Nosferatu

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Un film di Robert Eggers. Con Aaron Taylor-Johnson, Bill Skarsgård, Nicholas Hoult, Lily-Rose Depp.
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Horror, Ratings: Kids+13, durata 132 min. - USA 2024. - Universal Pictures uscita mercoledì 1 gennaio 2025. - VM 14 - MYMONETRO Nosferatu * * * - - valutazione media: 3,31 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Uguaglianze e differenze Valutazione 5 stelle su cinque

di Tom Cine


Feedback: 4381 | altri commenti e recensioni di Tom Cine
sabato 1 febbraio 2025

Comincio con un presupposto: non tutti i remake sfigurano davanti all’originale. Alcuni sono, obiettivamente, inutili ma altri, laddove l’operazione esalta aspetti della storia precedentemente messi in secondo piano e ne aggiunge di ulteriori, sono veramente degni di considerazione. Se il risultato di quanto fatto in precedenza è un capolavoro, il rischio è grosso perché le probabilità che il nuovo film sia fatto (metaforicamente) a pezzi aumenta. In questo caso, il rischio raddoppia perché i capolavori davanti a questo film sono due: il “Nosferatu” di Murnau e lo splendido remake di Herzog con protagonisti un memorabile Klaus Kinski e una radiosa Isabelle Adjani. Se ci si lascia andare al pregiudizio secondo il quale i remake fanno schifo a prescindere dal risultato si rischia, come sempre, di concentrare la propria attenzione sul dito perdendo di vista la Luna. Infatti, oltre al film di Herzog, esistono tante altre eccezioni (anche “Scarface” e  “Le colline hanno gli occhi” sono dei remake, ma il primo è un capolavoro e il secondo è un gran film) e, secondo me, in questa categoria dovrebbe rientrare anche quest’ultimo “Nosferatu”.

La storia è nota, sostanzialmente è quella di “Dracula” con  alcune (anzi, molte) differenze, ma si possono fare degli accenni senza svelare troppo. Nella prima metà dell’Ottocento, a Wisborg, l’agente immobiliare Thomas Hutter, riceve l’incarico di concludere la vendita di un vecchio edificio stipulando un contratto con il conte Orlok. Il cliente è facoltoso e apparentemente impossibilitato a spostarsi dalla sua dimora, pertanto Hutter è costretto ad abbandonare la moglie Ellen e a partire: la destinazione è la dimora di Orlok, un castello nei Carpazi. Dopo un viaggio pieno di avvertimenti e segnali inquietanti, Hutter giunge alla meta, ma ben presto si rende conto della natura diabolica, soprannaturale e violenta dell’oscuro cliente che, invaghitosi di Ellen, parte improvvisamente per Wisborg, lasciandosi dietro una scia di morte e diffondendo la peste con l’ausilio di orde di ratti. Ma le cose non sono così chiare come sembrano e ci sarà bisogno di un professore esperto di occulto e della stessa Ellen per cercare di debellare la mortifera e maligna presenza del vampiro.

Tolta la trama, bisogna soffermarsi non sulle uguaglianze ma sulle differenze che caratterizzano i tre film. Il “Nosferatu” originale, il più onirico del terzetto, lasciava trasparire le paure (purtroppo confermate perché poco tempo dopo Hitler avrebbe preso il potere) dovute all’apparizione di un tiranno e all’instabilità sociale e politica; il rifacimento di Herzog si concentrava maggiormente su un’atmosfera macabra e funebre, dando più risalto alla peste e alla necrofobia perché voleva rappresentare anche la paura del disfacimento sociale dando risalto alla grande rimossa di sempre, cioè la morte; il “Nosferatu” di Eggers prosegue il discorso iniziato dal suo regista con “The witch” facendo ruotare il perno della storia intorno al rapporto tra i bisogni di libertà e le pulsioni di una donna e una società sostanzialmente misogina, maschilista e sessualmente repressiva. Nessun personaggio maschile, parzialmente perfino il vampiro (ma sulle sue origini e sul suo rapporto con Ellen in questo film è giusto non svelare troppo), rimane esente dalla misoginia e dal maschilismo e il picco si raggiunge quando il medico confonde la possessione di Ellen con l’isteria e finisce col dare la colpa, seguendo una credenza purtroppo davvero in voga nel diciannovesimo secolo, alla presunta repressione sessuale della donna consigliandole di stringere il corsetto. Tutto questo fa di “Nosferatu” un film tutt’altro che impersonale ma Eggers, a differenza di altri “autori”, non ha dimenticato anche e soprattutto di fare un film horror davvero gotico: il ritmo è dilatato e velocizzato nei momenti giusti (non è un film lento ma, per fortuna, non è nemmeno troppo frenetico riuscendo così a valorizzare anche le curate scenografie e i costumi), scorre in maniera compatta dall’inizio alla fine e lascia il giusto spazio a tutti i personaggi tra i quali spicca, tra i comprimari, l’allucinato Von Franz di Willem Defoe. Ma la ciliegina sulla torta (a parte la Ellen interpretata da Lily Rose Depp) è proprio il conte Orlok, rappresentato con un aspetto che se, in un primo momento, può disorientare chi ha amato il personaggio nelle precedenti versioni, si rivela, durante il procedere della narrazione, sempre più minaccioso e terrificante e nasconde, nel suo aspetto, una piccola citazione: quei baffi, esenti nei due film precedenti, che alludono a Vlad Tepes. Si tratta di Vlad III di Valacchia, temibile principe rumeno a cui si ispirò Bram Stoker per quel capolavoro della letteratura horror che è “Dracula” e che Coppola immortalò nel prologo della superba versione con Gary Oldman e Wynona Ryder. Che altro scrivere? Probabilmente, chi apprezzerà questo nuovo film  ringrazierà non solo Roberto Eggers e i suoi collaboratori, ma anche Murnau e soprattutto Bram Stoker.

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