tony montana
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domenica 2 gennaio 2011
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feroce
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Llewelyn Moss trova un camioncino circondato da cadaveri. A bordo si trovano ancora un carico di eroina e due milioni di dollari. Quando Moss prende i soldi, innesca una reazione a catena di violenza catastrofica che nemmeno la legge del Texas, impersonata dal disilluso sceriffo Bell, riesce a fermare. Moss, si ritroverà a fronteggiare faccia a faccia, l’incarnazione del male…
Sarà vero che un film può reggersi solo ed esclusivamente sui personaggi, quasi dimenticandosi della storia che narra? Osservando No Country for Old Men saremmo indotti a dare una risposta positiva. L’ultima fatica di una delle “coppie” più celebri del panorama cinematografico odierno ha basi solide, solidissime: il libro da cui è tratta la pellicola è infatti un pluripremiato romanzo di Cormac McCarthy che, in poco più di 200 pagine, racconta una storia di sangue, morte, soldi e west; tutti argomenti cari ai Coen che, una volta spurgato il testo originale di alcuni elementi secondari e aumentato il livello di humour (nero), si concentrano sul terzetto di protagonisti ottenendo risultati decisamente lusinghieri.
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Llewelyn Moss trova un camioncino circondato da cadaveri. A bordo si trovano ancora un carico di eroina e due milioni di dollari. Quando Moss prende i soldi, innesca una reazione a catena di violenza catastrofica che nemmeno la legge del Texas, impersonata dal disilluso sceriffo Bell, riesce a fermare. Moss, si ritroverà a fronteggiare faccia a faccia, l’incarnazione del male…
Sarà vero che un film può reggersi solo ed esclusivamente sui personaggi, quasi dimenticandosi della storia che narra? Osservando No Country for Old Men saremmo indotti a dare una risposta positiva. L’ultima fatica di una delle “coppie” più celebri del panorama cinematografico odierno ha basi solide, solidissime: il libro da cui è tratta la pellicola è infatti un pluripremiato romanzo di Cormac McCarthy che, in poco più di 200 pagine, racconta una storia di sangue, morte, soldi e west; tutti argomenti cari ai Coen che, una volta spurgato il testo originale di alcuni elementi secondari e aumentato il livello di humour (nero), si concentrano sul terzetto di protagonisti ottenendo risultati decisamente lusinghieri.
No Country for Old Men è quasi un film ad episodi: i tre protagonisti non si incrociano mai e ognuno di essi ha sufficiente forza per catalizzare l’attenzione del pubblico. Moss è l’uomo ordinario che cade nella trappola ordita dalla sorte: potrebbe rinunciare al denaro, ma crede di essere abbastanza furbo e scaltro da evitare conseguenze (che invece ovviamente arriveranno) per sé e per sua moglie; Chigurh è il male in persona, la morte con la falce e la clessidra, una macchina abbatti uomini paranoica con una curiosa passione per il gioco del “testa o croce” e la peggiore pettinatura mai vista su essere umano; Bell è il vecchio, stanco e rassegnato sceriffo che non riesce a comprendere le origini del male che lo circonda e soverchia.
I Coen, che sfruttano al meglio la sensazionale fotografia di Roger Deakins (da premiare seduta stante), firmano almeno una mezza dozzina di sequenze da cineteca: il dialogo tra Bardem e l’ottimo Harrelson, la chiacchierata finale tra lo sconsolato sceriffo e la moglie, l’incidente automobilistico, l’escamotage pensato e realizzato dal killer per entrare nella farmacia e rubare le medicine di cui ha bisogno… e si potrebbe continuare. Senza pretese di realismo nella messa in scena (Chigurh è praticamente immortale, la violenza è presente in dosi dopanti e messa in scena in maniera alquanto creativa), i fratelli tornano ai fasti di Fargo e Blood Simple, offrendo al pubblico il loro marchio di fabbrica, la loro cifra stilistica: personaggi memorabili, dialoghi di spessore, scene da ricordare, citazioni e omaggi al grande cinema di una volta (Ford e Peckinpah in primis).
