alessandro pignatelli
|
domenica 9 marzo 2025
|
parte bene e poi....inutile
|
|
|
|
Comprato su apple appena uscito, ero troppo curioso,i primi 40minuti belli belli,la successiva ora una rottura di coglioni! Oltretutto la fine del vampiro è ridicola,praticamente muore x una notte si sesso, sta cosi arrapato che non si accorge che il sole sorge e lo uccide????...pagliacciata
Attrice brava ma...mono espressione
DEFOE una garanzia
Il VAMPIRO...un asmatico con seri problemi dermatologici...neanche i denti aguzzi gli hanno inserito,sta proprio con la dentiera.
Male male
|
|
[+] lascia un commento a alessandro pignatelli »
[ - ] lascia un commento a alessandro pignatelli »
|
|
d'accordo? |
|
mardou_
|
venerdì 28 febbraio 2025
|
la nuova versione della solita vecchia storia
|
|
|
|
nel 1922, f.w.murnau girò nosferatu, ispirandosi al romanzo dracula, di cui cambiò i nomi dei luoghi e dei personaggi. gli eredi di bram stoker vinsero la causa per violazione dei diritti d autore ed il cineasta tedesco fu condannato a distruggere tutte le copie della pellicola. tranne una, che salvò clandestinamente, consegnando ai posteri uno dei capolavori del cinema muto. il primo remake fu quello del '79 con klaus kinski nel ruolo di orlok. dopo più di un secolo, robert eggers ci presenta la sua versione della favola nera più bella di tutti i tempi. la tensione sensuale che aleggia come una densa foschia, è ben sostenuta dai bravi interpreti, su tutti un' ipnotica lily rose depp.
[+]
nel 1922, f.w.murnau girò nosferatu, ispirandosi al romanzo dracula, di cui cambiò i nomi dei luoghi e dei personaggi. gli eredi di bram stoker vinsero la causa per violazione dei diritti d autore ed il cineasta tedesco fu condannato a distruggere tutte le copie della pellicola. tranne una, che salvò clandestinamente, consegnando ai posteri uno dei capolavori del cinema muto. il primo remake fu quello del '79 con klaus kinski nel ruolo di orlok. dopo più di un secolo, robert eggers ci presenta la sua versione della favola nera più bella di tutti i tempi. la tensione sensuale che aleggia come una densa foschia, è ben sostenuta dai bravi interpreti, su tutti un' ipnotica lily rose depp. sono sicura che il regista, classe 1983, abbia guardato molto anche al dracula di coppola, di cui ha richiamato le atmosfere ed alcune citazioni, come " il sangue è vita" frase indimenticabile di gary oldman. qui a pronunciarla è samuel mcburney, herr knock, forse il mio personaggio preferito, a discapito del conte, che resta solo una bestia malvagia, senza il fascino e l attrazione magnetica che mi hanno fatto amare i vampiri sin da bambina.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mardou_ »
[ - ] lascia un commento a mardou_ »
|
|
d'accordo? |
|
paul hackett
|
domenica 9 febbraio 2025
|
splendida fotografia, femminista ma non ? herzog
|
|
|
|
Terza rilettura dopo la versione di Murnau del 1922 e quella eccezionale di Herzog del 1979. Non sono un grande fan del Nosferatu di Murnau al quale riconosco il valore storico, la sperimentazione degli effetti speciali inevitabilmente primitivi da contestualizzare nell'epoca, ma una mediocrità narrativa rispetto altre opere dell''espressionismo tedesco. La vera pietra di paragone sarebbe il Nosferatu di Herzog, autentico capolavoro. La curiosità verso questa versione di Eggers era parecchia, il cast e la produzione sono di assoluto spessore e il risultato è stato soddisfacente, la fotografia di qualità eccelsa. La sceneggiatura è fedele, ha un originale taglio velatamente ed elegantemente femminista che ho apprezzato, emerge la figura di Lily Rose Depp - Ellen Hutter rispetto a quella del vampiro, mentre nella versione del cineasta tedesco Klaus Kinski dominava tutto il film.
