalle circostanze".
In quella prima sequenza del Toro deve recuperare un cadavere che è stato gettato sul fondo di un pozzo per avvelenarne le acque. "Anche il romanzo da cui Perfect Day trae ispirazione ("Dejarse llover" di Paula Farias, ndr) inizia con quella scena che serve a raccontare il modo in cui durante la guerra anche i morti continuano a causare altre morti. È un'intuizione poetica e un modo di spiegare cinematograficamente che invece per gli operatori umanitari chi è sacro sono i vivi, i morti sono l'impiccio che impedisce loro di aiutare i sopravvissuti".
Chi invece deve aiutare gli operatori umanitari sono le popolazioni locali, senza cui nessuna rinascita è possibile. "Tanto più gli operatori umanitari riescono a interagire con la popolazione locale, tanto più sono efficaci nello svolgere il loro lavoro", sostiene il regista spagnolo. "Volevo sottolineare, nella scena finale del film, quanto sia necessario che i problemi vengano risolti da chi vive in quei luoghi, indipendentemente dall'assistenza di chi proviene dall'esterno". Il che non significa che gli operatori umanitari siano superflui o addirittura inutili. "Ciò che portano è soprattutto il buon senso in una situazione dominata dall'irrazionalità. Anche se non riescono a risolvere tutti i problemi sanno gestire il proprio senso di frustrazione affrontando il problema successivo. Il loro eroismo consiste nel continuare ad andare avanti senza mai rassegnarsi".
Il ruolo degli operatori umanitari è stato raramente affrontato dal cinema: una lacuna che de Aranoa voleva colmare. "Durante le pause fra un film di finzione e l'altro ho girato vari documentari al seguito di Medici senza frontiere e dell'Unhcr in Etiopia, Somalia, Congo. La prima volta è stato proprio in Bosnia nel 1995 e ho messo molto dei miei ricordi in Perfect Day. Mi interessa la routine di chi non ha routine perché ogni giorno deve affrontare un problema diverso: la loro epica è in questa lotta quotidiana contro le difficoltà. Come spiega Mambrù, il personaggio centrale del mio film, gli operatori umanitari sono gli idraulici della guerra perché parte del loro lavoro è riparare tubi e pulire latrine. E possiedono due sole armi: l'energia e il senso dell'umorismo".
Quello humour quasi nero che caratterizza Perfect Day e l'ha fatto paragonare a M.A.S.H. di Robert Altman, ma anche a No Man's Land di Danis Tanovic o La grande guerra di Mario Monicelli, tutti modelli in cui de Aranoa si riconosce. "Ma il punto di riferimento più importante è stata la realtà: ho visto di persona il modo in cui la risata nelle zone di guerra diventa un meccanismo di difesa per mettere distanza fra se stessi e l'orrore. Gli operatori umanitari reagiscono con una battuta anche davanti agli eventi più terribili, altrimenti dopo due mesi se ne tornerebbero a casa. Quanto più drammatica è la situazione, tanto più estremo è l'umorismo, che serve a rimanere vitali e reattivi".
Un altro contributo importante per sollevare Perfect Day dalla pesantezza degli eventi narrati è il commento musicale, che cita Lou Reed e i Velvet Underground (a cominciare dal titolo del film). "Volevo realizzare un film punk rock senza cadere nella retorica della guerra e lasciare spazio all'autocommiserazione. Ad aiutarmi è stato Tim Robbins che mi ha segnalato un paio di brani delle sue band californiane preferite".
Per il regista de I lunedì al sole il futuro ha due facce: "Un film di finzione su un episodio della vita di Pablo Escobar che sto scrivendo e che sarà interpretato da Javier Bardem e Penelope Cruz, e il documentario che stiamo finendo di montare proprio in questi giorni sul primo anno di vita di Podemos nel suo passaggio da movimento a partito politico". Voterà per Podemos alle prossime elezioni? Il regista ride: "Vi toccherà vedere il documentario per scoprirlo!"

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