Il cast è semplicemente straordinario: Josh Brolin dimostra di essere la sorpresa del momento, visto che interpreta film su film mantenendosi sempre su un ottimo livello, Tommy Lee Jones è un talento di razza che negli ultimi anni ha finalmente ritrovato se stesso dopo qualche filmaccio di troppo mentre Javier Bardem, che ha già l’Oscar in tasca (e vorremo pure vedere…), firma la sua migliore interpretazione di sempre, dando folle umanità e autentico spessore ad un personaggio singolare e sopra le righe. Crudele, poetico, minimalista, mistico, crepuscolare e pessimista, Non è un paese per vecchi centra il bersaglio: dopo un paio di film non del tutto riusciti, almeno in base agli alti standard che hanno caratterizzato la loro carriera, i Coen sono tornati alla grande.
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jacopo b98
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giovedì 2 maggio 2013
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i coen ci regalano un capolavoro assoluto
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Nel 1980 in Texas un reduce del Vietnam, Moss (Brolin), trova un carico di eroina e due milioni di dollari in mezzo al deserto. Scappa con i soldi e innesca una violenza così travolgente, che neanche un tranquillo sceriffo (Jones) riuscirà a fermare. È un film di violenza, inguardabile la prima scena in cui il pazzo (Bardem) strangola con le manette il poliziotto, per la violenza, è infatti quest’ultima ad innescare tutta la storia, e sulla violenza, che impregna il territorio e la sua gente, terribile l’arsenale che Moss conserva sotto la sua roulotte. È un film profondamente americano, eppure estremamente semplice, partendo dalle riprese, pochissime le inquadrature in movimento; ma è soprattutto un film sull’America, una nazione marcia e sporca come poche altre sulla terra, la lotta tra criminali, il pazzo Chigurt e i mafiosi messicani, è paragonabile a quella tra l’uomo comune, Moss, che in un qualche modo è lì per caso, “gli è solo capitato di trovare quei soldi” fa notare Carson Welles, sicario dei messicani, assoldato per dare la caccia a Bardem.
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Nel 1980 in Texas un reduce del Vietnam, Moss (Brolin), trova un carico di eroina e due milioni di dollari in mezzo al deserto. Scappa con i soldi e innesca una violenza così travolgente, che neanche un tranquillo sceriffo (Jones) riuscirà a fermare. È un film di violenza, inguardabile la prima scena in cui il pazzo (Bardem) strangola con le manette il poliziotto, per la violenza, è infatti quest’ultima ad innescare tutta la storia, e sulla violenza, che impregna il territorio e la sua gente, terribile l’arsenale che Moss conserva sotto la sua roulotte. È un film profondamente americano, eppure estremamente semplice, partendo dalle riprese, pochissime le inquadrature in movimento; ma è soprattutto un film sull’America, una nazione marcia e sporca come poche altre sulla terra, la lotta tra criminali, il pazzo Chigurt e i mafiosi messicani, è paragonabile a quella tra l’uomo comune, Moss, che in un qualche modo è lì per caso, “gli è solo capitato di trovare quei soldi” fa notare Carson Welles, sicario dei messicani, assoldato per dare la caccia a Bardem. Ma oltre ad un teso thriller d’inseguimento è anche un delicato film sulla vita, sulla nuova generazione, sulla vecchiaia e sull’eredità di un padre. È una delle pellicole più anomale dei Coen, non c’è traccia della solita ironia che pervade i loro film, anche più crudi (vedi Fargo), è serio, anche quando mostra una violenza così sconvolgente da essere quasi caricaturale. Comunque nel personaggio del pazzo c’è qualcosa di coeniano, partendo dal suo modo pacato di parlare e dalla natura dei suoi discorsi, vedi la scena del benzinaio. Ottimo il cast di interpreti, con un eccezionale Bardem e un bravissimo Tommy Lee Jones, spalleggiato da Brolin, texano azzeccatissimo. Texas ben fotografato da Roger Deakins e ricostruito da Jess Gonchor. Colonna sonora praticamente assente. Tratto da un romanzo di Cormac McCarthy, premio Pulitzer, è stato adattato dai registi, che l’hanno anche montato con lo pseudonimo di Roderick Jaynes. Ottimo successo di pubblico e finalmente quattro Oscar, di cui tre ai Coen: film, regia, sceneggiatura e attore non protagonista (Bardem, non protagonista?). Due Golden Globe, sceneggiatura e attore non protagonista.
