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Rassegna stampa di Domenico Procacci

Domenico Procacci è un attore italiano, regista, produttore, produttore esecutivo, co-produttore, relatore, è nato nel 1960

EMILIO MARRESE
Il Venerdì di Repubblica

Perché, dice il patron della Fandango, c'e più filosofia nelle gesta di Silver Surfer che in tanti libri. E ora la sua decennale passione per i comics (dopo aver contagiato copertine, video e veri albi) lo potrebbe portare anche in tv. Si, va bene Moretti, Muccino, Baricco, Ligabue, Accorsi, Bentivoglio, Coen, Kiarostami, Loach, Scamarcio eccetera...: ma lui, veramente veramente, da grande voleva (vorrebbe?) essere Silver Surfer, l'argenteo araldo extraterrestre che surfa sulla sua tavola negli spazi siderali. Perché è il fumetto la vera passione di Domenico Procacci, 47 anni da Bari, per mestiere costruttore di fantasie.
Non è un caso che la sua casa di produzione cinematografica (e poi editoriale e musicale) l'abbia chiamata Fandango, nell'89, ispirandosi alla filosofia del film di Reynolds sulla fuga e la paura di diventare grandi, temi che spesso ricorrono nella filmografia di Procacci. Come il fumetto ricorre nella sua storia professionale. II primo film prodotto, ai tempi della cooperativa Vertigo vent'anni fa, si chiamava Il grande Blek esordio in regia di Giuseppe Piccioni - come il celebre personaggio dei fumetti di cui era appassionato il giovane protagonista.

FERNANDA ROGGERO

Parla a voce bassa. Non fuma. Non beve nemmeno il caffè. Eppure i film che produce sbancano il botteghino e lui stesso è adorato dai fan come una star. Domenico Procacci sarà di poche parole, ma è una fucina di idee: con Fandango ha scompaginato le regole dell'industria cinematografica. E non solo.
Esterno giorno. Terrazza dell'hotel Des Bains al Lido di Venezia, durante la mostra del cinema. Domenico Procacci, 48 anni, fisico asciutto, abbigliamento sportivo, capello brizzolato e aria vagamente tenebrosa, chiacchie ra con il regista di un film in concorso. Irrompe un fan che vuole a tutti i costi una foto. Insieme a Procacci, non al regista, che anzi è pregato di scattare l'immagine.
È l'unico caso di un produttore in grado di rubare la scena persino ai protagonisti dei suoi film. Capita continuamente. Nonostante questo signore barese sia in realtà una persona estremamente riservata. Il patron della Fandango, la casa di produzione reduce dal più clamoroso successo di botteghino dell'anno con Gomorra, ha modi sommessi e parla a bassa voce. Non fuma, non beve, nemmeno il caffè, e non ama la mondanità, anche se non si tira indietro quando c'è da promuovere qualche iniziativa della ditta.
Seduti nel giardino su cui si affaccia la piscina del Des Bains, a due passi da Wim Wenders, iconico presidente della giuria di Venezia. 65 in costume e scarpe da basket, si parla di questi vent'anni di cinema e di tutto quanto è cresciuto intorno a Fandango. «A 21 anni ho lasciato Bari per andare a frequentare la scuola Gaumont a Roma. Non avevo un'idea precisa di quel che avrei potuto fare, regista, sceneggiatore… se non hai una passione particolare non pensi a fare il produttore». E in effetti lui lo è diventato per fatalità, quando la scuola. Lanciata da Renzo Rossellini venne chiusa e i ragazzi del corso - Piccioni, Luchetti, Grimaldi - si ritrovarono a realizzare un film in cooperativa. «Sono diventato il rappresentante legale più che altro perché nessun altro voleva farlo - racconta Procacci -. Avevamo ereditato dei fondi pubblici da un'altra società di produzione, ma dovevo cercare nuovi finanziamenti. Fu fondamentale l'aiuto di mio padre, che garantiva in banca per noi: è grazie a lui se siamo riusciti a portare in sala Il grande Blek di Giuseppe Piccioni». Il giovane Domenico è bravo a trovare finanziatori («Sono sempre riuscito a restituire tutto») e due anni dopo, nel 1989, fonda Fandango, che debutta con il pugliese Sergio Rubini alla regia de La stazione. Il nome della società deriva dal film di Kevin Reynolds ed è un segnale per il futuro: «Un romanzo di formazione, e noi ne avremmo fatti tanti». Nella società Procacci ha un socio, il fratello, che non si occuperà mai di cinema. Insieme con la terza sorella gestisce un villaggio turistico sul Gargano e non ha ancora visto Gomorra.

PRESSBOOK

Dirige la Fandango, una delle società di produzione più impegnate nel mondo e che ha sede in Italia. I film prodotti dalla Fandango si sono aggiudicati numerosi riconoscimenti in tanti festival internazionali, tra cui quelli di Cannes, Locarno, Berlino, Venezia, Rotterdam, Toronto, Seattle, Tribeca e il Sundance.
Procacci ha vinto il David di Donatello come miglior produttore per L'ultimo bacio, pellicola che ha ottenuto premi anche per il regista Gabriele Muccino, l’attrice non protagonista, il montaggio e il fonico di presa diretta. Inoltre, ha vinto lo stesso riconoscimento per Respiro. Le produzioni della Fandango La corsa dell’innocente e Come due coccodrilli hanno ottenuto delle nomination ai Golden Globe come miglior film straniero.

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