Non è un paese per vecchi

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Un film di Ethan Coen, Joel Coen. Con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald.
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Titolo originale No Country for Old Men. Thriller, durata 122 min. - USA 2007. - Universal Pictures uscita venerdì 22 febbraio 2008. MYMONETRO Non è un paese per vecchi * * * - - valutazione media: 3,37 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Tra polvere e realtà Valutazione 4 stelle su cinque

di sassolino


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domenica 24 febbraio 2008

Quello dei Cohen è un cinema polveroso, polverose certe inquadrature, polveroso il volto rigato di rughe di Tommy lee Jones, polverosi gli interni di quasi tutte le stamberghe dei loro film spesso a metà strada tra road movies e crime stories. Qui, un po come in blood simple, uno dei loro piccoli tesori siamo negli anni 80, precisamente nel 1980, sullo sfondo di paesaggi rarefatti, regolamenti di conti con cani morti e killer dotati di armi improbabili (qui l'ammazzatutti di turno ha addirittura un ammazza/bovini che usa per sgretolare serrature), geniale! Il tema di fondo è la prevalenza del male sul bene e l'impossibilità di fronteggiarlo da parte di una società incapace persino di guardarlo in faccia: Tommy lee Jones ne è l'antieroe simbolico, sceriffo prossimo alla pensione ormai battuto dalla vita. Dall'altra parte abbiamo i cosiddetti cattivi, quelli che dovrebbero rappresentare il male e che come in tutti i film dei Cohen finiscono per essere risucchiati dal caso; Josh Brolin, attore ormai feticcio, muore per una soffiata ai messicani del tutto imprevedibile e il killer spietato per poco non lascia le penne in un maldestro e banale incidente d'auto. Il caso, la fatalità, la tragedia che si trasforma in farsa come a sottolineare quanto sia assurdo il male, il desiderio di dominio, di sopraffazione, già presente nei bambini, che si scannano per dividersi 100 dollari donati dal killer. Proprio a testimoniare che siamo condannati all'inferno, che la violenza è insita nella nostra società, è di fatto una componente antropologica ormai incancellabile. Divertente! per l'uso quasi sguaiato della camera a mano, per il montaggio sorprendentemente lineare che contrasta con la caoticità del resto e almeno 2 sequenze da antologia; l'arrivo in messico di Josh brolin e il riattraversamento della frontiera per gli states dove basta affermare di essere stati in un qualsiasi fottuto battaglione del Vietnam per varacare la soglia. Non manca di una certa ruffianeria e di tanti ammiccamenti politically correct ma merita ampiamente la visione.

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mel mercoledì 27 febbraio 2008
camera a mano?
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Quand'è che hanno usato la camera a mano??...in modo sguaiato poi....

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rementil@tin.it lunedì 3 marzo 2008
non è un paese per vecchi
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No
33%

è,a mio avviso,un film da rivedere per comprenderlo meglio.La violenza forse eccessiva non è gratuita,gli spunti di riflessione sono molti.il finale lascia interdetti,ecco questo amio avviso poteva essere più comprensibile.Certo non è un film per minori....

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sassolino martedì 4 marzo 2008
x rementil
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Sicuramente è un film complesso, senza dubbio da vedere più volte. Il finale è di stampo biblico con un messaggio profetico sul male e sulla prevalenza che ha assunto sul bene.

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c5g domenica 9 marzo 2008
sono d'accordo
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però mi devi dire dove hai visto l'uso sguaiato della camera a mano, in un film che è fatto tutto di mirabili inquadrature statiche. Comunque ammetto che "l'uso sguaiato della camera a mao" è una bela frase, fa molto intellettuale. Tu sì che hai studiato.

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sassolino domenica 9 marzo 2008
abbasso la camera a mano
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Ok lo ammetto non c'e' la camera a mano. Hai molto intutito, in effetti l'ho scritto perché suonava bene, ci doveva essere qualcosa di tarantiniano nella recensione di questi registi in qualche modo postmoderni. Sappiamo bene tutti e due, anzi lo sa anche mel che i Cohen sono professionisti molto più ortodossi di quanti molti pensino e che soprattitto qui le inquadrature sono splendidamente statiche, quasi sacrali, proprio a sottolineare ancor di più l'ineluttabilità del male. Mi piace fare l'intellettuale, lo ammetto, ma mi piacerebbe anche ritrovarti, hai inutito!

