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Ultimo aggiornamento giovedì 13 giugno 2019
Un uomo in esilio a Parigi rischia la vita per partecipare al funerale del suo migliore amico in Corsica. In Italia al Box Office Una vita violenta ha incassato 4 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Stéphane è uno studente di Bastia, iscritto a Scienze politiche all'università di Aix-en-Provence. Per amicizia accetta di nascondere delle armi e finisce in carcere. In cella entra in contatto con alcuni attivisti nazionalisti e sceglie il loro leader come mentore. All'educazione politica segue l'addestramento alla lotta armata, che volge presto in una pratica sistematica di estorsioni di fondi e in una successione di vendette tra fazioni rivali per 'divergenze politiche'. Combattente anonimo, consacrato interamente alla causa e al collettivo, Stéphane infila un destino e una meccanica di onore e lealtà che abbatte a sangue freddo ragazzi che fino a ieri erano fratelli.
Dopo Apache, ritratto secco e crudele della Corsica contemporanea, Thierry de Peretti fa un passo indietro nel tempo, concentrandosi sul quotidiano della gioventù corsa che alla fine degli anni Novanta s'invaghì dell'indipendenza.
Affresco politico e tragedia intima, Una vita violenta evoca un periodo preciso della storia del movimento indipendentista corso, afferrato al collo dalla deriva mafiosa, dalle rappresaglie e le lotte fratricide che falceranno la giovinezza locale.
Ispirato alla vita di un giovane militante nazionalista, Nicolas Montigny, assassinato a Bastia nel 2001, il film conferma l'attaccamento viscerale dell'autore per la sua terra. Una passione romantica che condivide coi suoi antieroi, per cui si converte progressivamente in un impeto patetico e suicida. Un impeto di gruppo in un'epoca (1997-2001) in cui regnava la confusione: il banditismo fa il suo ingresso nelle fila del Fronte di Liberazione Nazionale, provocando una scissione e un regolamento sanguinoso di conti che vuota il movimento del suo senso.
Giudicato corrotto, il FLNC 'cede il passo' all'Armata Corsa in cui confluiscono i protagonisti in una scalata sorda e ineluttabile di violenza, che il regista filma da lontano come ogni altro atto brutale del film. Perché il crimine in Una vita violenta è indecifrabile. Dopo un prologo parigino e borghese, il debutto abbraccia bruscamente una drammaturgia fisica. Sullo sfondo di un campo affollato di lavoratori agricoli, irrompono degli uomini armati. Spari, esecuzione sommaria, incendio di un'automobile e di due corpi, Thierry de Peretti filma in piano sequenza, mantenendosi distante e donando immediatamente il tono del film: l'ineluttabilità fa il suo ingresso e conduce gioco e intrigo fino al punto culminante, la lotta insulare fino alla morte. Quella che cova ad ogni angolo anche per il giovane protagonista, ordinario, scapigliato e votato a un collettivo (decimato) a cui sopravvive e da cui riemerge adulto, consentendo infine di essere chiamato per nome.
In risonanza con i classici del genere (Il padrino, Quei bravi ragazzi), soprattutto nel disegnare il percorso fatale dei suoi protagonisti, Una vita violenta esibisce fiero la sua singolarità, ancorata alla realtà corsa, ai suoi paesaggi, alla sua luce, alla sua lingua, agli accenti e alla frattura sociale e culturale che provocò la deriva evocata.
Diversamente dai modelli citati, il regista mantiene le distanze dai suoi personaggi e dai loro atti, al riparo dalla seduzione della violenza e alla ricerca di un rapporto quasi mitico tra la maledizione e le loro esistenze, che la sfidano fino a subirla e a soccomberle. Alla guida di un cast di attori ispirati e capaci di cogliere naturalmente la materia del film, la confusione morale e politica, l'ambiguità di una lotta tinta di romanticismo, la relazione col nazionalismo, il bisogno di lasciare la propria terra o di ritornarci, la tentazione del guadagno facile, Thierry de Peretti non giudica i suoi personaggi ma ne osserva la crescita in relazione alla violenza, con, malgrado o contro la violenza. Dentro un piano sequenza finale, una lunga promenade sotto il sole di Bastia, non resta che la tragedia di un giovane uomo che accetta e attende il suo destino. Un procedere allertato che assomiglia a un'istante di eternità.
