Effetti speciali sfruttati male
Curiosamente nato fuori dal tempo Scontro tra titani sembra destinato ad essere sempre un passo indietro pur volendo essere un passo avanti. Arrivato al cinema due volte (in questa versione e in quella, originale, del 1981) ponendo grande enfasi sugli effetti speciali e su come questi rendano reali gli scontri tra figure appartenenti a varie mitologie, il film sui Titani che però non contiene Titani sembra condannato ad incarnare sempre un mondo in tramonto.
Da una parte c'era Ray Harryhausen, maestro e ultimo interprete della scuola degli effetti speciali in stop motion, che con il film originale  (da lui anche prodotto) abbandonava il cinema regalando l'ultimo colpo di coda di un'arte da quel momento in poi utilizzata solo nell'animazione, e dall'altra c'è oggi Nick Davis che da Harryhausen e dal suo lavoro su modelli, figure e iconografie ha preso le mosse per le nuove creature mitologiche, ma che poco di nuovo ha portato.
Tra Kraken che sembrano usciti da Cloverfield, una Medusa che sembra venire da God Of War e gli scorpioni simil-Transformer, di lavoro creativo vero sembra essercene stato poco.  E in questo senso non aiuta nemmeno un 3D posticcio, aggiunto all'ultimo momento per inseguire la moda danarosa, e sostanzialmente non utilizzato, proprio come nelle exploitation degli anni '50.  Liberate il Kraken!
Il Kraken è forse il simbolo di tutta l'assurdità cine-tecnologico-storica di Scontro tra titani, una figura talmente fuori luogo, fuori misura ed intimamente di serie B da essere assurto a simbolo kitsch del film originale con il caratteristico: "Release the Kraken" diventato tormentone.
Il mostro marino infatti centra poco con la mitologia greca (viene da quella nordica) ma è molto amato e molto scenografico (come tutte le cose molto grandi), tanto che fa un cammeo d'eccezione anche nella saga di I Pirati dei Caraibi inghiottendo Johnny Depp con lo stile che lo contraddistingue. Ma come sottolinea il responsabile agli effetti speciali Nick Davis il Kraken di Scontro tra titani è tutta un'altra storia rispetto a quello piratesco, un po' perché dovevano differenziarsi dalla saga piratesca, un po' perché valeva la pena rievocare il lavoro fatto da Ray Harryhausen e infine un po' perché le esigenze della trama imponevano qualcosa di lontano dal polipo gigante.
Questa volta il Kraken che viene liberato nel climax finale (e non più in diverse riprese) è antropomorfo più del solito senza rinunciare ai tentacoli, ha una corazza perché "si presuppone che debba poter stare nelle profondità dell'oceano per centinaia di anni" ma anche parti molli in modo da contrarsi ed espandersi a piacimento. Tuttavia, estro del design a parte, ciò in cui sembra che si sia fatto davvero un passo avanti è nel modo in cui la creatura sposta l'acqua. Se nell'originale infatti gli spruzzi e gli schizzi erano fasulli come poche altre cose in questo il lavoro è quasi perfetto.
Più interessante ancora (e meno kitsch) è il lavoro fatto sulla Medusa, poiché si può avvalere della grande innovazione del nostro tempo in materia di effettistica computerizzata ovvero il motion capture. Nel 1981 la creatura di Harryhausen era, al pari delle altre, realizzata animando un modellino in stop motion, la Medusa di Nick DavisNatalia Vodianova, strapagata modella russa, che ha prestato volto e movimenti facciali al mostro dal corpo (e dai capelli) di serpente.
Non paghi dell'avere una creatura mostruosa dal volto da modella e dal corpo di rettile il team creativo di Scontro tra titani ha anche optato per un'inedita seconda versione (questa più mostruosa) della Medusa che si manifesta quando è nell'atto di pietrificare trasformandone il volto: "L'idea è di mostrare i suoi due lati" spiega Nick Davis "La bella donna che era un tempo e il mostro che è diventato adesso". Il finto 3D
Il problema è che la terza dimensione rende, i film tridimensionali incassano bene e le major si stanno affrettando a mettere il bollino 3D a quante più produzioni è possibile, anche a scapito della qualità.
Come già Alice in Wonderland di Tim Burton ora anche Scontro tra titani arriva nei nostri cinema in un 3D posticcio, realizzato tutto a riprese terminate senza che fosse stato minimamente pianificato.
Solo 10 settimane per renderlo tridimensionale, questo è quanto Nick Davis sostiene fosse il tempo concesso dalla Warner Bros per operare la transizione. Ad aiutare il reparto effetti visivi è stata Prime Focus con la sua tecnologia View-D, appositamente sviluppata per questo tipo di operazioni. Scontro tra titani infatti non è il primo flim pompato in 3D e non sarà certo l'ultimo.
Quello che accade è che il software in maniera iterativa (cioè ripetendo una medesima azione su più fotogrammi) separa gli elementi sul fondo da quelli in primo piano di fatto creando due o più livelli (ma solitamente sono due o tre) di profondità che danno una blanda illusione di profondità. Oltre 200 persone (più che altro localizzate in India) sono state impiegate nelle fasi di  individuazione dei diversi livelli di profondità per ogni inquadratura, specie per le sequenze di massa. Il risultato però è scoraggiante e in tantissimi passaggi visibile senza problemi pur non indossando gli occhialetti, confermando implicitamente come un lavoro serio sia un lavoro serio e si distingua subito da un'operazione commerciale a basso costo.
Il 3D in post-produzione infatti non è necessariamente un male, a patto di farlo con cognizione di causa e con grande dispendio di denaro ed energie. Lo sa bene Michael Bay che a tal proposito si è molto speso sostenendo di aver lavorato in questo senso per il suo prossimo Transformers 3.