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gus da mosca lunedì 10 marzo 2008
realta' di polvere, che svanisce senza piu' tracce
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Niente camera a mano! Anche perche' darebbe un punto di vista in soggettiva allo spettatore, con un ruolo di testimone diretto passivo, assolutamente fuori dallo schema del film. I Coen non condizionano il film alla tecnica, ne' concepiscono il film come una vicenda girata intorno a tecnica/effetti/attori a disposizione: prima nasce l'idea del film, poi si decide cosa usare per renderla, dal casting fino alle lenti. Mentre moltissimi, pure tu, danno una lettura di questo film in termini manichei, col male che trascende ogni carattere del film. Io preferisco ternermi su di un piano piu' estetico, di stile. Giudico quel che vedo, senza andare troppo oltre (siamo davanti ad un film, non alla Divina Commedia): tornero' presto su questo "classico" western. [+]

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gus da mosca domenica 16 marzo 2008
sassolino, ho scritto 2 idee anch'io
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Sassolino, ho lasciato una recensione nel forum sotto al titolo: Il Grande Silenzio nel paese che non e' per vecchi 10-03-08 e poi' ho li' aggiunto dell'altro, stimolato da un commento. Purtroppo tutti parlano su questo film ed i commenti affondano nelle pagine del blog. Come si vede che gli Italiani hanno una cultura manichea intrinsecamente cattolica !! (Tutti: credenti, atei, eretici e blasfemi. E' una mia constatazione, non un giudizio di valore. In Italia il cattolicesimo va oltre la concezione/necessita' di religione, coincide con la cutura nazionale). Non c'e' recensione che non si fondi su concetti di giusto/ingiusto, buono/cattivo, male/bene, morale/immorale...ma ci sono anche altri modi di analizzare un film !

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sassolino domenica 16 marzo 2008
l'immagine è emozione
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No
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Caro Gus, leggo sempre con piacere ciò che scrivi anche perché sei molto distante dal mio carattere, impulsivo, istinitivo, carnivoro. Tu in effetti fai un'ottima disanima tecnica di ciò che vedi, spacchi il capello, magari non sembre azzeccandoci (non lo riterrrei un western pur avendo molti spunti di Sergio Leone, lo riterrei piuttosto una tragedia elisabettiana o forse se proprio lo si vuole avvicinare al western virerei su Johnny Guitar che di fatto è una tragedia elisabettiana.Sulla camera a mano, globalmente non c'e' ma dovrei rivedere il film perché quando Josh Brolin fugge non sono convinto che sia cosi' fissa. Tornando al tuo stile o meglio al tuo modo di concepire il cinema, per me vale sempre e prima di tutto la prima associazione inconscia, ovvero cinema/immagine/emozione, prima reagisco emotivamente al film , lo assorbo a livello emotivo e ne percepisco i sentimenti e in un certo senso le intenzioni. [+]

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sassolino domenica 16 marzo 2008
emozioni emozioni
75%
No
25%

... su questo non ci piove. Studiano il film nei minimi dettagli. L'estetica poi è un discorso talmente complesso, bisognerebbe tirare fuori Nietzsche... L'estetica nasce anche dall'emozione, dall'espressione di un concetto (in questo caso può essere il male che prevale sul bene, come possono essere mille altre cose) soavemente trascritto in termini cinematografici e quindi come dici te, facendo attenzione alle lenti, al trucco, alla luce. Nella critica cinematografica come in quella letteraria, artistica, culinaria devono coesistere forma e contenuti, quindi estetica , quindi significante, quindi prodotto finale = emozioni filtrate dal cineocchio.

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gus da mosca domenica 16 marzo 2008
la tecnica: steady-cam e shaky-cam
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Sulla camera a mano: e' una tecnica poco usata, anche perche' cinema e tv ultimamente si sono concentrati sull'uso della steady-cam che fa lo smoothing meccanico/ottico o elettronico dei movimenti di una handy-cam (cioe' esattamente l'opposto). Tu parli dell'effetto elettronico shaky-cam (Cloverfield), che produce un panning randomico dell'immagine, su riprese normalmente effettuate con camera stabile ad alta risoluzione, parzializzando il quadro e muovendolo all'interno dell'inquadratura totale, come post-effetto. Mi spiego: con la "camera a mano" il punto di attenzione della ripresa puo' uscire dal quadro e poi rientare, simulando sbalzi violenti (e provocando nausea in chi guarda). La scena che tu dici invece e' una ripresa in movimento (con steady-cam) dove il punto di attenzione resta [+]

