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Storia "poconormale" del cinema: puntata 78

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema.
di Pino Farinotti

Sequenze e modelli: Il bacio

venerdì 27 agosto 2010 - Focus

Sequenze e modelli: Il bacio
Nella grande grafica del cinema c'è un'istantanea immancabile, il bacio/abbraccio. Non è semplice rinvenire un solo fotogramma senza che qualcuno... ne sia risentito.
Tuttavia un "fotogramma" che per significato, estetica, qualità rappresenta l'essenza, il vertice del bacio&abbraccio, è... un dipinto. Ma è più cinema del cinema. Trattasi del "bacio" di Francesco Hayez. Dico sempre "memoria del cinema", questo è un quadro, un'immagine simbolo, che fa parte delle memoria dell'arte, complessiva, aristocratica e popolare. I due giovani si baciano con passione elegante, sono belli e sono in posa, come se sapessero che stanno trasmettendo un'indicazione fondamentale, come se sapessero che per ora sono solo un dipinto, ma poi saranno rubricati in un'altra disciplina, che diventerà l'arte del secolo successivo, basterà aspettare solo qualche decennio. Perché "il bacio" di Hayez è del 1859. La data è importante, determina una serie di codici che sono fiction perfetta prima che, appunto, la fiction (dell'immagine, certo) esistesse.

Data
Per cominciare quella data, il 1859. È l'anno della seconda guerra di indipendenza, dell'alleanza coi francesi. Hayez terminava la sua opera proprio nei giorni dell'ingresso in Milano di Vittorio Emanuele II insieme con Napoleone III. Il bacio&abbraccio dei due giovani era la rappresentazione allegorica dell'unione fra i due Stati. Grande licenza, e grande "cinema" dunque. E poi i costumi. Non può sfuggire a nessuno, anche se non appassionato, che i costumi sono a loro volta fiction, infatti i due vestono abiti ... rinascimentali. Lui, con quel cappello alla Robin Hood. Era doveroso, in quel tempo, mantenere certe rigorose convenzioni artistiche, come quella che non ammetteva una scena d'amore inserita nella realtà. Una regola che si estendeva anche alla letteratura e al melodramma. Con piccola digressione ricordo Giuseppe Verdi, che ambientava le sue storie in epoche, e in costumi, diversi, per dare le sue indicazioni di indipendenza e di libertà.
Qualche opportuna notizia su Hayez. È un veneziano nato nel 1791. Formatosi a quella straordinaria scuola fu attivo in molte città europee, finendo per privilegiare Milano, dove divenne il ritrattista principe. Fra i suoi soggetti, Alessandro Manzoni, giusto per gradire. Il suo "bacio" è una delle opere simbolo dell'arte italiana, non solo in quel contesto.

Età dell'oro
Venendo (finalmente), al cinema e dovendo, secondo la premessa indicare qualcuno, non si può che riferirsi all'età dell'oro, cioè alle stagioni di mezzo del novecento. Il cinema allora si addiceva al bacio. Penso agli eroi assoluti, Cary Grant-Ingrid Bergman, Robert Taylor- Vivien Leigh, Tyrone Power- Gene Tierney. Si incontravano, languidamente si fissavano, mani nelle mani e poi si baciavano. E tutta la rappresentazione amorosa finiva lì. Nel cinema contemporaneo il bacio è un rito sorpassato. La ragione antropologica sta forse nella chiave sentimentale generale che ha altre regole, e poi sta... nella fretta. Un bacio è banale e scontato, va oltrepassato. Grandi amorosi del cinema attuale sono Pitt e Clooney. Due citazioni esemplari: in Spy game Brad Pitt conosce Catherine McCormack nel Libano della guerra civile, lui è un agente Cia lei un'attivista. Si incontrano in un campo profughi e nella sequenza successiva sono a letto, e hanno già consumato. In Tra le nuvole George Clooney e Vera Farmiga si incontrano in attesa di un volo. Nella sequenza successiva George è nel letto di un motel e lei avanza nuda verso di lui mostrando un sedere strepitoso. È possibile che i quattro non si siano baciati neppure nei momenti in cui non erano in scena. Bacio superfluo appunto, e fretta, dei personaggi e del cinema.

Primo
Dunque Hayez, il primo regista del bacio e dell'abbraccio. E non c'è dubbio che alcuni artisti della disciplina nuova abbiano tratto ispirazione dal maestro. Penso a Visconti per Senso, a un bacio di Errol Flynn del suo Don Giovanni, e ai gesti, e alle posture degli autori "romantici" come Cukor, o Wyler, o Fleming. E torno a rifarmi alle coppie eroiche evocate all'inizio. Alla fine, dovendo selezionare un'istantanea, una sola, credo di dover regredire al 1939, quando Clark-Rhett baciò Vivien-Rossella. Quel fotogramma di Via col vento, firmato da Fleming, è davvero trasversale, prodotto e riprodotto, truccato e trasformato. Vale come francobollo buono per documenti e trattati sul cinema e sull'amore. Quel "modello" esce vincitore, e resisterà ancora a lungo. Sono arrivato a lui, così lontano, partendo ancora da più lontano, e applicando combinazione e contaminazione nobili. La grande arte e il grande cinema. La differenza di qualità delle due discipline, la forbice, è sempre più stretta. Gli innamorati di Hayez e quelli di Fleming. Molto simili.

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