“The Tree of Life” è un film complesso, che presenta al grande pubblico qualcosa di estremamente nuovo. Malick, per creare quest’opera, ha dovuto sintetizzare tutta la sua esperienza cinematografica in un nuovo linguaggio, plasmato appositamente per lo scopo.
Ha coraggiosamente cercato di dare voce al proprio personale bisogno di ricerca, generando, così, un’opera dai caratteri universali, ma originata e fondata su esperienze probabilmente personali e circoscritte.
Si svela così la prima struttura di base del film, rappresentata dal continuo collegamento fra micro e macro cosmo.
L’osservazione della vita di una piccola famiglia americana, e, in definitiva, quella di ognuno di noi, rappresenterebbe, allora, la possibile via per comprendere il carattere più universale di noi stessi e del mondo che ci circonda.
In ogni cosa, dalla più piccola alla più grande, sarebbe quindi nascosto il passaggio per raggiungere e percepire l’intero universo; la strada per ricercare una qualche risposta a tutte quelle domande che fondano il nostro stesso essere.
La seconda struttura fondante del film è nascosta dietro le due figure genitoriali, che manifestano la costruzione dualistica alla quale sarebbe costretto ogni essere umano: l’eterno conflitto fra ideale e reale.
Esprimere questo dualismo per Malick, sembrerebbe essere fondamentale, poiché la sua risoluzione è ciò che porterebbe all’anelata felicità.
Il regista mostra, come già nei precedenti film, l’invito ad una ben precisa scelta, che comunque risulterebbe, alla fine, l’unica possibile.
Queste personali visioni non annullano, però, la libertà di giudizio dello spettatore, ed anzi, fungono da ancora, da punto di riferimento. Hanno l’unico scopo di stimolare ancor più la ricerca comune ed universale che il regista desidera infiammare.
Le due strutture fondanti dell’opera, intrecciate in maniera indivisibile nella stessa materia che costituisce il mondo, non possono essere trasmesse attraverso i linguaggi conosciuti. Da qui, come dicevo, nasce l’esigenza del regista di scoprire il possibile legame che permetta allo spettatore la loro decodifica.
Nasce, quindi, un nuovo modo di esprimersi, un linguaggio novello, capace di parlare per immagini, di esprimere i propri concetti direttamente all’animo umano, alla parte infinita ed universale che dovrebbe contraddistinguere ogni essere.
È la scoperta di una nuova manifestazione dell’arte, che riesce ad eludere le barriere del raziocinio e della mente, entrando in maniera profonda nella struttura del proprio corpo. Lo spettatore non se n’accorge, ma è irradiato da fresche e più pure informazioni,si trova di fronte ad una nuova possibile via per indagare i misteri non ancora svelati dell’esistente.
Chi vuole capire il film nel linguaggio più usuale all’uomo, non può far altro che rimanere deluso. Infatti, ogni suono, ogni immagine, si perderà inesorabilmente nella nebbiosa barriera della ragione.
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teixos
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domenica 29 maggio 2011
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ottimo commento
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hai colto davvero il senso del film.. è quello che hanno pensato in molti all'uscita dalla sala. è davvero un peccato che alcuni ne siano rimasti delusi, perchè questo "film" è stato un invito a prender coscienza di se e a pensare. capolavoro è dire poco!
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rgiusti
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domenica 29 maggio 2011
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ok... ora questi commenti mi hanno stancato
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Mi dispiace che tu sia l'ultimo esempio di questo esemplare sfoggio di aggettivi e sostantivoni, per descrivere il nulla che si vuole cercare per forza in questo film.Senza rancore, analizzerò le tue frasi:1Film complesso, che presenta qualcosa di estremamente nuovo : Specifichiamo questo qualcosa no?!2Malik ha usato un nuovo linguaggio: Beh, insomma... andiamolo a chiedere a kubrik(rip) o a Kim Ki-Duk3opera dai caratteri universali: Come fai a dire cio? Voglio dire, da dove si evince?4continuo collegamento fra micro e macro cosmo: Tutti cercano di sottolineare questa cosa, ma sfido chiunque a darne un significato concreto.5L'osservazione della vita di una piccola famiglia americana, rappresenterebbe la possibile via per comprendere il carattere più universale di noi stessi e del mondo che ci circonda: Beh osservando la piccola famiglia americana, personalmente non ho compreso un bel nulla.
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Mi dispiace che tu sia l'ultimo esempio di questo esemplare sfoggio di aggettivi e sostantivoni, per descrivere il nulla che si vuole cercare per forza in questo film.Senza rancore, analizzerò le tue frasi:1Film complesso, che presenta qualcosa di estremamente nuovo : Specifichiamo questo qualcosa no?!2Malik ha usato un nuovo linguaggio: Beh, insomma... andiamolo a chiedere a kubrik(rip) o a Kim Ki-Duk3opera dai caratteri universali: Come fai a dire cio? Voglio dire, da dove si evince?4continuo collegamento fra micro e macro cosmo: Tutti cercano di sottolineare questa cosa, ma sfido chiunque a darne un significato concreto.5L'osservazione della vita di una piccola famiglia americana, rappresenterebbe la possibile via per comprendere il carattere più universale di noi stessi e del mondo che ci circonda: Beh osservando la piccola famiglia americana, personalmente non ho compreso un bel nulla. E potrei ribattere che la piccola famiglia americana la vedo anche tutti i giorni nelle serie tv.In definitiva tutti voi che avete apprezzato questo film tendete a commentarlo con paroloni, ma con significato concreto pressochè nullo !Ripeto, Federico, senza rancore: ho solo voluto evidenziare come tu sia stato un ottimo "demagogo", ma con poca sostanza, come la maggior parte dei commenti che ho letto qui
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(di federico rivelli)
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(di francesco gatti)
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