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Le segretarie del sesto, presentata al RFF la miniserie RAI

Una fiction realista nel descrivere quanto accade in un'azienda di medie dimensioni.
di Alessandra Giannelli

Un film tv al femminile
Claudia Gerini (52 anni) 18 dicembre 1971, Roma (Italia) - Sagittario. Interpreta Agnese nel film di Angelo Longoni Le segretarie del sesto.

martedì 7 luglio 2009 - Televisione

Un film tv al femminile
La produttrice donna per antonomasia, Edwige Fenech (per Immagine e Cinema Srl), alcuni anni dopo il fortunatissimo Commesse ripropone un film tv tutto al femminile che, stavolta, parla di un gruppetto di segreterie impiegate in un'agenzia di assicurazioni alle prese con lavoro e storie personali. Se le commesse del centro erano più sempliciotte, con Le segretarie del sesto siamo alle prese con delle più agguerrite, ma sempre umane, lavoratrici, descritte in maniera molto peculiare dalla sceneggiatrice (tra l'altro assai apprezzata nel corso della conferenza, sebbene assente) Laura Toscano (oltre a lei, ha firmato la sceneggiatura anche Franco Marotta). A presentare la miniserie, che andrà in onda il prossimo autunno, è il direttore Fabrizio Del Noce, il quale si dice lieto di portare al RFF un film nel quale si riconosce pienamente anche a livello di linea editoriale: "È una fiction molto moderna, estremamente realista nel descrivere quanto avviene in un'azienda non grandissima, ma di sufficiente importanza per scatenare bagarre a livelli dirigenziali, attraverso una battaglia vista nell'ottica delle segretarie, personaggi chiave che riflettano umori ed amori dei loro capi e, soprattutto, del loro potere. Chi conosce la vita aziendale troverà molto gradevole questa fiction per come è stata girata e costruita proprio perché è vera. Carina e spiritosa è la trovata del personaggio interpretato da Franco Castellano (il Romeo di Commesse) che viene da Milano e fa vedere come un personaggio che cerca inutilmente di trovare un posto nell'azienda venga scambiato, invece, per un fantomatico ispettore che non esiste, prendendolo molto più sul serio di quanto dovrebbe essere. Ben imbastita a livello di trama con una descrizione dei fatti molto buona. Ha tutto per essere una fiction di successo di Rai Uno o, quantomeno, ce lo auguriamo". La Fenech conferma il suo sguardo femminile: "All'inizio, qualche anno fa, era difficile fare delle fiction sulle donne; mi ricordo che Commesse fu molto travagliata, si diceva che le fiction sulle donne non funzionavano e poi dopo è stata recuperata. Fare un film sulle donne è sempre stato nel mio DNA. Anche con Madri abbiamo lavorato molto sulle donne, facendone vedere tutti i lati sia positivi sia negativi". Presenti, oltre al regista Angelo Longoni (Madri, Caravaggio e Un amore di strega), gli attori Chiara Francini (Treccia), Simone Colombari (Dott. Campagna), Marco Falaguasta (Guido), Sofia Bruscoli (Gloria), Rossana Carretto (Valeria) e Fabio Camilli (Dott. Schisa); assenti la Ramazzotti (che interpreta Giovanna), la d'Aquino (Costanza) e la Gerini alias Agnese ("parecchio incinta" spiega Longoni). Il regista racconta della preparazione del film avvenuta dopo molte prove: "Venendo dal teatro, dedico molto tempo a letture, prove a tavolino, conoscenza tra gli attori; tante prove prima per girare l'indispensabile dopo. Il clima che c'è stato sul set, malgrado tutte queste prime donne, è risultato sereno, non vi sono mai stati screzi, anzi abbiamo lavorato con assoluta serenità. Vorrei parlare di Laura Toscano, che non l'avevo mai conosciuta prima, e di una prima versione della sceneggiatura per parlare della quale ci siamo ritrovati davanti ad un Martini e ci siamo molto scaldati, ma anche divertiti, per cercare di capire i punti di congiungimento tra me e lei nel raccontare questa storia. Le ho detto che, secondo me, doveva essere una commedia brillante e ci siamo divertiti ad immaginare delle donne non molto da fiction, ma piene di energie positive e negative, che devono correre a destra e sinistra per la casa, i bambini, che si innamorano della persona sbagliata, etc.... Ho cercato di dare una sensazione di 'autentico casino', di divertimento, di movimento. C'è sempre la macchina che si muove, gli attori che si muovono; una frenesia che insieme ad un certo divertimento accompagnerà tutto il film. Cerco sempre di affrontare la fiction come se fosse cinema per un discorso di qualità".

