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L'eterno King Kong: corso e ricorso del cinema

La storia di un amore impossibile che richiama la favola della bella e la bestia.
di Pino Farinotti

domenica 1 ottobre 2017 - Focus

Non mi stancherò mai di attribuire una benemerenza a chi si impegna in un promemoria sempre opportuno: quello del grande cinema. La settimana scorsa, chiudendo il pezzo su Quarto potere, primo inserto del ciclo R.K.O. dovuto al quotidiano LIBERO, scrivevo. "La proposta può persino essere imbarazzante, rispetto alla qualità generale del cinema della nostra epoca. Non è discrezione, è un dato sacrosanto." È in distribuzione il secondo inserto, King Kong. Titolo che... non passa inosservato. L'immagine del gigantesco gorilla in Cima all'Empire State Building, assediato dagli aerei, è un'istantanea che fa parte dell'estetica del cinema universale. Ma sarebbe limitativo ridurre il titolo a quella sequenza di avventura-fantasy-horror certo potente da oscurare altri contenuti, ma i contenuti ci sono. E come. E partono dalla penna di Edgar Wallace (1875-1932) l'inglese che ha scritto 175 romanzi, andando a insidiare il record di Georges Simenon. Non solo romanzi, ma articoli, drammi, reportage. Il suo genere è il giallo, in tutti i suoi "colori", poliziesco, thriller, spy, avventuroso. Una corrente critica prevalente lo pone nel cartello dei maestri del genere, come Doyle e la Christie. Ma ci deve essere una ragione particolare, magari misteriosa se l'ultimo impegno dell'inglese fu qualcosa di completamente anomalo rispetto al resto del percorso. Fu il cinema.

Wallace, nel 1932, anno della morte, mise a punto un racconto "strano" subito acquisito da Hollywood: King Kong, 1933, che sarebbe diventato un corso e ricorso del cinema.
Pino Farinotti

Trattasi di uno dei titoli riproposti nei decenni, e c'è una ragione. I suoi contenuti erano trasversali nelle epoche e i generi prevalenti potevano essere quelli detti sopra, ma il soccorso della letteratura alzava in modo esponenziale i significati. La storia: Un regista intende girare un documentario nel'isola del Teschio, non lontana da Sumatra, governata da un colossale scimmione, Kong. La nave che trasporta la spedizione fa naufragio e gli zoologi si trovano in balia dei nativi, che rapiscono la giovane Ann per offrirla in sacrificio al gorilla che più che il sacrificio apprezza la ragazza e la difende da tutti, compresi animali preistorici. L'animale viene catturato e portato a New York. Riesce a liberarsi delle catene e si rifugia in cima all'Empire State Building, dopo aver rapito Ann, alla quale comunque non fa del male. La sequenza in cui King Kong viene attaccato da una pattuglia di aerei fa parte della memoria popolare del cinema.


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