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marcobrenni
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mercoledì 7 marzo 2018
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ben al di là del bene e del male
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Non mi dilungo a descrivere la storia di questo film che solo anagraficamente è datato, ma rimane avanguardia della cinematografia: è cinema allo stato puro! Non è affatto messa in scena della violenza gratuita alla Tarantino, no: la violenza qui significa qualcosa di più profondo, di molto inquietante. È il cinismo e la barbarie a cui si può giungere nell' era postmoderna, liberata da ogni vincolo morale: conta solo vincere, portarsi a casa il bottino che qui assurge a supremo valore universale che fa superare ogni reticenza etica. L'assassino paranoide-amorale - "al di là del bene e del male", impersonato da un superlativo Javier Bardem (!) cela pure metafore: è IL MALE assoluto, il male che non si pone più domande morali, che fa della vita o della morte un semplice gioco della monetina lanciata: testa o croce - tutto qui.
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Non mi dilungo a descrivere la storia di questo film che solo anagraficamente è datato, ma rimane avanguardia della cinematografia: è cinema allo stato puro! Non è affatto messa in scena della violenza gratuita alla Tarantino, no: la violenza qui significa qualcosa di più profondo, di molto inquietante. È il cinismo e la barbarie a cui si può giungere nell' era postmoderna, liberata da ogni vincolo morale: conta solo vincere, portarsi a casa il bottino che qui assurge a supremo valore universale che fa superare ogni reticenza etica. L'assassino paranoide-amorale - "al di là del bene e del male", impersonato da un superlativo Javier Bardem (!) cela pure metafore: è IL MALE assoluto, il male che non si pone più domande morali, che fa della vita o della morte un semplice gioco della monetina lanciata: testa o croce - tutto qui. È indifferenza assoluta. Qui i fartelli Cohen hanno dato un altra dimostrazione di assoluta bravura rappresentando un scenario squallido-primitivo, tipico di certo Midwest americano a cavallo della frontiera messicana: squallore reso perfettamente dai paesaggi abbandonati, selvaggi, aridi-desolati, aridi come gli uomini-sciacalli che vi abitano. Il traffico criminale milionario dei Narcos pronti a tutto in questa regione ormai quasi disumanizzata, è dura realtà, per nulla esagerata. Fuori tempo semmai resta solo la figura dell' anziano sceriffo che ha in sé ancora qualche valore etico di gioventù. Ma ormai prossimo alla pensione, è ridotto all'impotenza perché gli eventi e la disumanità soverchiante lo schiacciano sebbene fosse uno tosto. Magnifica pure l'assenza di musica, dando così rilevanza assoluta a tutti gli inquietanti rumori di scena: dal rombo assordante dei motori ipertrofici made in USA, agli spari secchi, ai suoni metallici dei caricatori, ai versi degli sciacalli del deserto. Metaforica pure l'arma usata dal killer: è lo strumento pneumatico che si usa per ammazzare il bestiame nei macelli con un colpo in testa senza pallottola (!) Questo non è un film per tutti, ma solo per chi ne sa cogliere i significati che vanno oltre la semplice narrazione da thriller. È una metafora sulla violenza a cui si può giungere in un mondo del tutto svalutato, ove resta solo la brama al denaro facile. Capolavoro!
Marco Brenni
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giovanni morandi
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giovedì 10 novembre 2022
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non è un film per tutti giovanni morandi
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Come dimenticare l'ardito taglio a scodella del killer-filosofo Anton Chigurh?
Il 9 Novembre 2007, esattamente 15 anni fa, usciva negli Stati Uniti il film-cult “Non è un paese per vecchi”. Narra la leggenda che quando Javier Bardem ha visto il suo nuovo look, abbia esclamato: "Per 2 mesi non avrò relazioni con nessuna ragazza".
Il film di Joel ed Ethan Coen, tratto dall'omonimo romanzo di Cormac McCarthy, si è aggiudicato quattro tra i riconoscimenti più importanti, miglior film, migliore regia, miglior attore non protagonista (Javier Bardem) e migliore sceneggiatura non originale all'80esima edizione degli Oscar.
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Come dimenticare l'ardito taglio a scodella del killer-filosofo Anton Chigurh?
Il 9 Novembre 2007, esattamente 15 anni fa, usciva negli Stati Uniti il film-cult “Non è un paese per vecchi”. Narra la leggenda che quando Javier Bardem ha visto il suo nuovo look, abbia esclamato: "Per 2 mesi non avrò relazioni con nessuna ragazza".
