boffese
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sabato 26 gennaio 2008
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la vera storia di alexander supertramp
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il capolavoro di sean penn ,riesce ad emozionare il cuore e ad aprire la mente dello spettatore. non esiste la minima banalità in un racconto di due ore e mezzo di film, che ti trasporta in un viaggio stupendo per gli stati uniti d'america fino ad arrivare alla terra selvaggia dell'alaska. un personaggio con una purezza d'altri tempi, che ti lascia in corpo una grande voglia di liberta'. tutto bello ad iniziare da una regia e da una fotografia che ti lasciano a bocca aperta. emile hirsch è perfetto nelle vesti di christopher mccandless e sicuramente dopo aver reso popolare questo grande personaggio e dopo averci lavorato per quasi un anno , è lui quello che ha ricavato più giovamenti da questo film,diventando a 22 anni un uomo.
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il capolavoro di sean penn ,riesce ad emozionare il cuore e ad aprire la mente dello spettatore. non esiste la minima banalità in un racconto di due ore e mezzo di film, che ti trasporta in un viaggio stupendo per gli stati uniti d'america fino ad arrivare alla terra selvaggia dell'alaska. un personaggio con una purezza d'altri tempi, che ti lascia in corpo una grande voglia di liberta'. tutto bello ad iniziare da una regia e da una fotografia che ti lasciano a bocca aperta. emile hirsch è perfetto nelle vesti di christopher mccandless e sicuramente dopo aver reso popolare questo grande personaggio e dopo averci lavorato per quasi un anno , è lui quello che ha ricavato più giovamenti da questo film,diventando a 22 anni un uomo.stupendi anche tutti i personaggi incontrati lungo il viaggio,in cui ognuno riesce a regalare qualcosa al protagonista e viceversa. da mensionare una grande colonna sonora, che già da sola racconta il film. purtoppo, una sola nomination contro le troppe di espiazione e michael clayton. ma, gli oscar senza una grande sponsorizzazione non si vincono..... ma forse è meglio così.
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[+] idem come sopra
(di toni)
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[+] non essere forti, ma credere fermamente di esserlo
(di simply rachele)
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[+] boiata pazzesca
(di piervittorio)
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edo88
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sabato 26 gennaio 2008
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ca-po-la-vo-ro
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La potenza narrativa e insieme registica di Penn è strabiliante, è impossibile negarlo.
I frequenti primissimi piani sono tesi a catturare le perfette e toccanti espressioni dei personaggi, e regalano allo spettatore sguardi veri, domati dal sentimento, e mai - dico mai - sguardi di plastica.
Si vede proprio che Penn sa come fare esprimere fino in fondo i suoi attori! Si nota benissimo la sintonia tra lui e loro (infatti, a volte, Emile Hirsch si rivolge - anche se senza parlare - direttamente alla telecamera, come se stesse guardando la sua stessa cinepresa che lo accompagna nel viaggio).
Sarà soprattutto per questo, ma certamente anche per la forte ispirazione che un personaggio del genere gli ha dato, ma un Hirsch così non si è mai visto, e dubito si potrà vedere tanto spesso in futuro (a meno che l'attore, con questo film, non sia balzato ad un altro nonché superiore livello di recitazione in modo definitivo).
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La potenza narrativa e insieme registica di Penn è strabiliante, è impossibile negarlo.
I frequenti primissimi piani sono tesi a catturare le perfette e toccanti espressioni dei personaggi, e regalano allo spettatore sguardi veri, domati dal sentimento, e mai - dico mai - sguardi di plastica.
Si vede proprio che Penn sa come fare esprimere fino in fondo i suoi attori! Si nota benissimo la sintonia tra lui e loro (infatti, a volte, Emile Hirsch si rivolge - anche se senza parlare - direttamente alla telecamera, come se stesse guardando la sua stessa cinepresa che lo accompagna nel viaggio).
Sarà soprattutto per questo, ma certamente anche per la forte ispirazione che un personaggio del genere gli ha dato, ma un Hirsch così non si è mai visto, e dubito si potrà vedere tanto spesso in futuro (a meno che l'attore, con questo film, non sia balzato ad un altro nonché superiore livello di recitazione in modo definitivo).
Egli crea un personaggio che da solo regge tutto il film; un ragazzo imperfetto, che commette errori, che ascolta e impara in silenzio, dalle sfaccettature più varie e che conquista lo spettatore entrandogli nel cuore. Come non esserne colpiti?
