La principale qualità dei fratelli Coen è sempre stata quella di avere e conservare intatta nel tempo la voglia e il coraggio della sperimentazione. Dopo il noir de "L'uomo che non c'era" e la sophisticated comedy de "Prima ti sposo poi ti rovino" è ora la volta del "western" di frontiera. Tratto dal crudo e realistico romanzo del geniale Cormac McCharty, il film si presenta come uno sguardo spietato e amaro di un mondo che sembra ormai governato dalla follia, un mondo dove solo i più forti riescono a sopravvivere. Il paesaggio sterminato in cui è ambientata la storia è un luogo senza confini in cui i personaggi si muovono come anime sperdute, un "paese" (il termine non si limita esclusivamente all'America) in cui tutto è ormai privo di una logica. I personaggi non sono mai presentati direttamente al pubblico, in realtà si sa ben poco di loro; ed è proprio questa la genialità della pellicola: ciascuno di essi è la pedina di un gioco interminabile e perverso, un inseguimento che non può volgere al termine finchè una delle due parti non perde. E' questa, ahimè, la triste realtà dei nostri giorni, a cui non possiamo sottrarci, una realtà che neanche la dura legge del Texas riesce a debellare. A detta dell'amico paraplegico dello sceriffo Tom Bell "non si può fermare quello che sta arrivando", parole che riecheggiano con glacialità nel cuore dello spettatore già turbato dallo sviluppo della vicenda. Tuttavia esiste una via per sterminare questa aberrazione; e ciascuno la deve trovare dentro di sè. Il racconto finale che tronca inaspettatamente il film (da molti incompreso) lascia il cuore e la mente dello spettatore come sospesi per qualche secondo; l'immagine del padre che cavalca nella notte avvolto in una coperta per andare ad accendere un fuoco in mezzo a tutto quel buio e a quel freddo è una straordinaria metafora di speranza per chi, come noi, vive il mondo attuale. Di notevole efficacia è la decisione di non inserire una colonna sonora. Nulla da aggiungere a quanto già detto circa la straordinaria interpretazione di Javier Bardem, "mimetizzatosi" perfettamente nel ruolo di un personaggio che non rappresenta il classico assassino che pratica violenza, più che altro è la violenza stessa. Grandissimo Tommy Lee Jones, con quella sua eterna aria da cow-boy tormentato a causa del suo tempo, di cui non riesce ad accettare le numerose ingiustizie.
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