Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Annabel Jankel |
Attori | Tim Roth, Kelly MacDonald, Bill Milner, John Simm, Skye Bennett, Jermain Allen Eros Vlahos. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 1 ottobre 2009
Con i genitori tutti presi dai mille problemi del fratellino neonato nessuno bada alle scappatelle nel capanno degli attrezzi dove dorme il misterioso Skellig
CONSIGLIATO NÌ
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Il trasloco non è mai facile per un bambino. Lo è ancora meno se poi coincide con l'arrivo di un fratello, prima fonte di continue preoccupazioni da parte della madre e poi, una volta nato, sempre al centro di tutte le attenzioni per i suoi continui malanni. Il rapporto con i genitori peggiora e nemmeno a scuola le cose vanno meglio, l'unica nota positiva è quella specie di barbone scoperto nel capanno degli attrezzi, un uomo dalle strane abitudini e strane sembianze che sembra dotato di curiosi poteri.
Indirizzato ad un pubblico preadolescenziale ma concepito e girato con una qualità tale da poter risultare godibile anche ad un pubblico adulto Skellig è un lavoro morale, sull'educazione non tanto del bambino protagonista ma dei suoi genitori, incapaci di dimostrargli il loro amore e sostanzialmente impalpabili come figure.
Tutto il contrario di Skellig lo pseudo-angelo simil-barbone che trova nel capanno degli attrezzi. Pieno di cose da dire, scontroso nei modi ma poi coinvolgente nei fatti è lui il vero appiglio per un bambino che non sa più dove guardare per trovare una figura paterna degna di questo nome.
Tim Roth lavora al minimo storico mentre la direzione di Annabel Jankel non brilla per trovate e dinamismo. Nel complesso Skellig presenta i medesimi problemi della famiglia che racconta: a fronte di un'indubbia volontà di mostrare i propri sentimenti lo stesso alla fine il risultato non è all'altezza delle aspettative. Troppi momenti morti, troppi personaggi non risolti che servono più che altro a "simboleggiare" i bisogni del protagonista (si veda ad esempio l'amico tuffatore) e troppi infine i tentativi di poesia messi in scena senza crederci davvero.
anche se tratta un argomento di sicuro molto reale, paraddossalmente il tema della disattenzione dei genitori sugli adolescenti con la presenza di una creatura così stramba si fonde in questo film e ne lascia lo spettatore in trepida attesa. Ci saranno dei risvolti miracolosi oppure no? ci si domanda. Strana ed effimera la sceneggiatura come la fotografia, ha un che di magico irrisolto, si [...] Vai alla recensione »