Che dire poi di Jena Malone (la sorella), Marcia Gay Harden e tutti gli altri? Non ho avuto neanche per un secondo la sensazione che anche uno solo di loro fosse fuori posto, o a disagio, o sopra le righe.
Un cast così è da incorniciare.
Meritata dunque la - per ora - nomina all'Oscar di Hal Holbrook, che interpreta un vecchietto solitario in modo intenso e toccante, ma soprattutto VERO.
Ma l'avrei data anche a Emile (magari al posto, di, toh! un George a caso).
Ma questo film non è un capolavoro solo per queste cose; ciò che infondo mi ha colpito di più è stata la storia: un ragazzo neolaureato decide di mollare tutto e tutti e partire per l'Alaska all'insegna del contatto con la natura.
Io non lo farei mai, probabilmente, ma non ho dubbi che se riuscissi a superare l'ostacolo iniziale (l'abbandono) dopo mi troverei estremamente a mio agio.
Le immagini di Christopher da solo ma felice in mezzo a distese di sola flora mi hanno emozionato tantissimo.
Con un autobus abbandonato riesce a creare un mondo tutto suo, ovattato.
Rischia la vita, conosce gente, studia il mondo che lo circonda e vive di pura e semplice vita.
Questo personaggio mi rimarrà sicuramente nel cuore.
Per non parlare della colonna sonora, poi, veramente perfetta.
Le canzoni di Eddie Vedder, come "Guaranteed", calzano a pennello con l'atmosfera del film, fanno da dolce cornice ad un quadro dalle potenti immagini.
I dialoghi, infine, sono anch'essi perfettamente in linea col film.
Sono ponderati ma allo stesso tempo naturali e non pomposi.
Insomma, era almeno da un anno che non uscivo da una sala cinematografica così commosso e soddisfatto; e se siete amanti dei film carichi di veri, semplici e allo stesso tempo forti sentimenti, correte a guardarlo, perché vi garantisco che ne varrà la pena.
Non baderete troppo allo scorrere delle due ore e più, sarà un'esperienza per voi come lo è stata per Chris.
Un'avvertenza: non aspettatevi un film d'avventura!
E' molto di più ;)
HAPPINESS IS ONLY REAL WHEN SHARED – Christopher McCandless, a.k.a. Alexander Supertramp (Emile Hirsch)
Ps: è uno SCANDALO che a Bologna, provincia compresa, il film sia proiettato in 3, dico 3, sale, e che agli Acadamy Awards 2008 sia stato così snobbato (per fare poi spazio a film come "Michael Clayton", nominato addirittura in tutte le categorie più importanti - film, regia, attore, sceneggiatura - ma che davanti a questo sfigura).
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[+] e' giovane
(di max67)
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writer58
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giovedì 7 giugno 2012
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vita e morte nel grande nord
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"Into the wild" è un film che mi ha emozionato, mi ha riportato a un periodo in cui giravo per l'Europa e l'America Latina in autostop, con una tenda nello zaino, con l'unico obiettivo di raggiungere luoghi solitari e impervi.
La ricerca del protagonista è estrema, senza mediazioni, propria di un giovane idealista di 22 anni: vuole vivere il rapporto con la bellezza e con la natura in modo diretto, solo lui, il suo sguardo, la sua ricerca di assoluto.
Per questa ragione si ribella all'"american way of life", distrugge le proprie carte di credito, cancella le tracce del suo passato, si mette in viaggio senza denaro, rinnega i rapporti convenzionale e ipocriti.
La maestà dell'Alaska, le foreste sconfinate, i corsi d'acqua che, durante il disgelo, diventano prorompenti e scendono rapidi verso valle trascinando la loro portata gigantesca, il relitto di un autobus che offre un riparo provvisorio, tutto ciò fa da cornice a un viaggio inteso come ricerca interiore ed estremo approdo.
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"Into the wild" è un film che mi ha emozionato, mi ha riportato a un periodo in cui giravo per l'Europa e l'America Latina in autostop, con una tenda nello zaino, con l'unico obiettivo di raggiungere luoghi solitari e impervi.
La ricerca del protagonista è estrema, senza mediazioni, propria di un giovane idealista di 22 anni: vuole vivere il rapporto con la bellezza e con la natura in modo diretto, solo lui, il suo sguardo, la sua ricerca di assoluto.
