hulk1
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sabato 2 luglio 2011
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al di là dellew nuvole
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Inutile ricordare l'episodio di Bologna dove per 8 giorni, il pubblico, priezionisti, etc. non si erano accorti di proietare, e vedere le pizze dei due tempi invertite. Questo la dice lunga sulla stupidità du chi si riempie la bocca con i premi festivalieri, con critici che ancora si ostinano a criticare. Se non si ricoscono nemmeno i titoli di testa e di coda, guardatevi il grande bordello, siete celebrolesi, fatevi curare. Malik il più grande talento della sua generazione, secondo Roger Corman. Peccato che suoi coetanei siano Scorsese, Coppola, Cimino, Spilberg, anche se solo i primi tre hanno lavorato per lui. Cinque film, La rabbia giovane ogni tanto passava in tele, un ancora sconosciuto R.
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Inutile ricordare l'episodio di Bologna dove per 8 giorni, il pubblico, priezionisti, etc. non si erano accorti di proietare, e vedere le pizze dei due tempi invertite. Questo la dice lunga sulla stupidità du chi si riempie la bocca con i premi festivalieri, con critici che ancora si ostinano a criticare. Se non si ricoscono nemmeno i titoli di testa e di coda, guardatevi il grande bordello, siete celebrolesi, fatevi curare. Malik il più grande talento della sua generazione, secondo Roger Corman. Peccato che suoi coetanei siano Scorsese, Coppola, Cimino, Spilberg, anche se solo i primi tre hanno lavorato per lui. Cinque film, La rabbia giovane ogni tanto passava in tele, un ancora sconosciuto R. Gere annno 1978. Ovviamente ben pochi lo conoscevano, La sottile linea rossa 'Dove tutti i divi accettarono la paga sindacale pur dui lavorare con lui', mai compresa una tale fama. Il film in questione 'Di poesia urla Brat, il suo amico George era nella sottile linea', ma per favore. Incrociare il 400 colpi, l'avventura ed utilizzare montaggio e immagini alla odissea 2001 , non fa che rimpiangere il cinema vero, quello non televisivo, quello fatto per le sale e da autentici Maestri. Arivati ai 70, ecco che ci si preoccupa dell'aldilà, anche il buon Clint è doveroso citare, ora ottantenne, nell'ultima sua opera si preoccupa dell'aldilà, ed è simile, anche se più solida,e meno pretenziosa del parto di malik. Non credo vi sia molto da celebrare, la banalità, frasi fatte, retorica a pacchi, invettive contro dio, nelle visione burinesca texana, o comunque americana basata sul do ut des, che pur essendo ateo ho trovato veramente di pessimo gusto, o comunque fuori luogo. Ma questa è la super potenza macha, quella nata da un genocidio, che ha sempre basato il suo primato importando, saccheggiando , distruggendo il resto del mondo.
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(di partenopeo7)
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elray
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venerdì 1 luglio 2011
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meraviglia, stupore, sguardo nuovo...
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Meraviglia, stupore, sguardo nuovo, innocente, puro, timoroso sulla natura e sul mistero del creato. Il mondo interiore scuro, inesplorato, infinito dell'uomo è l'universo fuori da esso: incontenibile, mai fermo, in eterno mutare. Le forze della natura si combattono e si mostrano all'uomo tramite vulcani, tempeste, cascate, mari...apparentemente senza sentimenti ne indecisioni, dominate da una forza incontrollabile, preistorica, eterna che tutto muove stando ferma.
Un film "emotivo" che parla per sensazioni, allusioni, colori, atmosfere, musiche...e ci parla del "qui e adesso" e del "per sempre", del ciclo, dell'inizio e della fine.
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Meraviglia, stupore, sguardo nuovo, innocente, puro, timoroso sulla natura e sul mistero del creato. Il mondo interiore scuro, inesplorato, infinito dell'uomo è l'universo fuori da esso: incontenibile, mai fermo, in eterno mutare. Le forze della natura si combattono e si mostrano all'uomo tramite vulcani, tempeste, cascate, mari...apparentemente senza sentimenti ne indecisioni, dominate da una forza incontrollabile, preistorica, eterna che tutto muove stando ferma.
Un film "emotivo" che parla per sensazioni, allusioni, colori, atmosfere, musiche...e ci parla del "qui e adesso" e del "per sempre", del ciclo, dell'inizio e della fine. Dell'incomprensibile, dell'ineluttabile, della forza della natura impassibile di fronte alla morte perchè totale, avvolgente, inglobante. Un caos di forze sprigionate in armonia come una melodia che esce da un pianoforte. Spietate come l'innocenza del bambino antico, puro, da cercare, da ritrovare.