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gus da mosca domenica 16 marzo 2008
cinema: tecnica per l''emozione dell'immagine
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Ribadisco e' un western: ma Leone non c'entra, al limite e' ispirato da Corbucci (antagonista di Leone, come da mia recensione). Hai centrato (in parte): non mi ritengo impulsivo, cerco di essere razionalmente predittivo (amerei Cassandra, l'avessi conosciuta), pero' istintivo eccome: congliere la sensualita' delle immagini e' una delle componenti imprescindibili per capire un film (che gia' e' limitato a 2 soli sensi), da qui l'esasperazione del lato estetico (vista udito), ottenuta nel cinema solo grazie ad un uso della tecnica, trasparente, ma essenziale per ottenere il risultato di "naturale" coinvolgimento dei 2 sensi fisici e la generazione di tutte le emozioni cerebrali derivate (molte delle quali personalissime): il cineocchio, appunto. [+]

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sassolino domenica 16 marzo 2008
tecnica
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prenmetto che non avevo letto il commetno sul cattolicesimo etc etc... La tua risposta è ben calibrata ed anzi ti ringrazio dei ragguagli tecnici molto approfonditi.. Non vedo l'ora di risponderti ma ora devo scappare. Bravo comunque!

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chiara carmeni domenica 16 marzo 2008
caduta di stile
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50%

Scusa sassolino, mi accusi di avere un modo di scrivere convulso e caotico mentre giochi a fare l'intellettuale genarando tu il vero caos: hai idea di cosa sia una camera a mano?Meglio una scrittura convulsa e veritiera che banale e mistificante. "suonava bene"...perdonami ma intellettuali lo si è, perchè si coltiva la propria vita al servizio di una grande sete di sapere e non ci si improvvisa abbinando le giuste consonanze tra le parole. Sarebbe stato più elegante da parte tua non ridicolizzare la scrittura altrui, piuttosto obbiettare il contenuto invece della forma.

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sassolino lunedì 24 marzo 2008
gus e la tecnica
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Caro gus, spero tu abbia passato una buona pasqua anche se mi ricordavo che in Russia la pasqua ortodossa è successiva alla nostra... in ogni caso la tua spiegazione sulla camera a mano è di grande efficacia, grazie per le delucidazioni. Relativamente al western continuo a nutrire qualche perplessità ricordandoti che i Cohen hanno da sempre fatto della contaminzaione dei generi il loro cavallo di battaglia. In ogni caso non ho visto il grande silenzio pur conoscendone la sua fama, so che è stato il più grande sogno di Corbucci e anche la sua opera più alta, in termini cinematografici. E' molto probabile che si rifacciano a Corbucci ma dovrei vederlo per essere preciso. Quello che mi preme maggiormente discutere con te è piuttosto quanto la grande coscienza della tecnica uccida l'emozione, intendo dire. [+]

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sassolino lunedì 24 marzo 2008
tecnica versus gus
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..Ma non sarà che tutta questa tua perizia tecnica uccide un po il lato più istintivo della propria sensorialià. E' verisssimo quello che affermi te "l'istintività sta anche nel cogliere la sensualità delle immagini di un film, cosi' da comprendere appieno il film stesso" è sacrosanto quello che dici te e criticarti diventa un sacrilegio però mi sento di dire che a volte la sensualità delle immagini va goduta ancor prima che capita e che un giudizio di pancia chiaramente non sarà mai paritario a una disanima tecnica. Il film può essere sia letto in modo maicheo , sia in modo "critico" come fai tu ma chissà se il "critico" risucirà mai a versare una lacrima! Io sto facendo un corso per doppiatori, ci credi che da quando faccio questo corso non mi godo più i film come prima? sto attento ai dialoghi, alle interpunzioni, alle appoggiature, è diventata tutta un'altra storia. [+]

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gus da mosca martedì 25 marzo 2008
doppiaggio? no grazie: voglio il texano originale!
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No
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Curiosissimo confronto: un doppiatore ed un maniaco della versione originale. Io guardo anche il cinema asiatico in originale, coi sottotitoli solo in inglese, per capire, senza compromettere recitato e cadenza del parlato e per non aggiungere la traduzione poco neutrale di sottotitoli in italiano o francese. Niente sottotitoli per inglese, francese, italiano, perche' mi distraggono dall'immagine: Il film si guarda, possibilmente non si legge, perche' e' diverso da un libro. La mia contrarieta' al doppiaggio viene dal fatto di considerarlo un film sul film: una seconda recitazione, artificiosamente aggiunta, che spesso altera lo schema recitativo originale, per stare dentro alle battute originali. [+]