Il film di Joel ed Ethan Coen, tratto dall'omonimo romanzo di Cormac McCarthy, si è aggiudicato quattro tra i riconoscimenti più importanti, miglior film, migliore regia, miglior attore non protagonista (Javier Bardem) e migliore sceneggiatura non originale all'80esima edizione degli Oscar. L’opera è ambientata nel 1980 al confine tra Usa e Messico e riflette su alcuni dei grandi tempi del cinema americano (la frontiera, la violenza cieca, la perdita dei valori) e ha conquistato critica e pubblico e al botteghino ha incassato complessivamente oltre 171 milioni di dollari.
Ecco alcune curiosità sul capolavoro dei fratelli Coen:
Per il ruolo del protagonista, il saldatore texano Llewelyn Moss, i fratelli Coen avevano scelto in un primo momento la star Heath Ledger. Dopo una serie di colloqui, l’attore si dichiarò inizialmente interessato a lavorare con loro ma decise infine di ritirarsi dal progetto per mancanza di tempo. Josh Brolin invece era particolarmente interessato al ruolo: per ottenerlo chiese nel 2006 a Quentin Tarantino, con il quale stava lavorando al film "Grindhouse", di girare il provino da inviare ai fratelli Coen. Il regista non si è fatto pregare e ha filmato il breve video insieme al collega Robert Rodriguez. Brolin racconterà più tardi che l'unica domanda che i fratelli Coen gli hanno fatto dopo aver visionato il provino è stata: "Chi l'ha girato?".
Alla fine i fratelli Coen scelsero per il ruolo del protagonista proprio Josh Brolin che però si ruppe la spalla destra cadendo dalla motocicletta due giorni dopo aver firmato il contratto. Per non perdere la grande occasione, Brolin non disse nulla ai registi e riuscì a tenere nascosto l'infortunio. Presto però arrivò il colpo di fortuna: il personaggio che interpreta viene ferito all'inizio del film da un proiettile alla spalla e così Brolin non ebbe più problemi a nascondere il suo infortunio.
Sebbene Javier Bardem fosse entusiasta all'idea di lavorare con i fratelli Coen, non era convinto di essere adatto a interpretare Anton Chigurh. Bardem ha raccontato di aver detto al tempo ai registi: "Ascoltate, sono l'attore sbagliato. Io non guido, parlo male l'inglese e odio la violenza". I Coen hanno risposto con una risata e hanno tagliato corto:" Forse è per questo che ti abbiamo chiamato".
Sebbene si rincorrano per tutto il film, i tre personaggi principali, il saldatore texano Llewelyn Moss, lo sceriffo Ed Tom Bell e il killer Anton Chigurh non compaiono mai nella stessa scena.
I fratelli Coen sono la seconda coppia a vincere il premio Oscar per la regia. Era già successo nel 1961 e la statuetta era stata assegnata a Jerome Robbins e Robert Wise, autori di "West Side Story".
Ma c'è da dire che i Coen, con questa pellicola, a dir poco, originale, non tanto per la sceneggiatura, ripresa dal romanzo, vincitore di un Pulitzer, di McCarthy, ma per la capacità di farci assistere ad uno spettacolo di "caccia all'uomo" da una specie di "mostro", inarrestabile ed invincibile, nell'interpretazione straordinaria di Barden, che sembra andare oltre ogni aspettativa.
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arvin
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venerdì 14 marzo 2008
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la vita secondo i coen
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Film profondo, crudo, intenso e a tratti agghiacciante. Questo è "No Country For Old Men"; un film che nel bene e nel male colpisce profondamente lo spettatore, ma che non lo lascia indifferente. C'è un contrasto e una dicotomia molto forte, a mio modo di vedere, fra i personaggi di Tommy Lee Jones e quello di Josh Brolin. Sono due personaggi antitetici e rappresentano due mondi opposti e diversi fra loro, ma che in qualche modo trovano un punto di contatto. Tommy Lee Jones rappresenta il "vecchio" mentre Josh Brolin rappresenta il "nuovo", il "cambiamento". Il fatto che uno prediliga il cavallo e l'altro l'automobile, potrebbe essere una coincidenza, ma potrebbe anche essere significativo di questo.