Una madre originaria che partorisce nell'acqua. Un terreno paterno fertile nel quale può essere piantato l'albero della vita che germoglia e da frutti anche se a volte questi cadono prematuramente.
Un opera complessa per metafore, richiami, citazioni che diventa semplice, elementare, primaria, essenziale. Personaggi comuni animati da forze stranianti impossibili da gestire in modo totale alle quali si reagisce cercando di domarle oppure di viverle come una danza.Domande che non conoscono una risposta, cadute, sconfitte, guerre di mondi interni. Non c'è aldilà, sogno o vita reale tutto è qualcosa che va oltre la spiegazione, la logica umana, il concetto di tempo e sequenza....è energia, luce, amore infinito(inteso come capacità generatrice).
Ed è qui che ci si ritrova, parti, molecole di un cosmo incantato, dove il significato è quello personale di ognuno di noi, delle nostre vite, delle nostre esperienze, i valori sono quelli che noi attribuiamo alle cose, ai gesti, alle persone.
Un film pieno di vita, sulla vita che merita di essere visto, accolto, accettato. Sincero, ispirato, fecondo. Non esitono giudizi morali sulla forma ma condivisione del contenuto.
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angelialcinema
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giovedì 30 giugno 2011
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la sfida di malick all'anticristo di von trier
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Viaggio interiore nei rimpianti e nei ricordi, nelle gioie e nei dolori e nella vita e nella morte di una famiglia del Texas con un padre amorevole ma autoritario ed una madre liberty e leggera, che si sconvolge alla morte di uno dei tre figli. Toccherà al primo ripercorrere tutte le tappe di questa vita in un’odissea di immagini, di riflessioni perfino mistiche, di elementi primi ed assolutamente spersonalizzati di ciascuna vita. Terrence Malick realizza un film che sembra ispirarsi alle profonde riflessioni delle pellicole di Ingmar Bergman e soprattutto ad Antichrist di Lars Von Trier ma al contrario, laddove la salvazione non arriva attraverso la perversione e la perdizione ma in un cammino intriso di bellezza, perfino eccessiva e quindi inconcepibile.
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Viaggio interiore nei rimpianti e nei ricordi, nelle gioie e nei dolori e nella vita e nella morte di una famiglia del Texas con un padre amorevole ma autoritario ed una madre liberty e leggera, che si sconvolge alla morte di uno dei tre figli. Toccherà al primo ripercorrere tutte le tappe di questa vita in un’odissea di immagini, di riflessioni perfino mistiche, di elementi primi ed assolutamente spersonalizzati di ciascuna vita. Terrence Malick realizza un film che sembra ispirarsi alle profonde riflessioni delle pellicole di Ingmar Bergman e soprattutto ad Antichrist di Lars Von Trier ma al contrario, laddove la salvazione non arriva attraverso la perversione e la perdizione ma in un cammino intriso di bellezza, perfino eccessiva e quindi inconcepibile. Non ci sono elementi materiali, il lavoro, il successo, le persone…Tutto è etereo, sovradimensionale. Strano che sia uscito in piena estate un film che vale le sere d’inverno, in solitudine, per chi ha voglia di pensare e di porsi domande che però non otterranno risposta se non dallo spettatore. Bellissima l’interpretazione di Jessica Chastain, un po’ vuota e a disagio quella di Pitt, emblematica ed astrusa, come sempre, quella del grande Sean Penn. Non vi stancate nel primo tempo e non ostinatevi a voler capire, il film, un po’ come la vita, non va capito, ma vissuto al di là della storia che lo sottende, come si guarda un albero, al di là della sua storia. Un capolavoro? No, ma sicuramente un’idea molto originale, difficile ed apprezzabile.
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massimo49
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mercoledì 29 giugno 2011
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dove il logos prevale sul pathos.
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Un film sostanzialmente bello, visionario e con un montaggio incalzante. Paragonato a 'Sogni' di Akira Kurosawa, dove però gli otto episodi sono legati dalla presenza di un io narrante, le due colonne portanti e parallele che costituiscono l'ossatura di 'The Tree of Life' sono invece l'evoluzione dell'Universo e quella di una famiglia. Mi viene quindi immediata la similitudine con '2001. Odissea nello spazio' dell'insuperato Stanley Kubrick, dove però il messaggio allo spettatore chiarisce senza dubbi l'indissolubile legame che unisce l'uomo al tempo e allo spazio, l'intelligenza artificiale, l'utilizzo e la degenerazione della scienza.
