La ricerca della felicità |
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Un film di Gabriele Muccino.
Con Will Smith, Thandie Newton, Jaden Smith, Cecil Williams, Kurt Fuller.
continua»
Titolo originale The Pursuit of Happyness.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 117 min.
- USA 2006.
- Medusa
uscita venerdì 12 gennaio 2007.
MYMONETRO
La ricerca della felicità
valutazione media:
3,11
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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domenica 4 febbraio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non è possibile leggere la realtà di un’esistenza, se non sovrapponendovi, come un tegumento, una passione che ne spieghi il significato, che la renda plausibile. Ogni vita dovrebbe consistere nella ridefinizione continua di una passione, magari solcata da percorsi, da riferimenti, da rilevazioni altimetriche di sogni. In questo film di Muccino, il bravissimo Will Smith (nel film interpreta Chris Gardner) si rimbocca le maniche per inseguire la felicità. E sì che non è cosa da tutti i giorni inseguire la felicità, bisogna correre per inseguire la felicità e soffrire per ottenerla. Poi la vita ci riserva tante vite collaterali alla nostra, e allora sbucano fuori mille percezioni differenti. Si può inseguire la nostra felicità a rischio di quella delle persone a cui vogliamo più bene? Si può accettare questo rischio affinché la nostra felicità collimi con quella delle persone a cui noi vogliamo più bene? Nel film la risposta è sicuramente affermativa. Will Smith deve mettere a rischio la felicità di suo figlio, stringere i denti nella notte come solo i veri barboni sanno fare, affinché raggiunga la sua (di felicità) e la faccia aderire a quella del pargoletto. Ora, non so se le cose vanno sempre così, forse se non sapessimo che alla fine tutto si sistema e tutti vissero ricchi, felici e contenti (nel film, dico), forse, penso, avremmo un giudizio diverso di quel Will Smith padre, forse lo diremmo un egoista irresponsabile. Ma, in fondo, chi l'ha detto che sia necessario o auspicabile puntare solo all’indispensabile? Al tirare a campare? Ad essere, in senso lato, umili? Anzi, ogni esistenza è un'arroganza che inizia sempre con "Io", dopotutto. Perciò, a mio avviso, c’è sempre tempo per gettarsi capo e piedi nei sogni. Magari poi le cose non possono finir bene per tutti e però c’è sempre uno scarto netto tra chi la felicità tenta almeno di provarla e chi, invece, non prova nemmeno ad inseguirla. Un gusto ironico, un metatesto ad alto indice di saccarosio e la necessità di sapere che qualche storia (quella narrata nel film trae spunto da una vicenda reale, dopotutto), almeno qualcuna, può aver lieto fine, rendono la creatura americana di Muccino assai gradevole e suggestiva.
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