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Splendor IX, a cosa servono i Festival?

In occasione di Cannes, Pupi Avati, Laura Morante e Claudio Giovannesi inaugurano la serie di puntate dedicate ai grandi festival.

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In foto Pupi Avati, tra i protagonisti della nona puntata di Splendor.
domenica 15 maggio 2016 - Splendor

Ripido come una cascata, molteplice come un arcobaleno, Splendor è il primo programma di cinema che usa il cinema per finire praticamente ovunque: grandi mostre e best seller, videogiochi e serie tv, grandi autori e grandi attori - come quelli di questa puntata: iniziamo con due nomi che non hanno davvero bisogno di presentazione, Pupi Avati e Laura Morante.

Si tratta anche della prima di diverse puntate che avranno - in occasione dell'inizio della stagione con Cannes - una comune stella polare: i festival. Cosa sono, perché sono nati e cosa si fa ad un festival? E servono davvero ai film?. Sentite cosa risponde Avati. E cosa ribatte la Morante. Oltre ad aprirsi entrambi al pubblico con riflessioni, notazioni e forse confessioni sul senso del loro mestiere.
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Il festival ritorna con Claudio Giovannesi, il giovane regista che dopo essersi affermato alla Festa del Cinema (dove vinse qualche anno fa con Alì dagli occhi azzurri) è ora stato selezionato con il suo film (Fiore: una toccante storia d'amore ambientata tra le sbarre di un carcere minorile) in una prestigiosa sezione di Cannes, la Quinzaine des Realisateurs: come ci si sente ad andare in una sezione che ha scoperto autori come Jarmusch, Wenders, Solondz, Herzog e tantissimi altri (e come vi sentireste voi al suo posto?).


In foto Claudio Giovannesi.
In foto Vinicio Marchioni.
In foto Laura Morante.

Si continua con la vivida presenza di Elena Stancanelli, scrittrice di "La femmina nuda", un romanzo già alla seconda ristampa e di cui tutti oggi parlano. "È un viaggio nel regno dell'idiozia" dice di sé la protagonista che diventa stalker di un compagno che l'ha tradita. La Stancanelli, che ha flirtato già con il cinema (da una sua opera è stato tratto Benzina) ragiona sul festival di crudeltà e ipocrisie che può diventare la coppia. Ma anche sul finale "alla Sorrentino" di un libro "che è molto romano nella sua ambientazione".

Si chiude in bellezza con i lineamenti taglienti del "Freddo", Vinicio Marchioni che ricorda la sua prima esperienza ad un festival (il senso di anarchia e confusione) ma anche come, da origini popolari, riuscì a trovare la strada per il teatro e per la recitazione, il segreto del punto "in cui inizia e finisce il fiato". Emozionante.
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Nel finale, come sempre, una esibizione della musica dal vivo, con un sassofonista che in vent'anni di attività ha acquistato uno statuto quasi mitico, l'italo argentino Javier Girotto. È la flessione sensuale e struggente dell'anima latina del suo Jazz a chiudere Splendor 9.


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