[+]
Terza rilettura dopo la versione di Murnau del 1922 e quella eccezionale di Herzog del 1979. Non sono un grande fan del Nosferatu di Murnau al quale riconosco il valore storico, la sperimentazione degli effetti speciali inevitabilmente primitivi da contestualizzare nell'epoca, ma una mediocrità narrativa rispetto altre opere dell''espressionismo tedesco. La vera pietra di paragone sarebbe il Nosferatu di Herzog, autentico capolavoro. La curiosità verso questa versione di Eggers era parecchia, il cast e la produzione sono di assoluto spessore e il risultato è stato soddisfacente, la fotografia di qualità eccelsa. La sceneggiatura è fedele, ha un originale taglio velatamente ed elegantemente femminista che ho apprezzato, emerge la figura di Lily Rose Depp - Ellen Hutter rispetto a quella del vampiro, mentre nella versione del cineasta tedesco Klaus Kinski dominava tutto il film. Frammenti di forte violenza e orrore non mancano tuttavia senza oltrepassare il confine del trash, restando nel limiti dell'horror che può pretendere nelle scene più torbide un linguaggio visivo esplicito fino all'espressionismo più intenso. Ho visto il film in lingua originale e ho apprezzato le performances ma in particololare mi ha sorpreso Lily Depp. Un po' debole Willen Dafoe, il personaggio del medico luminare convertito alla medicina alternativa e all'esoterismo è molto interessante e comprendo la scelta data la fisicità dell'attore che ben si adatta a contesti grotteschi e caricaturali però non mi ha convinto completamente. Il film è senz'altro da vedere, non sfigura rispetto al capolavoro di Herzog ma non arriva a quelle vette. Insisto sulla fotografia veramente molto curata.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paul hackett »
[ - ] lascia un commento a paul hackett »
|
|
d'accordo? |
|
tom cine
|
domenica 2 febbraio 2025
|
uguaglianze e differenze
|
|
|
|
Comincio con un presupposto: non tutti i remake sfigurano davanti all’originale. Alcuni sono, obiettivamente, inutili ma altri, laddove l’operazione esalta aspetti della storia precedentemente messi in secondo piano e ne aggiunge di ulteriori, sono veramente degni di considerazione. Se il risultato di quanto fatto in precedenza è un capolavoro, il rischio è grosso perché le probabilità che il nuovo film sia fatto (metaforicamente) a pezzi aumenta.
[+]
Comincio con un presupposto: non tutti i remake sfigurano davanti all’originale. Alcuni sono, obiettivamente, inutili ma altri, laddove l’operazione esalta aspetti della storia precedentemente messi in secondo piano e ne aggiunge di ulteriori, sono veramente degni di considerazione. Se il risultato di quanto fatto in precedenza è un capolavoro, il rischio è grosso perché le probabilità che il nuovo film sia fatto (metaforicamente) a pezzi aumenta. In questo caso, il rischio raddoppia perché i capolavori davanti a questo film sono due: il “Nosferatu” di Murnau e lo splendido remake di Herzog con protagonisti un memorabile Klaus Kinski e una radiosa Isabelle Adjani. Se ci si lascia andare al pregiudizio secondo il quale i remake fanno schifo a prescindere dal risultato si rischia, come sempre, di concentrare la propria attenzione sul dito perdendo di vista la Luna. Infatti, oltre al film di Herzog, esistono tante altre eccezioni (anche “Scarface” e “Le colline hanno gli occhi” sono dei remake, ma il primo è un capolavoro e il secondo è un gran film) e, secondo me, in questa categoria dovrebbe rientrare anche quest’ultimo “Nosferatu”.