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Un film sostanzialmente bello, visionario e con un montaggio incalzante. Paragonato a 'Sogni' di Akira Kurosawa, dove però gli otto episodi sono legati dalla presenza di un io narrante, le due colonne portanti e parallele che costituiscono l'ossatura di 'The Tree of Life' sono invece l'evoluzione dell'Universo e quella di una famiglia. Mi viene quindi immediata la similitudine con '2001. Odissea nello spazio' dell'insuperato Stanley Kubrick, dove però il messaggio allo spettatore chiarisce senza dubbi l'indissolubile legame che unisce l'uomo al tempo e allo spazio, l'intelligenza artificiale, l'utilizzo e la degenerazione della scienza.
'The Tree of Life' non ha la forza dei due esempi citati: pur avendo un potenziale espressivo altissimo, mi rende dubbioso l'autocompiacimento dei grandi effetti (un neo barocchismo) che vogliono stupire ma allontanano nel contempo dal messaggio chiaro e semplice dell'emozione poetica, e quindi dell'Arte.
La ripetizione della Creazione, nella parte finale del film, simile a quella iniziale, è momotona e quasi fastidiosa, appesantendo una trama ermetica nella comunicazione del messaggio base: la vita di una famiglia americana sconvolta dalla morte di uno dei figli. Si viaggia nella fantasia e nei ricordi ma lo spettatore non riesce a penetetrare nel cuore della vicenda. Il Logos, che è la parte razionale, prevale sul Pathos, l'emozione.
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paperino
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martedì 28 giugno 2011
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un film coraggiosamente mistico
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Si esce dalla sala travolti da tali e tante immagini ed emozioni che è molto difficile decidere da dove iniziare il commento.
La mia sensazione è stata quella di aver visto un film che lancia tanti messaggi, ha diversi livelli di lettura, presenta immagini suggestive e dense di significato: come semi sparsi al vento i frutti che daranno e non daranno e la loro qualità dipenderà dal terreno in cui cadranno.Ho notato naturalmente rimandi ad altri film :"Odissea nello spazio" e anche l'ultima scena di "Incontri ravvicinati del terzo tipo". Qui però c'è il desiderio di scavo psicologico basato più sulle immagini che sulle parole che a volte si confondono volutamente in un brusio: operazione perfettamente riuscita grazie alla maestria di Malick con i primi piani e la macchina da presa che gira attorno ai volti e alla bravura dei protagonisti che riescono a parlare con le espressioni.
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Si esce dalla sala travolti da tali e tante immagini ed emozioni che è molto difficile decidere da dove iniziare il commento.
La mia sensazione è stata quella di aver visto un film che lancia tanti messaggi, ha diversi livelli di lettura, presenta immagini suggestive e dense di significato: come semi sparsi al vento i frutti che daranno e non daranno e la loro qualità dipenderà dal terreno in cui cadranno.Ho notato naturalmente rimandi ad altri film :"Odissea nello spazio" e anche l'ultima scena di "Incontri ravvicinati del terzo tipo". Qui però c'è il desiderio di scavo psicologico basato più sulle immagini che sulle parole che a volte si confondono volutamente in un brusio: operazione perfettamente riuscita grazie alla maestria di Malick con i primi piani e la macchina da presa che gira attorno ai volti e alla bravura dei protagonisti che riescono a parlare con le espressioni.
Il mio primo pensiero è stato quello di un tentativo di cinema allo stato puro fatto di immagini più che di parole, immagini a volte così intense da non aver proprio bisogno di commenti. Questo per quanto riguarda non solo la lunga sequenza di quella che io definirei "la Genesi" del Pianeta Terra e, simbolicamente, di ognuno di noi, ma anche le immagini di tenerezza fra il padre e i figli : gesti misurati, carezze sui capelli, braccia sulle spalle," venite ad abbracciare vostro padre "ma un solo abbraccio autentico, richiesto peraltro dal figlio maggiore, che proprio perchè autentico, spiazza questo genitore decisamente contraddittorio.
E' un padre confuso, insicuro e paranoico, pensa di poter dare ai figli un futuro migliore del suo " temprandoli " alla vita con un comportamento esasperatamente rigido ottenendo esattamente il contrario di quanto desidera. Anche il figlio maggiore ha un atteggiamento altalenante fra il desiderio di assomigliare al padre nell'essere "cattivo" come lui e quello di negarlo fino a desiderarne la morte.
L'importanza data alla natura in tutti i suoi aspetti da quelli distruttivi a quellli portatori di vita sempre rinnovata è un inno al Creato.
Per quanto riguarda le corde che ha fatto vibrare in me lo definirei un film mistico che tenta di dare un senso all'esistenza dell' intero pianeta e di ogni singolo uomo rifacendosi al concetto orientale di spazio : non lineare ma circolare.
