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Manuale d'amore, male d'amore

Carlo Verdone racconta il suo Manuale d'amore 3.
di Giovanni Bogani

Carlo Verdone (73 anni) 17 novembre 1950, Roma (Italia) - Scorpione. Interpreta Fabio nel film di Giovanni Veronesi Manuale d'amore 3.

martedì 22 febbraio 2011 - Incontri

Com’è stato avere De Niro sul set? Beh, alla fine non ce stavamo tanto a pensare: vero Michè?”. Accanto a Carlo Verdone, nel treno che lo porta a Roma, per la presentazione di Manuale d'amore 3 alla stampa, c’è Michele Placido. “Michè” annuisce. Nun ce stavano tanto a pensà, alla fine.
De Niro sembra già, in qualche modo, l’ospite venuto da lontano, quello per cui si mette la tovaglia buona, e si porta in tavola il buon vino. Ma la famiglia, sono loro. Michè, per esempio, che è passato da Genitori & figli a Manuale d'amore. O Carlo, che solo a Giovanni Veronesi concede il privilegio di impiegarlo come attore puro. È accaduto già altre tre volte: nei primi due Manuali d'amore e in Italians. E non era, praticamente, mai accaduto prima.
Eccolo, insomma, il "Ma(nua)le d’amore". Manuale d’amore, male d’amore. Perché l’amore fa male, perché le donne del film, quelle che bussano alla porta degli uomini, quelle che fanno innamorare, hanno sempre addosso un male, un tarlo nella mente, il tic tac di una bomba che sta per scoppiare. O semplicemente, una pace da tempo perduta.
Ma torniamo al film. Placido è il portiere del palazzo dove De Niro, americano a Roma, ha preso casa. Lui, professore di anticaglie, uno che ha trasformato tutta la sua rabbia in calma, per poi trasformare di nuovo tutto in amore. Carlo Verdone incontrerà l’attore feticcio del cinema americano soltanto in una scena, una specie di passaggio del testimone tra un episodio e l’altro.
"Però, durante le riprese abbiamo passato qualche sera insieme”, dice Verdone. “De Niro aveva visto i primi due Manuali d’amore, e quando mi ha fatto i complimenti per l’umanità del mio personaggio, mi è sembrato veramente qualcosa di straordinario. Non me lo sarei mai immaginato, nella vita”.

Parliamo del tuo personaggio in Manuale d’amore 3. Chi è? Cosa fa? Qual è il suo “male d’amore”?
"È un anchorman, un conduttore televisivo. Un mezzobusto molto tronfio, perbenista, vigliacco. Tutto gli va bene, finché non incontra una donna che lo fa svalvolare. E ci casca con tutte le scarpe, in questo rapporto”.

E il problema qual è?
"Il problema è che lui, innamorandosi, abbassa le sue difese immunitarie, le difese immunitarie della sua ragione. Solo perché una persona lo lusinga. E perde la sua dignità, col rischio di finire come un miserabile”.

C’è più di un’attinenza con il presente…
“Ma no, non c’è nessun riferimento preciso alla cronaca. È solo la tragedia di un uomo che perde la dignità”.

La morale?
“Che bisogna stare attenti, quando ci si innamora. O forse, che non si riesce mai a stare attenti abbastanza. E che ci innamoriamo di chi ci può distruggere la vita”.

Per te come è stato affrontare il terzo Manuale d’amore?
"Devo dire la verità: mentre con i miei film sono costretto a fare insieme il regista e il protagonista, quando faccio i Manuali con Giovanni mi sento molto libero, molto leggero. Non dico che sia una vacanza, ma certo non mi sento addosso il peso della regia. Riesco a pensare solo alla psicologia del personaggio”.

Ma che cos’è che fa, nel film, la donna di cui ti innamori, per far perdere la dignità al tuo personaggio?
"È bipolare. All’inizio pare dolce, intelligente, ironica, brava, buona. Poi rivela l’altra parte di sé. Si rivela praticamente una stalker, e… beh, il resto lo devi vedere ”.

A te è mai capitato un amore di quel genere?
“Mi sono capitati incontri del genere. E non è una passeggiata. Il disturbo bipolare è grave, nei casi più estremi sfocia in un comportamento ossessivo compulsivo. È una malattia pericolosissima”.

Il tuo episodio è, in pratica, un lungo “a tu per tu” con Donatella Finocchiaro. Che cosa hai scoperto di lei?
"È stata sorprendente. La conoscevo come attrice drammatica, ma è stata una vera sorpresa nella commedia. È un’attrice completa: una tra le migliori con cui ho lavorato”.

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