La storia è nota, sostanzialmente è quella di “Dracula” con alcune (anzi, molte) differenze, ma si possono fare degli accenni senza svelare troppo. Nella prima metà dell’Ottocento, a Wisborg, l’agente immobiliare Thomas Hutter, riceve l’incarico di concludere la vendita di un vecchio edificio stipulando un contratto con il conte Orlok. Il cliente è facoltoso e apparentemente impossibilitato a spostarsi dalla sua dimora, pertanto Hutter è costretto ad abbandonare la moglie Ellen e a partire: la destinazione è la dimora di Orlok, un castello nei Carpazi. Dopo un viaggio pieno di avvertimenti e segnali inquietanti, Hutter giunge alla meta, ma ben presto si rende conto della natura diabolica, soprannaturale e violenta dell’oscuro cliente che, invaghitosi di Ellen, parte improvvisamente per Wisborg, lasciandosi dietro una scia di morte e diffondendo la peste con l’ausilio di orde di ratti. Ma le cose non sono così chiare come sembrano e ci sarà bisogno di un professore esperto di occulto e della stessa Ellen per cercare di debellare la mortifera e maligna presenza del vampiro.
Tolta la trama, bisogna soffermarsi non sulle uguaglianze ma sulle differenze che caratterizzano i tre film. Il “Nosferatu” originale, il più onirico del terzetto, lasciava trasparire le paure (purtroppo confermate perché poco tempo dopo Hitler avrebbe preso il potere) dovute all’apparizione di un tiranno e all’instabilità sociale e politica; il rifacimento di Herzog si concentrava maggiormente su un’atmosfera macabra e funebre, dando più risalto alla peste e alla necrofobia perché voleva rappresentare anche la paura del disfacimento sociale dando risalto alla grande rimossa di sempre, cioè la morte; il “Nosferatu” di Eggers prosegue il discorso iniziato dal suo regista con “The witch” facendo ruotare il perno della storia intorno al rapporto tra i bisogni di libertà e le pulsioni di una donna e una società sostanzialmente misogina, maschilista e sessualmente repressiva. Nessun personaggio maschile, parzialmente perfino il vampiro (ma sulle sue origini e sul suo rapporto con Ellen in questo film è giusto non svelare troppo), rimane esente dalla misoginia e dal maschilismo e il picco si raggiunge quando il medico confonde la possessione di Ellen con l’isteria e finisce col dare la colpa, seguendo una credenza purtroppo davvero in voga nel diciannovesimo secolo, alla presunta repressione sessuale della donna consigliandole di stringere il corsetto. Tutto questo fa di “Nosferatu” un film tutt’altro che impersonale ma Eggers, a differenza di altri “autori”, non ha dimenticato anche e soprattutto di fare un film horror davvero gotico: il ritmo è dilatato e velocizzato nei momenti giusti (non è un film lento ma, per fortuna, non è nemmeno troppo frenetico riuscendo così a valorizzare anche le curate scenografie e i costumi), scorre in maniera compatta dall’inizio alla fine e lascia il giusto spazio a tutti i personaggi tra i quali spicca, tra i comprimari, l’allucinato Von Franz di Willem Defoe. Ma la ciliegina sulla torta (a parte la Ellen interpretata da Lily Rose Depp) è proprio il conte Orlok, rappresentato con un aspetto che se, in un primo momento, può disorientare chi ha amato il personaggio nelle precedenti versioni, si rivela, durante il procedere della narrazione, sempre più minaccioso e terrificante e nasconde, nel suo aspetto, una piccola citazione: quei baffi, esenti nei due film precedenti, che alludono a Vlad Tepes. Si tratta di Vlad III di Valacchia, temibile principe rumeno a cui si ispirò Bram Stoker per quel capolavoro della letteratura horror che è “Dracula” e che Coppola immortalò nel prologo della superba versione con Gary Oldman e Wynona Ryder. Che altro scrivere? Probabilmente, chi apprezzerà questo nuovo film ringrazierà non solo Robert Eggers e i suoi collaboratori, ma anche Murnau e soprattutto Bram Stoker.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tom cine »
[ - ] lascia un commento a tom cine »
|
|
d'accordo? |
|
tom cine
|
sabato 1 febbraio 2025
|
uguaglianze e differenze
|
|
|
|
Comincio con un presupposto: non tutti i remake sfigurano davanti all’originale. Alcuni sono, obiettivamente, inutili ma altri, laddove l’operazione esalta aspetti della storia precedentemente messi in secondo piano e ne aggiunge di ulteriori, sono veramente degni di considerazione. Se il risultato di quanto fatto in precedenza è un capolavoro, il rischio è grosso perché le probabilità che il nuovo film sia fatto (metaforicamente) a pezzi aumenta.