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Film profondo, crudo, intenso e a tratti agghiacciante. Questo è "No Country For Old Men"; un film che nel bene e nel male colpisce profondamente lo spettatore, ma che non lo lascia indifferente. C'è un contrasto e una dicotomia molto forte, a mio modo di vedere, fra i personaggi di Tommy Lee Jones e quello di Josh Brolin. Sono due personaggi antitetici e rappresentano due mondi opposti e diversi fra loro, ma che in qualche modo trovano un punto di contatto. Tommy Lee Jones rappresenta il "vecchio" mentre Josh Brolin rappresenta il "nuovo", il "cambiamento". Il fatto che uno prediliga il cavallo e l'altro l'automobile, potrebbe essere una coincidenza, ma potrebbe anche essere significativo di questo. Lo sceriffo è la rappresentazione, per sua stessa ammissione, di un mondo semplice, lineare e quasi "provinciale" che ormai sta del tutto scomparendo, mentre Liewelyn Moss rappresenta il "giovane", che ha voglia di cambiare di migliorare, avventato e che se anche ben conscio di compiere una "cazzata" la fa senza pensarci due volte. Fanno da contorno personaggi straordinari come quello di Javier Bardem che in qualche modo rappresenta il lato crudo, violento, freddo e inevitabile della vita. Con questa sua moneta che vuol simboleggiare il "Fato" e la nostra impotenza verso di esso, quasi come se non esistesse il libero arbitrio. Una storia fantastica che rappresenta molto molto bene la crudezza, la durezza, la sofferenza e l'amarezza della vita nei confronti della quale noi siamo pressochè impotenti. Una vita arida... Arida come i paesaggi del Texas, nei quali è ambientato questo stupendo film... Altra coincidenza o un dato di fatto ?? Forse non è un film per tutti, ma è senz'altro un film da vedere, rivedere e capire !!
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reiver
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giovedì 2 aprile 2009
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sono troppo vecchio per questo paese
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Paragono spesso cinema e amore.Io credo,ne sono fermamente convinto,che quando un film piace alla follia si possa,anzi si debba,sorvolare su piccoli difetti veniali,come si fa con una persona di cui ti sei innamorato,e per la quale si è deciso quindi di mandare in vacanza il cervello.Quando però la scintilla non scatta,allora cambia tutto.La pignoleria fa capolino,e in maniera tanto più prepotente quanto più quel film (o quella persona) è lontana da noi,dalla nostra maniera di vedere la vita,l'amore,il cinema.Devo dire la verità,io non sono innamorato dei Coen.Non ho visto tutti i loro film,ricordo "Fargo" e "Crocevia della morte",che avevo visto perchè molti lo consideravano "superiore al Padrino".
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Paragono spesso cinema e amore.Io credo,ne sono fermamente convinto,che quando un film piace alla follia si possa,anzi si debba,sorvolare su piccoli difetti veniali,come si fa con una persona di cui ti sei innamorato,e per la quale si è deciso quindi di mandare in vacanza il cervello.Quando però la scintilla non scatta,allora cambia tutto.La pignoleria fa capolino,e in maniera tanto più prepotente quanto più quel film (o quella persona) è lontana da noi,dalla nostra maniera di vedere la vita,l'amore,il cinema.Devo dire la verità,io non sono innamorato dei Coen.Non ho visto tutti i loro film,ricordo "Fargo" e "Crocevia della morte",che avevo visto perchè molti lo consideravano "superiore al Padrino".Dopo la visione avevo avuto l'idea di un tipo di cinema interessante,che però non mi catturava del tutto:un pò come quelle ragazze che soddisfano sul piano estetico e che magari sono anche intelligenti,ma con le quali non instauri il giusto feeling.L'inizio di "Non è un paese per vecchi" mi ha molto colpito,sono rimasto suggestionato dalla bravura dei Coen,da sequenze così ricche di fascino da risvegliare in me ricordi cinematografici mai troppo sopiti.Lì l'amore stava per scattare,tanto che avevo glissato su un grosso errore di sceneggiatura,che pure è il motore della narrazione:Moss non può soddisfare la richiesta di acqua del messicano ferito perchè non ce l'ha con sè,eppure anche i bambini sanno che avventurarsi a piedi,per miglia e miglia,senza una scorta d'acqua,in una zona desertica,equivale ad un suicidio.Il fascino di un western rivisitato,lo stupore di fronte alla bravura di Josh Brolin...La magia è durata