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Il B-movie politico

Anarchia tra arte del risparmio e pamphlet ideologico.
di Roy Menarini

In foto una scena di Anarchia - La notte del giudizio.

domenica 27 luglio 2014 - Approfondimenti

Nel corso degli anni ciò che indichiamo come "film di serie B" è cambiato più volte. Un tempo il B-movie era solamente una categoria produttiva, riservata a pellicole della Hollywood classica girate con budget ristretto e tempi compressi, della durata di circa un'ora, da abbinare nel doppio spettacolo ai film più importanti. Poi, grazie alla cinefilia dei Cahiers du Cinéma, il presunto disinteresse di queste opere "di scarto" si è invertito: nel B movie i critici francesi individuavano libertà espressive e messaggi nascosti che il cinema di alta produzione tendeva invece a soffocare. Ed ecco allora l'esaltazione di registi come Edgar Ulmer o Robert Wise.
Nel cinema contemporaneo, quindi, ll B-movie è diventato un termine-ombrello, che non ha più un corrispettivo merceologico, anzi viene usato solamente dalla critica, e spesso riguarda tutti quei prodotti che tendono alle retrovie del mercato, dallo straight-to-video al basso budget in generale. Ebbene, se oggi esiste una nuova via al B-movie lo si deve al produttore che a forza di film a costi contenutissimi - da Paranormal Activity a Sinister, da Insidious a La notte del giudizio - ha ideato una nuova formula di pellicole di genere destinate a ricavi enormi.
Ovviamente il sistema del sequel viene ampiamente sfruttato, e questo Anarchia lo conferma in pieno. Se La notte del giudizio giocava al risparmio lavorando soprattutto sulla claustrofobia dell'ambiente domestico, qui invece si guarda al modello metropolitano di I guerrieri della notte (anche se viene alla mente più che altro Cuba Libre - Judgement Night). Che cosa dei film di Blum ricorda il vecchio B-movie, oltre al contenimento delle spese? Sicuramente la dimensione politica, talvolta radicale come in quest'ultimo caso.
Non solo i film dedicati al famigerato "purge" (la purificazione) - destinati probabilmente a continuare anno dopo anno - contengono di per sé evidenti critiche all'America guerrafondaia e armigera, ma questa volta compare anche un gruppetto insurrezionale di neri proletari, in stile Pantere Nere, cui va evidentemente tutta la simpatia del regista e dei suoi sceneggiatori. Ancora oggi, dunque, nei B-movie ci si può permettere posizioni rabbiose e indipendenti, il che - pur senza esaltare eccessivamente la qualità di un film certamente molto rozzo - suscita indulgenza.
Rimane da chiedersi perché, durante questa seconda presidenza Obama, nel cinema americano sia tornata la psicosi da insicurezza, e facciano capolino distopie negative dove il futuro della società statunitense è dominato da cupe dittature. Sia i Padri Fondatori del 2022-2023 nei film di James De Monaco, sia la nazione di Panem di Hunger Games, sia il sistema della fazioni di Divergent (e altri ancora) sono proiezioni spaventate di una democrazia fragile. Oggi più che mai il termometro della nazione a stelle e strisce volge a una febbrile preoccupazione per il futuro prossimo. Il post-Obama, insomma, è un'incognita.

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