Il giovane favoloso |
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Un film di Mario Martone.
Con Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Valerio Binasco.
continua»
Biografico,
durata 137 min.
- Italia 2014.
- 01 Distribution
uscita giovedì 16 ottobre 2014.
MYMONETRO
Il giovane favoloso
valutazione media:
3,60
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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E naufragar m'è dolce in questo mare, di bravuradi carlosantoniFeedback: 5973 | altri commenti e recensioni di carlosantoni |
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giovedì 30 ottobre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il giovane favoloso È un film di rara potenza espressiva, non fosse altro che per la straordinaria, superlativa interpretazione di Elio Germano, che nell’interpretare Leopardi dà il meglio di sé e riesce a dargli corpo, e volto, e voce, in maniera così persuasiva ed emozionante come non so chi altri al posto suo avrebbe mai potuto. La sua mimica, il suo sguardo, che modula in un vasto ventaglio di timbri a seconda delle situazioni e delle condizioni esistenziali del suo personaggio, il modo incredibilmente convincente col quale usa mani e piedi e gambe e il corpo tutto per mostrare la gracilità del fisico di Leopardi e il suo progressivo incurvarsi nel tempo sotto l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, il modo asciutto e riflesso con cui recita alcune delle poesie più famose, quasi che le pensasse nello stesso momento in cui le dice, sono una dimostrazione di altissimo mestiere, di straordinaria bravura. Ma non c’è solo Elio Germano: c’è la regia nel suo insieme che appare convincente, a cominciare da una sceneggiatura che affronta la prova difficile di descrivere un personaggio tanto complesso e impegnativo, utilizzando la via più lineare, che è quella cronologica. C’è una fotografia eccellente, non calligrafica (certi hanno fatto riferimento al Mozart di Forman: non mi pare sia un accostamento del tutto congruo: nel film di Martone c’è grande ricchezza, non sfarzo), ma che spessissimo riprende scene di interni, e soprattutto di esterni, trasformandoli in veri e propri quadri, direi allusive proprio di certa pittura ottocentesca; e l’uso misurato della luce ne accresce il fascino. C’è una colonna sonora ben studiata. Ci sono riferimenti continui alle opere leopardiane non direttamente recitate dal magnifico Germano, quali “il venditore di almanacchi” o i “Prolegomeni alla batracomiomachia”. Unico lato debole, forse, l’eccessivo barocchismo un po’ troppo macchiettistico del capitolo napoletano; ma la chiusa del racconto sull’eruzione del Vesuvio e la declamazione della “Ginestra” è comunque eccellente.
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