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Un film di Spike Jonze.
Con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Amy Adams, Rooney Mara.
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Titolo originale Her.
Drammatico,
durata 126 min.
- USA 2013.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 13 marzo 2014.
MYMONETRO
Lei
valutazione media:
4,09
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lei, io e noidi FabiodalfFeedback: 200 | altri commenti e recensioni di Fabiodalf |
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sabato 24 gennaio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Le parole sono importanti. Quando scegliamo di utilizzare una determinata parola e riteniamo che sia la più consona e la più appropriata compiamo una scelta, e automaticamente ne escludiamo altre. Siamo noi a decidere se i nostri interlocutori possano o meno avere la possibilità di comprenderci. Ma cosa accade quando la smisurata quantità di mezzi di comunicazione fa perdere alla Parola il suo valore derivato da una scelta razionale? E se a prendere il sopravvento fosse l'incomunicabilità? Con sapiente maestria e avvalendosi di talentuosi attori, quali Joaquin Phoenix, Amy Adams e Rooney Mara, Spike Jonze ha provato a rispondere a queste domande raccontando le vicissitudini di un uomo, tale Theodore Twombly, che dopo una lunga relazione conclusasi anche a causa della sua incapacità d'esternazione, trova in un Sistema Operativo (ottima prova vocale di Scarlett Johansson), capace di apprendere dalle esperienze, la possibilità di vivere un rapporto di "reale" condivisione. Le informazioni del mondo in cui Theodore vive ci sono fornite unicamente da Theodore stesso. Una Los Angeles in un possibile futuro con strade pulite e semi-vuote, dominata dalla serenità e dall'ordine, rare le automobili. Le persone non parlano tra di loro, camminano solitarie, impartendo comandi vocali a gadget che ricordano vagamente i nostri smartphone. Solitarie. Ecco, il punto è questo: una società in overdose di comunicazione si è paradossalmente trasformata in un agglomerato di singoli individui che riescono difficilmente ad avere rapporti interpersonali. Significativo il fatto che Theodore scriva lettere a persone da parte di altre persone. È il suo lavoro, e sa anche svolgerlo particolarmente bene. Altro paradosso: saper comunicare sentimenti solo quando appartengono a degli estranei. Rifugiarsi in una storia con il proprio computer è la soluzione? Sicuramente no, ma per quanto illusoria possa essere questa via, rimane pur sempre vero che in una tale struttura sociale un computer risulti spesso più sincero/a e autentico/a rispetto ad un essere umano in carne ed ossa. Theodore per questo è un codardo? Non credo: è semplicemnte un uomo con una forte voglia di capire le persone, di amarle intensamente, ma spesso è vittima di sè stesso e del contesto in cui è relegato. Ed è proprio grazie alla relazione con il Sistema Operativo riesce a riscoprire la felicità che si nasconde nella sincerità e nella condivisione. Il regista dimostra una padronanza stilistica e narrativa davvero sorprendente (da applausi la fotografia di Van Hoytema), riuscendo a mantenere sempre alta l'attenzione grazie alla profonda complessità umana di cui ha dotato il personaggio di Theodore, ma soprattutto grazie ad una rappresentazione non banale dell'Amore: Amore come condivisione, come comunicazione.
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