Non è un paese per vecchi |
||||||||||||||
Un film di Ethan Coen, Joel Coen.
Con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly MacDonald.
continua»
Titolo originale No Country for Old Men.
Thriller,
durata 122 min.
- USA 2007.
- Universal Pictures
uscita venerdì 22 febbraio 2008.
MYMONETRO
Non è un paese per vecchi
valutazione media:
3,37
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
||||||||||||||
|
||||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Avidità, soldi e folliadi Tom CineFeedback: 4278 | altri commenti e recensioni di Tom Cine |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
giovedì 18 marzo 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Molto tempo dopo aver realizzato quel capolavoro che è “Fargo”, i fratelli Coen tornarono ad affrontare il thriller con questo “Non è un paese per vecchi”: rispetto al film precedente, che era tratto da una sceneggiatura originale che rielaborava vari fatti di cronaca, questo è tratto da un romanzo di Cormac McCarthy, ma è un film altrettanto memorabile e solido. In entrambi i film l’avidità di ricchezza (e di potere, perché il denaro lo fa guadagnare: qui, addirittura, vengono affidate le sorti di alcuni personaggi al lancio di una moneta) muove le fila della vicenda, ma la diversa ambientazione e, soprattutto, la diversa origine delle due storie ne rende differenti i toni. In “Fargo”, ambientato in un nevoso North Dakota, l’umorismo nero prevale sugli aspetti più crudi ed il parziale pessimismo era moderato dal personaggio principale, una poliziotta incinta e di sani principi contrapposta ad un trio di balordi criminali. In “Non è un paese per vecchi”, dove l’azione si svolge in una assolata e arida zona di frontiera al confine tra il Messico e gli Stati Uniti, il pessimismo del testo di partenza prevale sugli aspetti umoristici (pur presenti e sempre tinti di nero) e nessuno dei personaggi coinvolti è esente da zone d’ombra. Tutto parte dal ritrovamento di una valigetta piena di dollari da parte di Llewelyn Moss, un ex-saldatore, reduce del Vietnam, che finisce col trovarsi, durante una battuta di caccia, nel mezzo di quello che resta di una sparatoria tra narcotrafficanti. L’uomo, accecato dall’avidità, pensa bene di trafugare la valigetta e fuggire negli Stati Uniti per darsi alla “bella vita” insieme alla giovanissima compagna. Finirà in un sanguinoso incubo: sulle sue tracce si metteranno un sicario molto più che spietato ed uno sceriffo che (sia pur riluttante a farsi coinvolgere) tenterà comunque di salvare Moss e di fermare la scia di sangue. Questo film dei fratelli Coen non è soltanto una semplice e riuscita trasposizione di un romanzo comunque interessante : è un film pessimista, ma anche eccellente e dove la tensione viene mantenuta così alta, per tutta la sua lunga durata (poco più di due ore),da toccare perfino punte di disagio. Ed è anche un film visivamente molto forte dove la violenza, che permea anche le scene apparentemente più tranquille del film, raggiunge dei picchi di inusitata brutalità in parecchi punti (la sequenza in cui Llewelyn si aggira in mezzo ai cadaveri, tutti i momenti che mostrano in azione il sicario) e dove gli spogli e assolati paesaggi, che sembrano alludere all’aridità morale di Moss e della sua nemesi, ne amplificano l’impatto. I paesaggi hanno un ruolo fondamentale anche e soprattutto nell’impatto della tensione, suggerendo (benissimo) la sensazione che non esistono, in questo film, posti in cui ci si possa nascondere. Anche le scenografie degli interni non sono da meno: basti pensare all’angusta roulotte del protagonista, oppure alle altrettanto anguste stanze del motel nel quale si svolgono alcune scene importanti. Non è da sottovalutare nemmeno, nella riuscita di questa atmosfera angosciante, l’apporto sonoro. E qui bisogna sfatare una leggenda: la colonna sonora non è inesistente nel film, c’è (la firmò Carter Burwell), ma è minimalista e non invasiva, non ha mai la prevalenza sulle immagini e rimane volutamente sottotono. Viene dato, invece, un grande spazio ai silenzi ed il risultato di questa scelta è uno degli espedienti più riusciti, soprattutto quando è in scena il terribile killer pazzo interpretato da un memorabile Javier Bardem: le sue pause (e i suoi sguardi) durante i suoi deliranti dialoghi fanno aggrovigliare le viscere dello stomaco. A parte Bardem, bravissimo nel donare movenze davvero minacciose al personaggio del sicario, accentuandone gli aspetti brutali e imprevedibili che lo fanno addirittura giganteggiare sugli altri personaggi ,trasformandolo in una minaccia implacabile e spesso letale (nel cinema, oltre ai volti, contano anche i corpi), anche il resto del cast è altrettanto eccellente, cominciando (soprattutto) da Tommy Lee Jones che, con il suo volto scavato, riesce a suggerire l’amarezza e la disillusione dello sceriffo (un uomo invecchiato e messo davanti ad un mondo che non riesce più a comprendere e nemmeno ad accettare) e finendo con Josh Brolin alle prese con il personaggio di Llewelyn Moss, di cui riesce a mettere bene in risalto l’irresponsabile immaturità, il cinismo e la profonda debolezza di carattere. Gli interpreti sono ben aiutati da una splendida sceneggiatura che riesce anche a tratteggiare un sottile parallelismo fra la psicologia di Moss e quella della sua nemesi riuscendo a far trapelare, senza mai essere pedante, il monito della storia: fra la cieca bramosia di denaro e la follia più sadica e brutale non c’è che un passo.
[+] lascia un commento a tom cine »
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ultimi commenti e recensioni di Tom Cine:
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||