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New Italian Horror, una scuola che non c'è

Le tendenze del nuovo horror italico.
di Marco Chiani


mercoledì 20 luglio 2011 - Focus

Sarà anche il ricordo di un'età dell'oro in cui l'horror nostrano faceva tendenza, ispirando le cinematografie di mezzo mondo, ma il dibattito sulla sua supposta rinascita rimane uno dei luoghi critici più comuni e allo stesso modo fantasmatici. Lo scorso anno, Shadow, seconda regia di Federico Zampaglione, è sembrato a tutti un buon segnale. Giustamente. Perché il riuscito lavoro del cantautore regista ha trovato una buona via distributiva, mietendo successi un po' ovunque. Ma cosa dire degli altri che tentano la stessa strada? Da poco, Gabriele Albanesi ha presentato il suo secondo film, Ubaldo Terzani Horror Show, a qualche anno dall'esordio Il bosco fuori che aveva fatto parlare di un nuovo inizio poi rimandato. Il prossimo 22 luglio, invece, a tenere alta la bandiera sarà l'efficace At the End of the Day di Cosimo Alemà, opera prima dal respiro internazionale che ha tutte le carte in regola per avere il suo bel riscontro.

A volerle cercare, di nuove pellicole horror in giro ce ne sono. Ma il problema, se di questo si può parlare, è sempre legato alla loro diffusione, alla relegazione in periodi in cui il cinema non è il primo pensiero del pubblico e soprattutto a distribuzioni che sfiorano l'invisibilità. Qualche anno fa, con l'opera prima Almost Blue, Alex Infascelli sembrava aver procurato una breccia nel resistente muro dei pregiudizi poi confermata con il raffinato Il siero delle vanità, dopodiché il cineasta si è rivolto a quel piccolo schermo in certo modo più accogliente per il genere di quanto non sia il grande. Stesso discorso vale per Eros Puglielli, che dopo l'argentiano Occhi di cristallo ha diretto AD Project, Zodiaco e altre esperienze televisive. Il nostro non sembra essere più un paese per l'horror, c'è poco da girarci intorno. Nonostante i grandissimi antecedenti, a far staccare i biglietti ora sono le commedie.

Eppure qualcosa si muove, merito soprattutto di uno standard digitale che a prezzi contenibili assicura un ottimo livello per la resa dell'immagine. Si può parlare di tendenze, legate al sottobosco e ad una irresolubile formula underground, ma certamente non di scuola. Dopotutto è impossibile parlare di una nuova scuola di registi dell'orrore quando a mancare è un'industria con i dovuti capitali e un pubblico aperto a qualcosa di diverso. Per questo i pochi cineasti che nonostante le mille limitazioni cercano di andare avanti in questo difficile percorso andrebbero protetti, aiutati; magari andando a vedere i loro film nelle poche sale in cui sono proiettati. Non di rado a trovare una distribuzione sono le visioni meno personali, quelle più omologate, mentre le novità faticano ad uscire, invecchiano aspettando un'uscita, cambiano forma, e nella migliore delle ipotesi finiscono direttamente in dvd.<
br /> Tra i titoli più riusciti del nuovo panorama un posto d'onore spetta al sorprendente Occhi, presentato al Fantafestival e ancora senza una distribuzione, diretto dal friulano Lorenzo Bianchini che ha all'attivo due pellicole di culto a budget tra l'insistente e il bassissimo come Radice quadrata di tre e Custodes Bestiae. Altra debita citazione poi per le visioni lovecraftiane del romagnolo Ivan Zuccon, che vende all'estero, ma non in Italia, il cui miglior risultato è Colour From Dark – Il colore del male (2008). A conferma di un'offerta mai omologata, nei recenti orrori nostrani, c'è da citare Lemuri, il bacio di Lilith del siciliano Gianni Virgadaula, personale storia di vampiri che omaggia il gotico e l'espressionista. Non sono pochi i lavori che meritano almeno una visione: e chi ha voglia di cercarli e di sostenerli avrà di che divertirsi in attesa di una sperata rinascita dalle splendide macerie del passato.

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