Per questa ragione si ribella all'"american way of life", distrugge le proprie carte di credito, cancella le tracce del suo passato, si mette in viaggio senza denaro, rinnega i rapporti convenzionale e ipocriti.
La maestà dell'Alaska, le foreste sconfinate, i corsi d'acqua che, durante il disgelo, diventano prorompenti e scendono rapidi verso valle trascinando la loro portata gigantesca, il relitto di un autobus che offre un riparo provvisorio, tutto ciò fa da cornice a un viaggio inteso come ricerca interiore ed estremo approdo.
Gli incontri con le persone sembrano segnati fin dall'inizio dal congedo, da abbracci che equivalgono a degli addii, tappe di un percorso che porta il protagonista verso le terre selvagge del grande nord.
Un gran film, pieno di suggestioni intense.
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mirko
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venerdì 8 febbraio 2008
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la fine della strada.
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Usciti da un cinema o dopo aver assaggiato un calice di vino vale lo stesso: per quanto uno sia addentro nei tecnicismi, la cosa più importante rimane il primo giudizio di pancia, legato più alle emozioni che all’analisi razionale... Insomma, un vino, soprattutto, mi piace o non mi piace. In un secondo tempo si può disquisire se il tannino dovuto all’invecchiamento in barrique copre un po’ troppo l’aroma secondario di bacca matura...
Questo film mi è piaciuto, mi ha emozionato molto. Era da anni che, uscito dal cinema, non ritornavo per così tante volte a ripensare al quanto visto e sentito. Complici le immagini, la colonna sonora, le interpretazioni convincenti... e i temi trattati. Poco mi importa che il protagonista possa essere giudicato un pazzo, in idealista, fondamentalmente un suicida più o meno inconscio.
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Usciti da un cinema o dopo aver assaggiato un calice di vino vale lo stesso: per quanto uno sia addentro nei tecnicismi, la cosa più importante rimane il primo giudizio di pancia, legato più alle emozioni che all’analisi razionale... Insomma, un vino, soprattutto, mi piace o non mi piace. In un secondo tempo si può disquisire se il tannino dovuto all’invecchiamento in barrique copre un po’ troppo l’aroma secondario di bacca matura...
Questo film mi è piaciuto, mi ha emozionato molto. Era da anni che, uscito dal cinema, non ritornavo per così tante volte a ripensare al quanto visto e sentito. Complici le immagini, la colonna sonora, le interpretazioni convincenti... e i temi trattati. Poco mi importa che il protagonista possa essere giudicato un pazzo, in idealista, fondamentalmente un suicida più o meno inconscio. Penn interpreta ed estremizza, e comunuca con un’efficacia sorprendente sentimenti che a molti (a me) può capitare di aver provato, attraverso la voce di un romantico sognatore talmente scollegato dalla realtà da morire nella sua ricerca. Un radicale, misantropo, egoista... ma puro. E arriva dritto al cuore. Mi è piacuto davvero.
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[+] sapore di montepulciano d'abruzzo
(di sassolino)
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[+] giudizio di pancia
(di -p)
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aragorn82
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venerdì 22 luglio 2011
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inseguendo l'utopia
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Chris abbandona tutto, la famiglia, gli amici, i soldi, tutto quello che la civiltà gli ha messo a disposizione per intraprendere un lungo viaggio cercando una vita a stretto contatto con la natura. L'inseguimento di un utopia, vivere senza poter condividere i propri sentimenti con qualcuno e immergersi nella solitudine più selvaggia. Questo è quello che racconta questo film e lo fa attraverso i paesaggi meravigliosi che possono regalare gli infiniti spazi americani. Un viaggio senza ritorno che dà spazio a molte cose su cui riflettere. Immenso.
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dtt manhattan
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sabato 2 febbraio 2008
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uno tra i migliori film del 21 secolo
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Proprio un capolavoro assoluto questo Into The Wild.
Sean Penn regala al pubblico un gioiello di una grande intensità e profondità psicologica,aggiungendo ad esso delle riprese magnifiche e una musica leggendaria.
Emile Hirsch è eccezionale nei panni di Christoper McCandless e scende completamente nel suo ruolo difficile.
Oltre a delle grandi interpretazioni,una storia bellissima,una musica stupenda e delle riprese magnifiche come è lecito aspettarsi v'è anche una fotografia eccellente.
inoltre il film è ricco di poesia e nonostante le sue due ore e mezza mai noioso.
