Into the Wild - Nelle terre selvagge |
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Un film di Sean Penn.
Con Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone.
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Titolo originale Into the Wild.
Drammatico,
durata 148 min.
- USA 2007.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 25 gennaio 2008.
MYMONETRO
Into the Wild - Nelle terre selvagge
valutazione media:
3,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il viaggio come metafora di vitadi MikelangeloFeedback: 153 | altri commenti e recensioni di Mikelangelo |
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martedì 1 settembre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“La vera essenza dell'uomo sta nelle nuove esperienze”. E' questa una delle frasi più celebri e allo stesso tempo più profondamente poetiche di Christopher McCandless, un giovane benestante, che sentendosi affogato dall'ipocrisia e dai falsi valori di una società dedita quasi esclusivamente al consumismo, decide di intraprendere un viaggio verso confini del mondo, lì nell'Alaska, in mezzo al niente, per comprendere la vera essenza della vita. Servirsi del niente per arrivare al tutto, è questo secondo Chris il modus vivendi per afferrare la verità. La travolgente e radicale esperienza di questo ventenne è stata romanzata da Jon Krakauer grazie al best seller “Nelle terre estreme”. Into the Wild ne è la trasposizione cinematografica. Tutto nel film funziona alla perfezione. Sean Penn si rivela un regista eccellente, in grado di captare le magnifiche atmosfere del libro, riconfermando ancora una volta il suo straordinario talento visivo. Ritrarre la stupefacente bellezza dei paesaggi americani, in tutta la loro selvaggia asperità, è stato da sempre una sorta di piacevole leitmotiv nel cinema d'oltreoceano, ma raramente si sono raggiunte vette di tale perfezione. La grandiosità della regia è stata ancor più accentuata dall'ottima prova degli attori. In primis abbiamo il protagonista, Emile Hirsh che riesce a rendere il proprio personaggio unico, senza mai farlo cadere negli stereotipi del genere, che lo vorrebbero come un ragazzino infatuato fino al midollo dall'ideologia hippie. Christopher McCandless non è nulla di tutto questo. Assomiglia infatti molto più ad un tormentato eroe romantico (il film si apre con un verso di Lord Byron), che ad un borghesuccio divenuto figlio dei fiori semplicemente per contrastare la noia e per fare una capatina a Woodstock. Anche i personaggi secondari, che il protagonista incontrerà nel cammino verso la meta finale, sono ritratti con estrema cura dei particolari. Dalla coppia di viaggiatori su gomma, all'agricoltore del South Dakota, alla ragazza che vive con i genitori nel gigantesco e semi deserto campo hippie. Ogni incontro diviene memorabile. Tuttavia, il più stupefacente rimane l'ultimo, quello tra Christopher e un anziano portatore della più sana e leggermente reazionaria ideologia americana. L'ottantenne ospitò il giovane per due settimane, trattandolo come se fosse un figlio, e quando venne a sapere della sua morte nelle terre estreme dell'Alaska, vendette la propria casa, comprò un camper e cominciò a girare per gli Stati Uniti. Così come avrebbe voluto Christopher. On the road.
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