È vero che, inizialmente, il titolo era "Le segretarie del 7°", che poi è il piano, in Rai, del direttore?
Del Noce: Credo che, in una fiction che nulla ha a che vedere con la RAI sotto il profilo della struttura aziendale, identificare il piano con quello che è il piano del consiglio di amministrazione della Rai, non sarebbe stata un'anomalia. Potendo mettere ogni genere di piano, è stata una scelta di buon senso e niente di più. E poi potevamo chiamarlo 'Le segretarie' e basta.
Ci sarà una serie più lunga?
Fenech: In questo caso la Toscano aveva chiesto di fare due puntate, visto che aveva altre cose da scrivere, è stata una sua scelta.
Del Noce: Una volta fatta una miniserie, difficilmente si può trasformare in sequel. Si devono anche vedere i risultati, ma la vedo difficile. Quelle poche volte che ci abbiamo provato, mi viene in mente il film tv 'Un posto tranquillo', che nelle prime due puntate ha trionfato, quando lo abbiamo portato a quattro è stato un mezzo disastro di ascolti. Credo che c'è un'oggettiva difficoltà per la percezione che potrebbe avere il pubblico. Si potrebbe cambiare il titolo e conservare l'argomento.
Ma non è stato così per il Commissario Vivaldi?
Del Noce: ...non me lo ricordavo, non c'ero ancora a Rai Fiction. E' vero, ha avuto una storia lunga, ma comunque non ci sono dei no pregiudiziali, diciamo che raramente avviene.
Quanto c'è di vero nella fiction, guardando alla crisi del lavoro?
Longoni: Queste donne che si comportano in questo modo non lo farebbero se non ci fosse lo spauracchio della crisi dei posti di lavoro. La problematica della crisi e della società che cambia sono presi molto in considerazione. Il personaggio di Franco Castellano, che è un ex commesso disoccupato, è interessante. Lui dice che non ci sono più soldi per comprarsi i vestiti e per questo va sulle assicurazioni, sul settore 'delle disgrazie', che appunto non mancano mai. E' evidente che ci sono settori che stanno andando male per mancanza dei soldi, nella nostra economia. Raccontiamo di un malessere diffuso, di gente che deve pagare l'affitto, il mutuo; tutto questo c'è, soprattutto nel personaggio di Claudia Gerini, che è quella più in difficoltà. Ma anche in quello di Micaela Ramazzotti che è una perenne precaria. Sono tutti presi dal disperato mantenimento del proprio posto di lavoro.
Tinni Andreatta (responsabile fiction di Rai Uno): Vorrei sottolineare che l'elemento innovativo di questa miniserie, anche rispetto a Commesse, è il linguaggio. E' una miniserie e non ha una storia corale, ma di protagoniste un po' come quello che è America oggi, facendo un paragone alto. Ma c'è una novità di contenuti perché le donne qui rappresentate sono uno spaccato di quella che è la società attuale. Questa commedia passa dalla rappresentazione del mondo femminile, anche indurito dalla competizione con i colleghi maschi, che trova, nella seconda puntata, l'indicazione augurale di poter trovare una propria strada e la realizzazione di un proprio disegno di felicità. Le nostre protagoniste che si confrontano trovano una propria via, anche irrazionale, per trovare anche la capacità di una strada differente che concili professione e vita privata".

C'è un ritorno al cinema dei "Telefoni bianchi" con le segretarie protagoniste?
Fenech: E' un complimento, lo trovo bellissimo. Quello è un periodo che io adoro, ci si occupava molto delle donne. A quell'epoca avevano un punto di vista diverso, anche se c'era sempre il problema del precariato e del livello: al massimo arrivavano a fare le segretarie. Si parlava molto di sentimenti, di disastri amorosi; la vita è cambiata, ma i sentimenti sono rimasti gli stessi. Essere paragonati a quel tipo di film mi riempie il cuore di gioia e vuol dire che abbiamo parlato con un linguaggio moderno.
Longoni: Il mondo del cinema è costellato di casi di questo tipo, di racconti di persone sul posto di lavoro. Senza scomodare il passato (si accennava a Gli uomini, che mascalzoni di Mario Camerini), anche Il diavolo veste Prada parla di un ufficio molto simile a questo. La cosa innovativa è il tipo di comicità, abbiamo cercato di mettere in atto una comicità dinamica, continuamente in movimento, piena di trovate e battute, ma vera, senza 'strizzare l'occhio' che contraddistingue la commedia sofisticata.
Come ne escono gli uomini da questo film tv?
Longoni: Alcuni fanno una brutta fine, ma non dico altro...il personaggio di Fabio Troiano (Sabelli) mette in atto dei meccanismi che fanno leva sui buoni sentimenti...(la Fenech minaccia di togliergli il microfono per timore che sveli troppo!); mentre, il personaggio di Marco Falaguasta avrà un suo percorso di comprensione, migliorerà nei rapporto con la propria moglie che è Claudia Gerini.

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