Sean Penn dirige con una incredibil maestria e gli attori recitano ottimamente.
5 stelle piene e meritate,Un capolavoro di Penn,un capolavoro del cinema non solo di genere,da vedere e rivedere.
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Proprio un capolavoro assoluto questo Into The Wild.
Sean Penn regala al pubblico un gioiello di una grande intensità e profondità psicologica,aggiungendo ad esso delle riprese magnifiche e una musica leggendaria.
Emile Hirsch è eccezionale nei panni di Christoper McCandless e scende completamente nel suo ruolo difficile.
Oltre a delle grandi interpretazioni,una storia bellissima,una musica stupenda e delle riprese magnifiche come è lecito aspettarsi v'è anche una fotografia eccellente.
inoltre il film è ricco di poesia e nonostante le sue due ore e mezza mai noioso.
Sean Penn dirige con una incredibil maestria e gli attori recitano ottimamente.
5 stelle piene e meritate,Un capolavoro di Penn,un capolavoro del cinema non solo di genere,da vedere e rivedere.
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[+] per fortuna il 21 secolo è appena cominciato ;-)
(di megliosenza)
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[+] e come no!
(di claudio)
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(di daniela)
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[+] per daniela
(di baggio10)
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(di anthony vasty)
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nwanda
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venerdì 18 aprile 2008
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nelle terre selvagge (del cinema)
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Al quarto tentativo Sean Penn agguanta finalmente il capolavoro, dopo tre opere comunque importanti. Capolavoro non perché film perfetto, anzi imperfetto e spurio, lontanissimo da ogni logica hollywoodiana (compresa quella d'autore), eppure profondamente 'americano'; vivido e spontaneo come pochissimi, una bordata contro le istituzioni di qualsiasi natura. Un'opera che nessun regista europeo avrebbe mai potuto girare, compiuta da un regista caparbio e tenace.
Un cinema raro, quasi unico, ma necessario per la profonda attualità di ciò che mostra: una società legata al denaro e al consumo, ma soprattutto che ha reciso troppi legami con la Natura, da cui é stata generata. Penn spinge il suo cinema nelle terre selvagge e inabitate della frontiera americana, non più quella del vecchio West ma quelle di una Natura agognata e perduta.
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Al quarto tentativo Sean Penn agguanta finalmente il capolavoro, dopo tre opere comunque importanti. Capolavoro non perché film perfetto, anzi imperfetto e spurio, lontanissimo da ogni logica hollywoodiana (compresa quella d'autore), eppure profondamente 'americano'; vivido e spontaneo come pochissimi, una bordata contro le istituzioni di qualsiasi natura. Un'opera che nessun regista europeo avrebbe mai potuto girare, compiuta da un regista caparbio e tenace.
Un cinema raro, quasi unico, ma necessario per la profonda attualità di ciò che mostra: una società legata al denaro e al consumo, ma soprattutto che ha reciso troppi legami con la Natura, da cui é stata generata. Penn spinge il suo cinema nelle terre selvagge e inabitate della frontiera americana, non più quella del vecchio West ma quelle di una Natura agognata e perduta.
Suggestivo nelle immagini, vibrante nelle inquadrature, sorretto da un protagonista eccezionale, tanto nella finzione quanto nella realtà. Un ragazzo puro, idealista, radicale ed estremo nel suo disinteresse, forse ingenuo, inadatto ai legami, in fuga; un uomo che lancia una critica feroce, mai violenta, contro un mondo e un ambiente che non gli appartiene, da cui si sente oppresso e soffocato.
Sean Penn scardina definitivamente il mito americano e lo riconduce ad un'immacolata bellezza, nè consolatoria, nè benigna, realizzando un film che resterà impresso nella memoria di molti e per lungo tempo.