Accettando questo principio esseri viventi ed entità spirituali riescono a rimanere sempre in contatto e chiarire ogni incomprensione.
La scena finale in cui tutti si ritrovano in uno stato di perenne giovinezza, stupiti e felici nel capire che nessun legame si era spezzato è una metafora del Paradiso.
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odisseo2001
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lunedì 27 giugno 2011
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malick mantiene tutte le sue (pessime) promesse!
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Uno dei film più (inconsapevolmente, involontariamente e fallimentariamente) cupi della storia del cinema, direi ai livelli de Il Cavaliere Oscuro (che però lo era a ragion veduta, ossia era quello almeno in parte il suo messaggio): stessa follia caotico-thanatofila, sotto una patina di formalistico ordine-repressione ben incarnato da una musica classica (melo)drammatica che cade come una maschera o un sudario su un ambiente che traspira inautenticità e anaffettismo, morte: fino al finale altrettanto posticcio e appiccicato con lo sputo d'una fede che i fatti stessi (la trama e il suo trattamento del tutto non immedesimativo) smentiscono. Fosse stato un horror, il ragazzino protagonista avrebbe preso la sega elettrica dopo mezz'ora per far fuori quella specie di vacui zombies che si ritrova al posto del padre e della madre: con tutte le ragioni del mondo e, almeno, della sana ironia (o pirandelliano umorismo) che invece difetta totalmente a Malick! Perché questo è l'ennesimo superpappone pseudointimista d'un regista che s'atteggia a neoprofeta di obsolete costruzioni confessionali, già sgamabile in questa pessima tendenza fin dal simile La Sottile Linea Rossa che conteneva in nuce tutto questo fantomatico delirio fintomistico che ci propina per ben 2 ore, senz'arrivare a nessuna autentica partecipazione emotiva e/o intellettuale.
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Uno dei film più (inconsapevolmente, involontariamente e fallimentariamente) cupi della storia del cinema, direi ai livelli de Il Cavaliere Oscuro (che però lo era a ragion veduta, ossia era quello almeno in parte il suo messaggio): stessa follia caotico-thanatofila, sotto una patina di formalistico ordine-repressione ben incarnato da una musica classica (melo)drammatica che cade come una maschera o un sudario su un ambiente che traspira inautenticità e anaffettismo, morte: fino al finale altrettanto posticcio e appiccicato con lo sputo d'una fede che i fatti stessi (la trama e il suo trattamento del tutto non immedesimativo) smentiscono. Fosse stato un horror, il ragazzino protagonista avrebbe preso la sega elettrica dopo mezz'ora per far fuori quella specie di vacui zombies che si ritrova al posto del padre e della madre: con tutte le ragioni del mondo e, almeno, della sana ironia (o pirandelliano umorismo) che invece difetta totalmente a Malick! Perché questo è l'ennesimo superpappone pseudointimista d'un regista che s'atteggia a neoprofeta di obsolete costruzioni confessionali, già sgamabile in questa pessima tendenza fin dal simile La Sottile Linea Rossa che conteneva in nuce tutto questo fantomatico delirio fintomistico che ci propina per ben 2 ore, senz'arrivare a nessuna autentica partecipazione emotiva e/o intellettuale. Film tetro e falso/depistante fin dall'inizio, dunque, film a tesi secondo assiomi prestabiliti e indimostrati: non c'è un raggio di vero e pieno sole, sia atmosferico che spirituale, fino a circa dopo ben 1 ora e 45 minuti di segregazione dell'anima in sofferenze puritane made in USA, quando il muscolòtico e "vincente" padre-sergente-padrone riceve una meritata mazzata esistenziale (perde, anzi semplicemente deve cambiar lavoro) e dichiara il suo fallimento (?!?) e l'amore per i figli: ultima "cosa" su cui può in fondo esercitare ancora il suo egòico possesso, ché di questo si tratta in realtà; ma almeno si apre un po', e finalmente, a livello emotivo! Per tutto il film, i ragazzini non ridono mai profondamente (né la madre, né il padre in primis): sì, secondo l'eta giocano e ogni tanto fan dei ghigni in realtà terrificanti; ma son costantemente senza gioia, angosciati e oppressi mortalmente, difatti arrivano a pensieri genitoricidi! Almeno avesse fatto un pur discutibile ma onesto remake de La Bibbia, invece scimmiotta una serie di film infinitamente migliori: dall'immenso Kubrik con le inquadrature spaziali e la prospettiva cosmica, addirittura Dune con quegli pseudosussurri mentali incentrati su un "Dio" mai nominato ma riconoscibilissimo non certo come percorso autoconoscitivo quanto proprio come mero dogma precotto, per arrivar a plagiare infine il recente e di ben altra caratura The Rabbit Hole! E poi, il padre sarebbe la via della natura che vuol imporsi etc. e la madre quella della grazia che tutto accettae perdona? Ma se basta già un santo autentico come Francesco, ben 8 secoli fa, a smentir questa pagliacciata skyzofrenica tipicamente cattolica! Non c'è un dialogo realmente aperto per tutto il film, anche verso la fine il padre non parla col cuore in mano: parla a cuore colpito, anzi ha solo l'ego frustrato (giustamente, peraltro)! E il finale d'abbracci oltretemporali sulla spiaggia: altro plagio di Al di là dei sogni! Insomma, un Malick che, assieme al suo omologo Cameron (Avatar), raggiunge la più sorprendente poltiglia di riciclo americanoide new-agista mai vista da quand'è nata la Settima Arte.