[+]
Comincio con un presupposto: non tutti i remake sfigurano davanti all’originale. Alcuni sono, obiettivamente, inutili ma altri, laddove l’operazione esalta aspetti della storia precedentemente messi in secondo piano e ne aggiunge di ulteriori, sono veramente degni di considerazione. Se il risultato di quanto fatto in precedenza è un capolavoro, il rischio è grosso perché le probabilità che il nuovo film sia fatto (metaforicamente) a pezzi aumenta. In questo caso, il rischio raddoppia perché i capolavori davanti a questo film sono due: il “Nosferatu” di Murnau e lo splendido remake di Herzog con protagonisti un memorabile Klaus Kinski e una radiosa Isabelle Adjani. Se ci si lascia andare al pregiudizio secondo il quale i remake fanno schifo a prescindere dal risultato si rischia, come sempre, di concentrare la propria attenzione sul dito perdendo di vista la Luna. Infatti, oltre al film di Herzog, esistono tante altre eccezioni (anche “Scarface” e “Le colline hanno gli occhi” sono dei remake, ma il primo è un capolavoro e il secondo è un gran film) e, secondo me, in questa categoria dovrebbe rientrare anche quest’ultimo “Nosferatu”.
La storia è nota, sostanzialmente è quella di “Dracula” con alcune (anzi, molte) differenze, ma si possono fare degli accenni senza svelare troppo. Nella prima metà dell’Ottocento, a Wisborg, l’agente immobiliare Thomas Hutter, riceve l’incarico di concludere la vendita di un vecchio edificio stipulando un contratto con il conte Orlok. Il cliente è facoltoso e apparentemente impossibilitato a spostarsi dalla sua dimora, pertanto Hutter è costretto ad abbandonare la moglie Ellen e a partire: la destinazione è la dimora di Orlok, un castello nei Carpazi. Dopo un viaggio pieno di avvertimenti e segnali inquietanti, Hutter giunge alla meta, ma ben presto si rende conto della natura diabolica, soprannaturale e violenta dell’oscuro cliente che, invaghitosi di Ellen, parte improvvisamente per Wisborg, lasciandosi dietro una scia di morte e diffondendo la peste con l’ausilio di orde di ratti. Ma le cose non sono così chiare come sembrano e ci sarà bisogno di un professore esperto di occulto e della stessa Ellen per cercare di debellare la mortifera e maligna presenza del vampiro.