"Non amo di meno gli uomini, ma più la natura"
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[+] commento su into the wild
(di egon)
[ - ] commento su into the wild
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mugno
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sabato 26 gennaio 2008
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un film indimenticabile
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E'un viaggio che ha dell'incredibile dove comprendiamo che solo l'esperienza e gli stimoli nuovi ci migliorano e ci rendono più saggi . L'obiettivo del protagonista sin dall'inizio è l'Alaska:li infatti finirà il suo viaggio . Le persone che incontra nel suo viaggio sono tutte speciali e importanti : prima incontra i due hippie che gli offrono ospitalità nel loro camper , poi va a lavorare in un granaio e lì il "datore di lavoro"(persona di cuore anche se un pò superficiale)cerca di metterlo in guardia da se stesso e dal suo viaggio;Kevin sempre nel granaio gli insegna come cacciare e come trattare la preda prima di mangiarla ; poi la discesa con il kayak lungo il fiume,l'incontro amichevole con i danesi,per poi arrivare in Messico;dopo arriva in una Los Angeles dai sobborghi malfamati,da cui si allontana velocemente reimmergendosi nella natura e nei boschi;dopodichè il successivo reincontro con gli hippie e la conoscenza di una sedicenne cantante con cui instaura un rapporto speciale.
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E'un viaggio che ha dell'incredibile dove comprendiamo che solo l'esperienza e gli stimoli nuovi ci migliorano e ci rendono più saggi . L'obiettivo del protagonista sin dall'inizio è l'Alaska:li infatti finirà il suo viaggio . Le persone che incontra nel suo viaggio sono tutte speciali e importanti : prima incontra i due hippie che gli offrono ospitalità nel loro camper , poi va a lavorare in un granaio e lì il "datore di lavoro"(persona di cuore anche se un pò superficiale)cerca di metterlo in guardia da se stesso e dal suo viaggio;Kevin sempre nel granaio gli insegna come cacciare e come trattare la preda prima di mangiarla ; poi la discesa con il kayak lungo il fiume,l'incontro amichevole con i danesi,per poi arrivare in Messico;dopo arriva in una Los Angeles dai sobborghi malfamati,da cui si allontana velocemente reimmergendosi nella natura e nei boschi;dopodichè il successivo reincontro con gli hippie e la conoscenza di una sedicenne cantante con cui instaura un rapporto speciale.Per ultimo l'incontro con un anziano signore,che aveva perso, tempo prima,la moglie e il figlio in un incidente:quello è l'incontro più significativo,che lo porta alla riappacificazione con l'umanità e alla comprensione di quello che è effettivamente la felicità.Tutto il viaggio ha come scopo la ricerca della felicità:tutti i filosofi,pensatori di ogni tempo si sono posti questo quesito,"ma che cos'è la felicità? come si ottiene?".Per tutto il film Alexander si isola,cerca di isolarsi perchè crede che la felicità possa essere nella completa libertà,nel diretto contatto con la natura più selvaggia,nel vivere alla giornata decidendo nella più assoluta libertà.Ebbene,dopo tutte le esperienze vissute,alla fine arriva (troppo tardi purtroppo per poter applicare questa sua grande saggezza acquisita) alla conclusione:il film battezza "conquista della saggezza" il capitolo in cui arriva alla convinzione che la felicità è "condivisione".Il condividere con gli altri è vera felicità,non l'isolarsi e chiudersi in sè stessi.E anche se il film,sia all'inizio che durante esso,è polemico contro la società e contro lo stile di vita frenetico e infelice della vita di oggi,il finale si conclude con questo inno alla fratellanza.La condivisione delle emozioni ci dona la felicità,l'amore,l'amicizia,la famiglia sono i valori semplici e belli su cui si deve fondare la vita.E' bellissima la riflessione sulla società e su noi stessi che il film e le canzoni di Vedder ci inducono a fare : "when you want more than you have you think yuo need,and when you think more than you want your thoughts begin to bleed".Solo perchè vogliamo di più allora sentiamo il bisogno di avere di più:e cosi siamo perennementi insoddisfatti.Infatti anche quando avremo di più ci sarà sempre qualcosa che ci manca,e questo in un circolo vizioso che ci porta all'infelicità,"Until you have it all you won't be free".La libertà è quindi una libertà non solo fisica ma anche psicologica,dai vincoli della quotidianità,dai vincoli del pensiero altrui,dai vincoli del denaro,del possesso,dell'eccesso,dello sfarzo e del volere sempre di più.La libertà che Alexander vuole e raggiunge col suo viaggio è totale,assoluta.In questa condizione può godere appieno del soddisfacimento dei bisogni primari e non ha bisogno di altro(sembra quasi di parlare del pensiero di Epicuro).Finisce in modo molto triste,però ciò non toglie nulla alla bellezza della storia e dei contenuti anzi le dona un realismo coerente con il resto del film.
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[+] rischio di travisare
(di elisa)
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crusue '94
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domenica 22 giugno 2008
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un viaggiatore la cui dimora è la strada..........