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[+] le 2 stelle solo per la fattura (almeno quella).
(di odisseo2001)
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pittura
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domenica 26 giugno 2011
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falsamente mistico.
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E' un film stucchevole e presuntuoso, falsamente mistico, Il vero misticismo non è così scoperto e programmatico. L'ho trovato a metà fra "Quark e "L'attimo fuggente", niente a che vedere con i capolavori precedenti, come "Il nuovo mondo".L'aspetto peggiore è quello del paternalismo sadico e razzista, tipico di chi detIene il potere negli USA,aspetto che sottende alle invasioni e alle guerre che sottolineano purtroppo la storia americana.
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26watt
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domenica 26 giugno 2011
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nessuno è perfetto
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Nessun giudizio sulla trama del film perchè questa è assolutamente ininfluente alla fruizione e al godimento dello stesso.
La caratteristica principale del film è incentrata sull'uso di tutte le possibilità del mezzo cinematografico di esprimere sensazioni, vista e udito possono gioire di un appagamento totale, difficile da ritrovare in altre opere cinematografiche (una sensazione simile l'ho ritrovata solo in 2001 Odissea nello spazio).
Più che un film è un'opera filosofica trasposta in immagini e suoni.
Quindi cercare nella trama un senso al film è un'operazione che non può che squalificarne la portata artistica e comunicativa.
Gli attori, (peraltro bravissimi e attenti a non prevaricare il senso generale dell'opera)potevano anche non esserci, perchè la storia è un pretesto per l'esposizione della teoria filosofica che sta alla base del film, banale e scontata se fosse stata trattata come di solito il cinema ci presenta la realtà.
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Nessun giudizio sulla trama del film perchè questa è assolutamente ininfluente alla fruizione e al godimento dello stesso.
La caratteristica principale del film è incentrata sull'uso di tutte le possibilità del mezzo cinematografico di esprimere sensazioni, vista e udito possono gioire di un appagamento totale, difficile da ritrovare in altre opere cinematografiche (una sensazione simile l'ho ritrovata solo in 2001 Odissea nello spazio).
Più che un film è un'opera filosofica trasposta in immagini e suoni.
Quindi cercare nella trama un senso al film è un'operazione che non può che squalificarne la portata artistica e comunicativa.
Gli attori, (peraltro bravissimi e attenti a non prevaricare il senso generale dell'opera)potevano anche non esserci, perchè la storia è un pretesto per l'esposizione della teoria filosofica che sta alla base del film, banale e scontata se fosse stata trattata come di solito il cinema ci presenta la realtà.
Non mi meraviglia che chi si aspettava il classico film "americano" sia rimasto deluso, purtroppo pensare è uno sport che non va più di moda, la lentezza permette di ragionare e per chi non è abituato a farlo deve essere tremendamente faticoso.
Certamente la lunghezza del film rappresenta un difetto come forse anche eccessiva è la scena dei dinosauri (il più forte schiaccia il più debole, non è quello che il padre Pitt cerca di insegnare ai suoi figli?), ma niente avviene per caso e..... nessuno è perfetto.
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acimusica
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sabato 25 giugno 2011
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...ripetitivo fino alla noia...
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Un film assolutamente deludente, ripetitivo fino alla noia, un caos di belle immagini ( comunque non originali) e di luoghi comuni, senza l'ordito di una trama. Nettamente al di sotto delle aspettative, in considerazione che alla 64° edizione del Festival di Cannes ha vinto la Palma d'oro. Nemmeno gli attori di grande talento sono riusciti a far decollare il film. Ho visto gente del pubblico alzarsi ed andare via durante la proiezione.
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