fino a quando non si è svelato completamente il personaggio di Bardem,fino a che non è diventato lui il vero protagonista del racconto.Perchè?Ma perchè a me il "pulp" non piace.E non saprei come altro definire (senza apparire volgare o scortese) il suo personaggio.Più il film andava avanti,e più mi sentivo lontano da quella pellicola,e mi stupivo di essermi innamorato di qualcosa che ora mi deludeva così profondamente.Un killer che tutti sanno inaffidabile,a cui viene affidato un compito così delicato;con i capelli simili ad un pellerossa che sia passato dalla mia parrucchiera;che si trascina dietro un'arma assurda e scomoda,che nessun assassino di professione userebbe mai,soprattutto uno che usa la logica in maniera così precisa da sfiorare l'assurdo.Non critico Bardem,che per me è ingiudicabile,nè metto in discussione il suo Oscar,o quello ai Coen:dal mio punto di vista però,quel personaggio è una trovata bizzarra,che soddisfa i critici e tutti coloro che ricercano l'originalità ad ogni costo,ma scontenta me,e il mio "microcosmo hollywoodiano".Chigurh rappresenta il destino?La morte?Non lo so.questo meccanismo interpretativo,questa pesantezza metaforica non incontra il mio favore.In questo momento penso a tutti quei film noir diretti da registi forse meno bravi e sicuramente meno intelligenti,che pure non avevano l'ansia di dimostrare a tutti la loro creatività, non avevano il terrore di sembrare banali...Penso al Robert Mitchum di "Il promontorio della paura",un personaggio amorale,sadico,psicopatico,eppure molto più sfumato e con i piedi ben piantati nella realtà.Chi mi conosce bene saprà che mi sentirò persino in colpa per non saper apprezzare come forse dovrebbe questo film...Ma non posso innamorarmi di tutte le pellicole,essere innamorato di tutte le ragazze è come non esserlo di nessuna.
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antonio recano
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lunedì 9 maggio 2011
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iperbole ineluttabile del degrado dell'anima
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Il deserto metafora di un vuoto ancestrale ,la scelta possibile, forse evitabile , irrinunciabile, che attraversa impetuosa l'anima umana senza argini senza uno straccio di certezza . Il tourbillion di eventi che ne consegue ha il sapore amaro di un tempo che ci sfugge senza raccapezzarci ed è il ritratto impietoso di un'America incapace di slanci salvifici.Grande Tommy Lee Jones stanco e malinconico .Provato più che nel fisico , nella resa ineluttabile della sua anima.
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under
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domenica 12 febbraio 2012
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film incompreso.
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Un uomo va a caccia. Sulle tracce della preda si ritrova nel bel mezzo di uno scambio di droga finito male. Sono tutti morti. Ispeziona e tra i cadaveri trova una borsa, contenente 2 milioni di dollari. Un altro uomo è in arresto, uccide un funzionario della legge, un uomo a cui ruba la macchina e due uomini che gli offrono un lavoro: trovare una valigetta contenente 2 milioni di dollari. Lo sceriffo della contea, interpretato da un ottimo Tommy Lee Jones, è il narratore, e guarda le vicende della storia con crescente timore e disgusto, verso una società che continua a cambiare, e che piano piano si accorge di non poter gestire.
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Un uomo va a caccia. Sulle tracce della preda si ritrova nel bel mezzo di uno scambio di droga finito male. Sono tutti morti. Ispeziona e tra i cadaveri trova una borsa, contenente 2 milioni di dollari. Un altro uomo è in arresto, uccide un funzionario della legge, un uomo a cui ruba la macchina e due uomini che gli offrono un lavoro: trovare una valigetta contenente 2 milioni di dollari. Lo sceriffo della contea, interpretato da un ottimo Tommy Lee Jones, è il narratore, e guarda le vicende della storia con crescente timore e disgusto, verso una società che continua a cambiare, e che piano piano si accorge di non poter gestire. Gli uomini si ammazzano tra di loro per soldi, droga, ma anche per nessun motivo. E' per questo che lo sceriffo tenta di estraniarsi da questo mondo che non riesce più a comprendere, perchè farlo "significherebbe mettere a rischio la propria anima, dire OK, faccio parte di questo mondo."