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Forse la cosa più verosimile della storia è appunto il fatto che è una storia vera, perchè altrimenti il film non reggerebbe. Io trovo che Penn abbia reso bene la storia di Chris, le seue idee, le sue avventure e le abbia rese molto credibili.Inoltre enso che con questo film Penn riesca a risvegliare la parte selvaggia che è in noi, la voglia di partire senza meta, girovagare dove la strada ti porta. Penso che ognuno di noi abbia una parte dentro di lui che vorrebbe scappare, anche per scoprire quello che veramente la gente pensa di te, perchè come avrete visto durante il film i veri sentimenti dei genitori di Chris vengono fuori solo dopo la sua scomparsa. Spettacolari le inqudrature e molto bello il modo in cui alex mette in relazione Dio con l'uomo.
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Forse la cosa più verosimile della storia è appunto il fatto che è una storia vera, perchè altrimenti il film non reggerebbe. Io trovo che Penn abbia reso bene la storia di Chris, le seue idee, le sue avventure e le abbia rese molto credibili.Inoltre enso che con questo film Penn riesca a risvegliare la parte selvaggia che è in noi, la voglia di partire senza meta, girovagare dove la strada ti porta. Penso che ognuno di noi abbia una parte dentro di lui che vorrebbe scappare, anche per scoprire quello che veramente la gente pensa di te, perchè come avrete visto durante il film i veri sentimenti dei genitori di Chris vengono fuori solo dopo la sua scomparsa. Spettacolari le inqudrature e molto bello il modo in cui alex mette in relazione Dio con l'uomo. Bella è inoltre la parte in cui Chris e Tracy vanno a trovare quel vecchio "innamorato" del mondo e della vita. E per i malignatori vorrei sottoliniare che si nel film Chris muore per colpa di un suo sbaglio, ma è stato probabilmente un taglio di Penn. Poichè nel libro spiega chiaramente che questa ipotesi non è plausibile. E' invece più plausibile che Chris abba mangiato oltre alle patate selvatiche che sono commestibili anche le loro radici che invece sono tossiche. Questo particolare però non era scritto nel libro che Chris si portava dietro e che poi è stato identificato di una botanica la quale nemmeno lei sapeva che le radici delle patate selvatiche fossero velenose. Quindi prima di malignare informatevi perchè Chris conosceva la natura meglio di quanto pensate. Il film resta comunque un capolavoro e anche se ho solo 14 anni non esagero se dico che ha cambiato il mio modo di pensare e vedere la società che mi circonda.
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demlong
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venerdì 16 novembre 2012
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un ritorno alla natura naturans, un grande penn
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In un cinema hollywoodiano che punta sempre di più alla imago primordiale, all'aspetto contenutistico più scioccante, Sean Penn dipinge con lucida meraviglia un viaggio che non ha niente da invidiare alle fatiche letterarie di Thoreau in "Vita dei Boschi".
Un film che non manca di potenza, senza bisogno di artifici visivi. Il viaggio del giovane Christopher, sospeso in una immaterialità luce-colore che non ha eguali, è un vero e proprio ritorno alla natura naturans, ove l'incontaminato diventa sconfinato... e dove lo sconfinato diventa pericoloso. Un pericoloso ritorno alla realtà che, nel commuovente finale, ci ricorda che i nostri aspetti societari più basilari sono irrinunciabili e che siamo fragili se lontani gli uni dagli altri.
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In un cinema hollywoodiano che punta sempre di più alla imago primordiale, all'aspetto contenutistico più scioccante, Sean Penn dipinge con lucida meraviglia un viaggio che non ha niente da invidiare alle fatiche letterarie di Thoreau in "Vita dei Boschi".
Un film che non manca di potenza, senza bisogno di artifici visivi. Il viaggio del giovane Christopher, sospeso in una immaterialità luce-colore che non ha eguali, è un vero e proprio ritorno alla natura naturans, ove l'incontaminato diventa sconfinato... e dove lo sconfinato diventa pericoloso. Un pericoloso ritorno alla realtà che, nel commuovente finale, ci ricorda che i nostri aspetti societari più basilari sono irrinunciabili e che siamo fragili se lontani gli uni dagli altri. Una doccia fredda per il pubblico, scosso nei suoi aspetti più viscerali ed intimi. Penn re e deus ex-machina. Film consigliatissimo.
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