Una vita violenta |
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Un film di Thierry de Peretti.
Con Jean Michelangeli, Henri-Noël Tabary, Cédric Appietto, Marie-Pierre Nouveau.
continua»
Titolo originale Une vie violente.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 107 min.
- Francia 2017.
- Kitchen Film
uscita giovedì 23 maggio 2019.
MYMONETRO
Una vita violenta
valutazione media:
3,48
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il nazionalismo in Corsica non è Gomorra
di Emiliano Morreale La Repubblica
Niente a che vedere col celebre romanzo di Pier Paolo Pasolini: la vita violenta di cui qui si parla è quella del giovane còrso Stéphane (Jean-Marc Michelangeli), che nel 2001 torna da Parigi a Bastia per assistere al funerale di un amico, anche se sa che così facendo corre grossi rischi. Lì ripercorre le tappe del proprio cammino di vita, che lo hanno portato a diventare un attivista nazionalista della regione (la vicenda è liberamente ispirata a quella di Nicholas Montigny, militante dell'Armata Corsa assassinato appunto nel 2001). Thierry de Peretti viene dal teatro, aveva esordito al cinema con Les Apaches (sempre di ambientazione còrsa) e ha presentato questa opera seconda alla Semaine de la Critique di Cannes l'anno scorso. Ma più che al cinema da festival, guarda a tratti al poliziesco francese, il polar di gloriosa tradizione specie dagli anni Sessanta in poi. E magari alla nuova serialità televisiva: alcuni critici lo hanno avvicinato al nostro Gomorra, che è forse un paragone un po' azzardato. Il sottogenere còrso è, specie negli ultimi anni, un piccolo filone del cinema d'azione francese, e forse lo sfondo storico, non molto noto al grande pubblico italiano, è per noi un ulteriore motivo di interesse. Ma in realtà nel lavoro di De Peretti prende spazio anche il dramma umano del personaggio, che lo rende più meditativo e chiaroscurato. Il regista appartiene alla generazione che racconta, e ci tiene a rimarcarlo: una generazione bruciata, schiacciata dall'ascesa della criminalità organizzata e dalla lotta intestina tra le fazioni indipendentiste (nel 1990 il Fronte Nazionale di Liberazione Corso, clandestino e già accusato di legami con la malavita, si divise nel Canale Ufficiale e nel Canale Storico, in lotta tra loro). In alcuni momenti lo stile sembra mimare i tempi e lo stile del documentario, ma alla fine prevalgono una costruzione drammaturgica tradizionale e uno sguardo attento a spiegare il contesto senza soffocare le storie individuali. Le discussioni ideologiche, i conflitti tra posizioni politiche e generazioni sono quello che davvero gli interessa, insieme al dramma umano del protagonista: il rapporto con la donna amata, con la madre, con gli amici, gli affetti e le memorie di quei luoghi. Le due anime del film non sempre si fondono bene, rischiano di scorrere in parallelo rallentando il ritmo, ma alla fine riescono a dirci qualcosa di più, dall'interno, su quel mondo.
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