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gus da mosca martedì 25 marzo 2008
metrica del linguaggio visivo
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(secondo tempo) L'uso di un numero ridotto di voci, di tecniche standard e la traduzione "non libera", portano ad una ripetitivita' ed uniformita' del recitato tra film diversi, doppiati spesso sempre dagli stessi doppiatori (si piange, si urla, si comanda, si bestemmia, si ride o semplicemente si parla sempre nello stesso modo). Infine, gli artisti originali perdono la voce, difficilmente rimpiazzata da un doppiatore "identico" in timbro e capacita' recitativa: le eccezioni ci sono, ma sono rarissime e vanno scomparendo. Il microfono in presa diretta, costante del cinema in versione originale, e' una caratteristicha per me irrinunciabile: questo film dei Coen ne e' una palese dimostrazione, se visto in originale (. [+]

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gus da mosca martedì 25 marzo 2008
difendo cloverfield ! (...e mi piace provocare)
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(....terzo tempo ??!!)...nel cinema "il sonoro" e' un linguaggio complementare a quello visivo, non sempre essenziale (Metropolis, Cabiria, Tempi moderni e... questi Coen lo dimostrano, te lo dice uno a cui piace la verbosita' di Tarantino). Il film dei Coen e' una dimostrazione eccellente di quanto e' penetrante una sequenza di immagini metricamente perfetta, anche quando non fa vedere quasi nulla, ma "violenta" lo spettatore obbligandolo ad intuire in un lampo l'accaduto, "non visto". Non intendo scomporre l'opera per analizzarla, ma usare conoscenze tecniche su come'e' stata creata, per valutarne prima di tutto la semantica visiva e poi i contenuti, anche sonori. Tu invece ti lamenti di scivolare nella scomposizione sonora del film, come doppiatore. [+]

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sassolino mercoledì 26 marzo 2008
ferruccio amendola
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Dunque Gus, le tue risposte sono sempre molto simpatiche e talmente intelligenti che è davvero difficile contraddirle ma anch'io sono un provocatore e te le contraddirrò. Purtroppo ho sempre poco tempo, domani ho da fare un giro pesca nella mia terra, la Toscana che mi costringe ad alzarmi molto presto... Comunque... anzitutto volevo pregarti di leggere la mia recensione su "onora il padre e la madre" altro capolavoro, chiaramente andata subito tra le best:-).E' un po manichea anche quella ma d'altra parte da me tanti purismi non te li puoi aspettare più! Relativamente al tuo discorso sul doppiaggio, è abbastanza condivisibile, anzi direi che non fa una piega, io infatti sono contrario alle "appoggiature" standard e sono sempre in dibattitto con la mia insegnante che ritengo troppo tecnica. [+]

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sassolino mercoledì 26 marzo 2008
giancarlo giannini
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... o ferruccio Amendola in toro scatenato che doppia De niro o giannini che doppia al pacino nell'avvocato del diavolo. In qualche caso i doppiatori sono artisti che sconfinano oltre l'accademia... ma come ripeto purtroppo sono daccordo con te anche se devi considerare un aspetto. Un film in lungua originale, prendiamo lo stesso film dei Cohen... io non l'ho sentito in lingua originale ma un po mi immagino come suonerebbero certe frasi dette in unglese, anzi in americano. Un tommy lee jones che dice "portami il caffè cara" in italiano lo dirà necessariamente in modo diverso, più simmetrico alla nostra espressività. Pertanto è vero che per fare critica cinematografica occorre fare del "purismo" ma è anche vero che va compreso e probabilmente per comprenderlo nel nostro spirito di essere italiani occorre il doppiaggio che indubbiamente è stereotipato ma trasmette un'emozione in modo antiamericano e quindi più immediatamente comprensibile a livello emotivo. [+]

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gus da mosca mercoledì 23 aprile 2008
v.o.
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(..rispondo in ritardo) Vedere i film in lingua originale puo' essere considerato una forma di esibizionismo di chi puo' vantare di capire tante lingue. Io pero' mi ostino ad ascoltare in originale anche lingue che non conosco (giapponese, coreano) o intuisco appena (tedesco e russo). Ci sono paesi come Italia e Germania dove i film si doppiano da sempre ed il pubblico, male abituato, pretende il doppiaggio. Altri paesi come Russia, tutti i nordici, scandinavi e anglosassoni (USA e Australia inclusi) hanno da sempre un pubblico abiuato ai sottotitoli. Altri paesi ancora importano il meno possibile, limitandosi a doppiare solo l'importato (Francia e tanti altri). Forse una maggiore accettazione (e abitudine) al film sottotitolato gioverebbe a molti film, ma inevitabilmente spingerebbe la lingua nazionale ancora piu' nell'angolo. [+]

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