Tolta la trama, bisogna soffermarsi non sulle uguaglianze ma sulle differenze che caratterizzano i tre film. Il “Nosferatu” originale, il più onirico del terzetto, lasciava trasparire le paure (purtroppo confermate perché poco tempo dopo Hitler avrebbe preso il potere) dovute all’apparizione di un tiranno e all’instabilità sociale e politica; il rifacimento di Herzog si concentrava maggiormente su un’atmosfera macabra e funebre, dando più risalto alla peste e alla necrofobia perché voleva rappresentare anche la paura del disfacimento sociale dando risalto alla grande rimossa di sempre, cioè la morte; il “Nosferatu” di Eggers prosegue il discorso iniziato dal suo regista con “The witch” facendo ruotare il perno della storia intorno al rapporto tra i bisogni di libertà e le pulsioni di una donna e una società sostanzialmente misogina, maschilista e sessualmente repressiva. Nessun personaggio maschile, parzialmente perfino il vampiro (ma sulle sue origini e sul suo rapporto con Ellen in questo film è giusto non svelare troppo), rimane esente dalla misoginia e dal maschilismo e il picco si raggiunge quando il medico confonde la possessione di Ellen con l’isteria e finisce col dare la colpa, seguendo una credenza purtroppo davvero in voga nel diciannovesimo secolo, alla presunta repressione sessuale della donna consigliandole di stringere il corsetto. Tutto questo fa di “Nosferatu” un film tutt’altro che impersonale ma Eggers, a differenza di altri “autori”, non ha dimenticato anche e soprattutto di fare un film horror davvero gotico: il ritmo è dilatato e velocizzato nei momenti giusti (non è un film lento ma, per fortuna, non è nemmeno troppo frenetico riuscendo così a valorizzare anche le curate scenografie e i costumi), scorre in maniera compatta dall’inizio alla fine e lascia il giusto spazio a tutti i personaggi tra i quali spicca, tra i comprimari, l’allucinato Von Franz di Willem Defoe. Ma la ciliegina sulla torta (a parte la Ellen interpretata da Lily Rose Depp) è proprio il conte Orlok, rappresentato con un aspetto che se, in un primo momento, può disorientare chi ha amato il personaggio nelle precedenti versioni, si rivela, durante il procedere della narrazione, sempre più minaccioso e terrificante e nasconde, nel suo aspetto, una piccola citazione: quei baffi, esenti nei due film precedenti, che alludono a Vlad Tepes. Si tratta di Vlad III di Valacchia, temibile principe rumeno a cui si ispirò Bram Stoker per quel capolavoro della letteratura horror che è “Dracula” e che Coppola immortalò nel prologo della superba versione con Gary Oldman e Wynona Ryder. Che altro scrivere? Probabilmente, chi apprezzerà questo nuovo film ringrazierà non solo Roberto Eggers e i suoi collaboratori, ma anche Murnau e soprattutto Bram Stoker.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tom cine »
[ - ] lascia un commento a tom cine »
|
|
d'accordo? |
|
athos
|
lunedì 27 gennaio 2025
|
un vampiro proletario
|
|
|
|
Il vampiro proletario ritrova la sua anima gemella. Buon film, ottima fotografia, oltre due ore che volano via in un batter d'occhio. Deluso un po' dal vampiro, lo preferivo più elegante.
|
|
[+] lascia un commento a athos »
[ - ] lascia un commento a athos »
|
|
d'accordo? |
|
|
giovedì 23 gennaio 2025
|
non si pu? guardare
|
|
|
|
Cagata mondiale , mi veniva da ridere .
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
nino pellino
|
giovedì 23 gennaio 2025
|
un film moderno dal fascino gotico
|
|
|
|
Questo film del regista Robert Eggers è il remake del "Nosferatu - il principe della notte" uscito nel 1979 diretto dal regista Werner Herzog. Difatti la trama in generale, lo svolgimento della narrazione e il finale sono praticamente identici, fatta eccezione per qualche variazione di alcuni particolari. Inutile soffermarmi a fare paragoni con la celebre pellicola di Herzog: il fascino interpretativo dell'allora Klaus Kinski resta unico e inimitabile, così come la bellissima colonna sonora dell'epoca o in generale lo spessore e la robustezza di una regia assolutamente inarrivabile. Ma non dimentichiamoci ovviamente il primo film su "Nosferatu" risalente al 1922 con la regia di Friedrich Wilhelm Murnau.
