Il cigno nero |
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Un film di Darren Aronofsky.
Con Natalie Portman, Vincent Cassel, Mila Kunis, Barbara Hershey.
continua»
Titolo originale Black Swan.
Thriller,
durata 110 min.
- USA 2010.
- 20th Century Fox Italia
uscita venerdì 18 febbraio 2011.
- VM 14 -
MYMONETRO
Il cigno nero ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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la perfezione, uccide!
di cassandra85Feedback: 897 | altri commenti e recensioni di cassandra85 |
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martedì 6 settembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
«È difficile mantenersi a lungo in uno stato di perfezione, e per legge naturale ciò che non può progredire regredisce» scriveva Velleio Patercolo, e sembra essersi ispirato proprio a questa massima Darren Aronofsky in Black Swan (2010). Nina (Natalie Portman), una gracile ballerina del New York City Ballet, ottiene l’ambita parte della protagonista del riadattamento del Lago dei Cigni ad opera dell’affascinante coreografo Thomas Leroy (Vincent Cassel). Così raccontata, potrebbe apparire la solita storia del backstage di un Balletto fatto di piroette, anoressia, tulle bianco e competizione. È molto di più. Di narrativo c’è ben poco, si tratta di un’ispezione introspettiva, di una discesa al grado zero del corpo e della mente dell’attore, per rinascere personaggio. È questa la vera storia del film: seguire le vicissitudini della spasmodica ricerca di aderenza al personaggio da interpretare, in una lotta col proprio io per divenire altro da sé che non lascia scampo. La perfezione non si raggiunge laddove il ruolo calza a pennello per inclinazione naturale; così Nina, splendido e delicato cigno bianco, farà a pugni con la propria leggiadria e con la propria vita per incarnare la passionalità, la forza e la sicurezza del cigno nero. Cresciuta tra nastri rosa e bambole di pezza, da una madre frustrata, Nina comincia ad esplorare il proprio corpo, mediante saffiche relazioni, ispirate dalla competizione con la rivale, la carnale e passionale Lily, nel ruolo di Odile, il cigno nero. Una ricerca del personaggio tutta giocata sugli eccessi del sesso, della droga, dell’autolesionismo, dell’omicidio. Una climax inquietante e vorticosa capace di tenere lo spettatore in bilico tra ansia angosciosa e smania malinconica. Salvo scoprire solo in conclusione si trattasse di elucubrazioni mentali. Il finale autodistruttivo non vuole certo essere ad effetto, piuttosto un vademecum per l’esercizio dell’attore; non più l’arte fine a sé stessa, ma l’arte come incarnazione: uccisione e rinascita. Una prova d’attore senza pari, quella di Natalie Portman che con la sua faccia pulita ha dimostrato non solo di essere all’altezza del ruolo, e lo palesa il meritatissimo premio oscar come migliore attrice, che tra l’altro non è l’unico ottenuto in questo ruolo, ma anche di aver raggiunto quella “perfezione” tanto ambita dal suo personaggio. L’intero cast, da Mila Kunis (Lily) a Vincent Cassel (T. Leroy), a Winona Ryder (Beth Macintyre) ha servito il ruolo, pur essendo i personaggi da loro interpretati psicologicamente meno sviluppati o appena accennati rispetto alla protagonista intimamente scandagliata e dipinta per sfumature. Al di là di qualsiasi classificazione in generi, il film non lascia spazio ai “so and so”, l’apprezzamento non può che essere totale.
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