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L'evocazione della paura

Ouija, vizi e virtù dell'horror qualsiasi.
di Roy Menarini

In foto una scena del film.
Olivia Cooke (30 anni) 27 dicembre 1993, Oldham (Gran Bretagna) - Capricorno. Interpreta Elaine Morris nel film di Stiles White Ouija.

domenica 11 gennaio 2015 - Approfondimenti

Che cosa è la Ouija? È un medium. Ovvero, letteralmente, uno strumento (a volte affiancato a un altro medium, umano) chiamato a evocare spiriti, fantasmi, demoni o altre entità metafisiche. La tavoletta, che unisce il "sì" francese e quello tedesco, è stata commercializzata per la prima volta nel 1890, a quanto pare. Era l'epoca del pre-cinema e delle straordinarie invenzioni tecniche che preannunciavano l'arrivo del cinema (tanto è vero che il periodo precedente il 1895, data ufficiale della prima proiezione pubblica del cinematografo viene definita dagli esperti "pre-cinema"). Anche il cinema è un medium.
I diritti sulla Ouija vengono poi, quasi cento anni dopo, rilevati dalla Hasbro, la più nota società statunitense di produzione di giochi e giocattoli - gli stessi di Transformers e G.I. Joe, film di grande successo tratti proprio da fonti Hasbro. E la Ouija negli ultimi anni è diventata uno spasso per adolescenti in cerca di emozioni forti, e un appuntamento irrinunciabile per feste universitarie negli Stati Uniti. Poco nota in Italia, la tavoletta è protagonista di parecchi film horror, tra cui svettano L'esorcista, Le verità nascoste, Paranormal Activity.
Ecco, rispetto a questi horror (che, fatte le dovute proporzioni, sono considerati testi salienti del genere), di questo Ouija non si ricorderà nessuno, se non appunto per tenere i conti delle pellicole in cui compare la tavoletta di fine Ottocento. Tuttavia, è proprio di fronte a horror così neutri, routinari, rinunciatari che si spiega meglio il fascino del genere. Per quale motivo un film così apertamente mediocre sollecita il pubblico al punto da ottenere incassi di tutto rispetto e di gran lunga superiori ai costi sostenuti?
Non si tratta di un dissidio tra critica e pubblico. Dalle pur incerte misurazioni possibili sul gradimento dei film, anche gli spettatori sono rimasti delusi da Ouija. Ma, almeno all'inizio e almeno negli Stati Uniti, sono accorsi. Significa che l'horror è tornato ancora una volta - e ormai da qualche anno - a trovare il suo pubblico, un pubblico molto giovane, così come giovani o giovanissimi sono i protagonisti di molti film del genere. Gli storici del cinema e i sociologi dei media hanno più volte cercato di identificare il rapporto che intercorre tra la popolarità di un genere e il periodo storico in cui opera. A volte sono emerse spiegazioni convincenti (l'horror come luogo di elaborazione di tensioni politiche e periodi di guerra), altre volte le interpretazioni sono apparse forzate. La verità è che il cinema e il racconto dell'orrore condividono forme di evocazione e processi psicoanalitici comuni. La storia della tavoletta Ouija sembra accompagnare quella del mezzo cinematografico: entrambi promettono il contatto tra la realtà e un altro mondo, entrambi risarciscono i morti dallo scorrere del tempo, entrambi narrano qualcosa che non esiste. Entrambi fungono da medium. Non a caso nel film di Stiles White, i personaggi vedono i fenomeni occulti osservando attraverso la lente della planchette (l'indicatore mobile). Legami evidenti con la cultura dello sguardo e con l'attività ottica dello spettatore.
Potremmo arrivare a dire che, per quanto pessimo sia Ouija, finché ci sarà horror ci sarà cinema.

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