I fratelli Coen sono in grado di sfornare un capolavoro senza tempo, una pietra miliare del cinema, che riprende parzialmente il concetto di "pulp" tarantiniano, trasformandolo però in un concetto morale: che tutto è affidato al caso. L'uomo è impotente di fronte alla casualità degli eventi, deve accettare le cose per come vanno, perchè "certe cose succedono, non posso farle tornare indietro." Film probabilmente sottovalutato dal pubblico, che lo vede come un'altra scusa per mostrare la violenza in tutte le sua facce, ma che in realtà mostra la cruda realtà, e anche il fatto che le cose possono benissimo andare in modo completamente diverso da quello che ci si aspettava. Vincitore di 4 premi oscar, tra cui miglior attore non protagonista (veramente meritato da un Javier Bardem perfettamente calato nella parte), è un film che merita di essere visto e rivisto, per assimilarne meglio quelle immagini, quelle scene e quei concetti che ad una prima occhiata possono apparire come mera violenza, ma che in realtà sono le basi per fare Il Grande Cinema
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abrakadabra
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martedì 28 agosto 2012
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molto di piu di quel che sembra.
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Chi non ha mai sognato di trovare la borsa con i dobloni d'oro?
Ed il cacciatore diviene preda perchè non si ruba ai ladri.
Una trama apparentemente semplice e lineare da sembrare un fumetto di Tex Willer.
Ma c'è qualcosa di magico, come quando appare Mefisto, a tenerci inchiodati allo schermo.
La morte è inizialmente offerta nei minimi particolari da un angelo della morte.
Gioca ai dadi con la vita altrui e uccide gli uomini come animali da macello.
Poi, come in dissolvenza, si sottrae e si lascia solo immaginare.
Si pulisce le scarpe dal sangue per lasciare spazio ai dubbi e alle domande.
Solo quando perdiamo di vista il protagonista ci accorgiamo che era solo un ingranaggio.
Molti rimarranno delusi.
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Chi non ha mai sognato di trovare la borsa con i dobloni d'oro?
Ed il cacciatore diviene preda perchè non si ruba ai ladri.
Una trama apparentemente semplice e lineare da sembrare un fumetto di Tex Willer.
Ma c'è qualcosa di magico, come quando appare Mefisto, a tenerci inchiodati allo schermo.
La morte è inizialmente offerta nei minimi particolari da un angelo della morte.
Gioca ai dadi con la vita altrui e uccide gli uomini come animali da macello.
Poi, come in dissolvenza, si sottrae e si lascia solo immaginare.
Si pulisce le scarpe dal sangue per lasciare spazio ai dubbi e alle domande.
Solo quando perdiamo di vista il protagonista ci accorgiamo che era solo un ingranaggio.
Molti rimarranno delusi.
Qui non c'è l'ispettore Callaghan.
NOn è un film per vecchi.
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borghij
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giovedì 31 ottobre 2013
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poi mi sono svegliato.
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Una storia raccontata da Tommy Lee Jones, un viaggio nel vecchio west dei nostri tempi, uno dei film thriller più
belli della storia del cinema, interpretato soprattutto da Javier Bardem, psicopatico killer a pagamento.
Una storia con inizio e fine, non c'è molto da dire se non si vede completamente immersi nell' atmosfera del Thriller, emozionante, con più poesia che azione.
La voce di Jones è magica, racconta tutto, nei dettagli, un narratore onniscente che osserva e giudica.
Quale scena più memorabile, se non quella del testa o croce, per la vita, o per la morte, il viso fisso di Bardem,
lo sguardo di ghiaccio di questo stupendo attore dalle mille capacità; questa tensione continua, per paura di un
improvviso sparo, di una mossa improvvisa .
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Una storia raccontata da Tommy Lee Jones, un viaggio nel vecchio west dei nostri tempi, uno dei film thriller più
belli della storia del cinema, interpretato soprattutto da Javier Bardem, psicopatico killer a pagamento.
Una storia con inizio e fine, non c'è molto da dire se non si vede completamente immersi nell' atmosfera del Thriller, emozionante, con più poesia che azione.
La voce di Jones è magica, racconta tutto, nei dettagli, un narratore onniscente che osserva e giudica.
Quale scena più memorabile, se non quella del testa o croce, per la vita, o per la morte, il viso fisso di Bardem,
lo sguardo di ghiaccio di questo stupendo attore dalle mille capacità; questa tensione continua, per paura di un
improvviso sparo, di una mossa improvvisa .
Il finale lascia in uno stato di mistero, angoscia e stupendo stupore, con un Bardem che si allontana ferito, con un
Tommy lee Jones a cui non resta che sognare.
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