[+]
Questo film del regista Robert Eggers è il remake del "Nosferatu - il principe della notte" uscito nel 1979 diretto dal regista Werner Herzog. Difatti la trama in generale, lo svolgimento della narrazione e il finale sono praticamente identici, fatta eccezione per qualche variazione di alcuni particolari. Inutile soffermarmi a fare paragoni con la celebre pellicola di Herzog: il fascino interpretativo dell'allora Klaus Kinski resta unico e inimitabile, così come la bellissima colonna sonora dell'epoca o in generale lo spessore e la robustezza di una regia assolutamente inarrivabile. Ma non dimentichiamoci ovviamente il primo film su "Nosferatu" risalente al 1922 con la regia di Friedrich Wilhelm Murnau. Detto questo, bisogna adesso capire il senso dell'utilità di questa terza versione cinematografica del 2024. Rispetto alle pellicole sopra citate che l'hanno preceduto, questo film l'ho trovato, nello stile, piuttosto manieristico e americano, soprattutto per l'uso (comunque intelligente) di effetti speciali e per un horror costruito ad hoc per suggestionare e per farsi piacere. Secondo il mio personalissimo parere ciò che contraddistingue e innalza a livelli ottimali quest'opera di Eggers è principalmente la bravura recitativa dell'attrice Lily-Rose Deep nel ruolo della protagonista Ellen Hutter, promessa sposa e oggetto del desiderio del conte vampiro Orlok. Se non ci fosse stata la presenza di quest'attrice, il film sarebbe stato meno interessante, anche se ripeto nell'affermare che gli effetti speciali sono tutto sommato godibili. Discreto e bravo l'attore Nicholas Hoult nel ruolo del marito Thomas Hutter, un personaggio quasi sacrificale e sempre più demoralizzato nel proseguo della trama a causa delle proprie vicende e soprattutto di quelle che affligeranno la sua sfortunata consorte. Citazione a parte per l'istrionico attore Willem Dafoe nella parte del Dott. Albin Eberhart, il quale, grazie alle sue teorie corrette, darà un contributo nella soluzione del mistero sulle notti insonne della povera Ellen Hutter, ma nei riguardi del quale sono rimasto perplesso per ciò che concerne la sua effettiva utilità nelle scene conclusive. Difatti il finale resta secondo me uno dei momenti sublimi di tutto il film, caratterizzato da una sorta di unione spirituale e allo stesso tempo carnale nella sua accezione dicotomica "amore-morte" tra Ellen Hutter e il vampiro Orlok che durerà tutta la notte e fino al fatidico canto del gallo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a nino pellino »
[ - ] lascia un commento a nino pellino »
|
|
d'accordo? |
|
ale
|
martedì 21 gennaio 2025
|
occasione mancata
|
|
|
|
Ottima fotografia e location più che fedele compresi i tratti distintivi del nobile Transilvano tipico del periodo.Buona prova degli attori ma mancano riferimenti sulle origini e sulla storia del vampiro come fece Coppola e soprattutto dialoghi banali e sbrigativi che rovinano il buon lavoro fatto nello sforzo di dare la giusta atmosfera di cupa e solenne oscurità gotica.
|
|
[+] lascia un commento a ale »
[ - ] lascia un commento a ale »
|
|
d'accordo? |
|
ale
|
martedì 21 gennaio 2025
|
si poteva meglio... fotografia ottima
|
|
|
|
Fotografia, location superbe... buona prova degli attori, fedele ricostruzione delle fattezze del conte Orlok in base al romanzo originale. Cosa mi ha deluso? Personaggio interpretato da Dafoe da centralizzare di pi? e prima...mancano accenni sulla storia della nascita del vampiro cos? come fece Coppola anche se il suo film eccede forse in " romanticismo".. ma soprattutto i dialoghi a mio avviso scontati... sbrigativi e semplici... manca la solennit? del linguaggio a completare e suggellare il resto cos? ben realizzato.
|
|
[+] lascia un commento a ale »
[ - ] lascia un commento a ale »
|
|
d'accordo? |
|
|