Stéphane (Jean Michelangeli) è uno studente di scienze politiche che decide di tornare in Corsica per il funerale del suo migliore amico Christophe (Henri-Noél Tabary), nonostante i rischi che ciò potrebbe comportargli. Il giovane, infatti, vive nascosto in un appartamento di Parigi, dopo la minaccia di morte che grava sulla sua testa. Dissidente e agitatore in lotta per l'indipendenza della sua isola [...] Vai alla recensione »
Thierry de Peretti (1970) in "Una vita violenta" racconta la sua Corsica, con una controversa vicenda di violenza e ribellione. Protagonista è Stéphane, che, nonostante rischi la morte, decide di tornare in Corsica per partecipare al funerale del suo migliore amico. Per Stéphane è l'occasione per ricordare gli eventi che hanno condotto lui, un intellettuale borghese di Bastia, a passare dalla piccola [...] Vai alla recensione »
Agguati, bande e tradimenti tra Bastia e Parigi a fine anni '90. Difficile capirci qualcosa nell'intrigo tra Fronte di Liberazione della Corsica e criminalità organizzata, tra causa ideale e fazioni, perché le parti sono contaminate l'una nell'altra, e i gruppi, in questo thriller di faide e attentati, si contendono un'idea di giustizia sociale ed emancipazione infine inafferrabile, subordinate agli [...] Vai alla recensione »
Thierry de Peretti è senz'altro il regista più interessante del vivace panorama corso e si conferma con questo suo secondo film. Con l'ambizione di affresco tragico e una narrazione ricca ed equilibrata Una vita violenta (lasciamo a chi ha colto il riferimento il piacere di scoprire il legame segreto tra il film e il libro di Pasolini) racconta nientemeno che il nazionalismo attraverso le vicende di [...] Vai alla recensione »
Parigi 2001. Nonostante le minacce di morte, il giovane studente politicizzato Stephane decide di tornare sull'isola natia della Corsica per partecipare ai funerali dell'amico fraterno e compagno d'armi ucciso in un regolamento di conti tra autonomisti e indipendentisti corsi. Scelta personale che dà il via con un balzo nel passato di una quindicina d'anni (escalation: crimine, carcere, lotta armata) [...] Vai alla recensione »
Niente a che vedere col celebre romanzo di Pier Paolo Pasolini: la vita violenta di cui qui si parla è quella del giovane còrso Stéphane (Jean-Marc Michelangeli), che nel 2001 torna da Parigi a Bastia per assistere al funerale di un amico, anche se sa che così facendo corre grossi rischi. Lì ripercorre le tappe del proprio cammino di vita, che lo hanno portato a diventare un attivista nazionalista [...] Vai alla recensione »
Passabile noir francese che affronta un tema poco frequentato dal cinema: il nazionalismo corso. Il giovane attivista politico Stéphane decide temerariamente di tornare a Bastia per il funerale dell'amico e compagno d'armi Christophe. Rivive così il recente passato, dall'insurrezione al carcere, la rottura con la famiglia, la paura continua di essere ucciso.
Il riferimento a Pasolini è ideale, una forma d'ispirazione. Thierry de Peretti, corso, classe 1970, dopo aver raccontato in Apache i giovani annoiati e violenti della Corsica moderna con il secondo film (presentato a Cannes 2017) ha scelto di fare un passo indietro e guardare alla precedente generazione di metà anni 90, altrettanto violenta ma impegnata politicamente, coinvolta nella lotta indipendentista [...] Vai alla recensione »
A partire dal 1975 in Corsica il nazionalismo ha subito un processo di radicalizzazione, dopo il sequestro del 90% delle terre agricole in favore dei Pied-Noir, i rimpatriati dalle colonie nordafricane dell'Algeria. Da allora e per un trentennio l'isola si è trasformata in una culla per movimenti estremisti e teatro di un bagno di sangue e delitti efferati.
S'intitola Una vita violenta, come il romanzo di Pier Paolo Pasolini del 1959. Ma il film di Thierry de Peretti ha poco a che fare con la storia del protagonista del libro pasoliniano: Tommaso Puzzilli, il giovane che viveva nella borgata romana di Pietralata. Qui infatti siamo in Corsica, nel mezzo della lotta armata di un gruppo di nazionalisti dissidenti corsi verso il governo francese.
Nonostante la minaccia di morte che pesa sulla sua testa, Stéphane decide di tornare in Corsica per partecipare al funerale del suo migliore amico e compagno d'armi, Christophe, ucciso il giorno prima. Per Stéphane è l'occasione per ricordare gli eventi che hanno condotto lui, un intellettuale piccolo borghese di Bastia, a passare dalla piccola criminalità alla radicalizzazione politica e alla clandestinità [...] Vai alla recensione »
Si l'on dessinait une carte de France à l'aide des films qui y sont tournés, elle serait aussi incomplète qu'un planisphère du XVIe siècle. Non seulement on ne tourne pas partout mais, surtout, le cinéma français ignore des pans entiers du présent et du passé. Une vie violente s'engage avec courage et énergie sur l'un de ces territoires inexplorés (sinon sur le registre de la comédie), la violence [...] Vai alla recensione »
Une vie violente évoque une période précise de l'histoire du mouvement indépendantiste corse : sa dérive mafieuse, ses dissensions, ses règlements de comptes et ses luttes fratricides qui provoquèrent un véritable carnage dans la jeunesse locale à partir de la fin des années 90. L'essentiel de ce qu'il faut savoir d'un point de vue d'historien est contenu dans les cartons qui ouvrent le film, car le [...] Vai alla recensione »