Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | David Oelhoffen |
Attori | Viggo Mortensen, Reda Kateb, Antoine Laurent, Nicolas Giraud, Djemel Barek Sonia Amori, Vincent Martin, Jean-Jérome Esposito, Angela Molina, Hatim Sadiki, Yann Goven, Antoine Régent. |
MYmonetro | 2,78 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 30 aprile 2015
Una storia ambientata nei territori algerini tratta dal racconto di Albert Camus "L'ospite".
CONSIGLIATO SÌ
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Algeria, 1954. La rivolta contro i francesi sta prendendo sempre più corpo e Daru, insegnante di sangue misto franco-spagnolo nato nel Paese, insegna a leggere e scrivere ai bambini figli dei pastori di una località perduta tra i monti dell’Atlante. Gli viene consegnato un prigioniero algerino che ha ucciso un cugino. Il suo compito è scortarlo alla città più vicina perché venga giudicato e condannato a morte. Daru non intende eseguire la consegna.
È un racconto di Albert Camus che ben conosceva la situazione algerina ad ispirare questo film che per gran parte del tempo rispetta l’assunto. Daru e il suo prigioniero scelgono di stare lontani dagli uomini proprio per dare spazio ad un’umanità che la guerra, strada per strada e sentiero per sentiero, vorrebbe cancellare in nome del ‘dovere’. I due uomini imparano progressivamente a conoscersi in quello che il regista francese considera un western a tutti gli effetti. Gli va riconosciuto in materia il rispetto dei luoghi classici del genere che lo spettatore non faticherà a riconoscere.
Ciò che gli difetta nella prima parte è però la scelta dei tempi. Assistiamo cioè a una dilatazione di situazioni che vorrebbero divenire essenziali da un punto di vista della significazione ma talvolta mancano l’obiettivo. Ciò che resta invece impresso, oltre alla magnificenza delle riprese di un territorio tanto arido quanto visivamente efficace, è la presentazione di una realtà socio-culturale quasi inestricabile. I soldati algerini che hanno combattuto per l’esercito francese durante la seconda guerra mondiale ora gli si rivoltano contro ma sanno distinguere in Daru colui che per gli autoctoni è adesso considerato un francese mentre per i francesi è un algerino. Ciò che invece suona un po’ stonato alla sensibilità moderna (ma che probabilmente faceva parte del racconto di Camus) è quel tanto di paternalismo ‘alla francese’ che finisce con il dettare la strada al ‘povero’ prigioniero che viene liberato dal ‘maestro’ con tanto di viatico in chiave di declamazione religiosa.
1954. Nel cuore di un freddo inverno scoppia la guerra civile in un remoto villaggio algerino. Due uomini sono costretti a fuggire sulle creste della catena montuosa Atlas. Daru, insegnante solitario, scorta Mohamed, un dissidente accusato di omicidio inseguito dalle autorità. Durante quest'avventura tra i due si sviluppa un legame molto profondo: insieme decidono di ribellarsi e combattere per la loro libertà.
Daru ha dato un senso alla sua vita scegliendo l’amore in un momento in cui il suo paese , l’Algeria , è devastato dall’odio . Insegna a leggere e scrivere a dei bambini berberi ; nella sua scuola elementare , sperduta in un deserto di pietra, non c’è nessun figlio di coloni francesi ; quasi un isolamento monacale che lo tira fuori dal mondo Ma la sua vita è sconvolta da un evento che lo porterà [...] Vai alla recensione »
Il francese David Oelhoffen, al suo secondo lungometraggio, ci presenta un film che pesca elementi da diversi generi (il western, il film di guerra, il road movie, l'adattamento letterario), ma che riesce a delinearsi come una personale riflessione sull'uomo e sui valori più classici che lo riguardano: la giustizia, il senso dell'onore, l'amicizia, il rispetto.
Classici per classici, era molto più onesto, e potente, il "western" che il francese David Oelhoffen ha liberamente tratto da un racconto breve di Albert Camus, L'ospite, ribattezzandolo Loin des hommes, Lontano dagli uomini (concorso). Anche se siamo tra le montagne dell'Algeria nel 1954, il modello è quello e il regista non fa nulla per nasconderlo, anzi.
Fra le montagna dell'Atlas algerino, un maestro di scuola insegna a leggere ai bambini di un vicino villaggio. Si chiama Daru, è un uomo solitario, vedovo, senza figli, che ama il suo lavoro, la sua libertà e la sua terra. È un «pied noir», Daru, francese di nazionalità, ma algerino di nascita: i suoi genitori arrivarono li, da coloni, a fine Ottocento, e da allora la sua patria è questa, non quella [...] Vai alla recensione »