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Marco Bellocchio compie 70 anni

Il regista dai pugni in tasca festeggia 70 anni.
di Gianmarco Mariotti

50 anni di carriera in 70 anni di vita
Marco Bellocchio (84 anni) 9 novembre 1939, Bobbio (Italia) - Scorpione.

lunedì 9 novembre 2009 - Celebrities

A 70 anni qualsiasi cosa succeda non mi farà certo cambiare", asserisce il regista dai "pugni in tasca" Marco Bellocchio per preservare il suo ultimo lavoro, Vincere (2009), dalle critiche che si vociferava sarebbero venute con la presentazione a Cannes. A un'affermazione così, di uno dei più eclettici, acuti e importanti registi del nostro cinema viene da rispondere soltanto: e chi vuole che Marco Bellocchio cambi? Lui che a 50 anni di carriera può permettersi di presentarsi sul red carpet di Cannes, per la settima volta, con il fardello di avere l'unico film italiano in concorso, Vincere, e mostrarsi sicuro delle proprie ragioni. Perché ha una personalità forte, caratterizzata da una connaturata insofferenza alle regole imposte, la stessa insofferenza che lo ha portato a indagare e rifuggire le ascendenze cattoliche della famiglia fino a condurlo, attraverso un percorso di formazione che passa dal centro sperimentale di cinematografia fino all'esperienza a Londra, al successo con La Cina è vicina (premio speciale della giuria al festival di Venezia), il principio della sua parabola artistica. Una parabola che affonda le radici nell'ambito della militanza politica e che durante la sua carriera va a toccare le zone di indagine più disparate, a partire dalle dinamiche familiari della piccola borghesia del film d'esordio I pugni in tasca (1965), fino alla questione della legittimità etica e scientifica dei manicomi come in Matti da slegare (1975), interesse che poi va approfondendosi nella serie di film di ricerca psicologica degli anni '80, come Salto nel vuoto (1980) o Gli occhi, la bocca (1982), realizzati in stretta collaborazione con l'amico psichiatra Massimo Fagioli, o la mordace critica al sistema di leva italiano in Marcia trionfale (1976), che si inserisce in un dibattito allora presente e importante e che due anni dopo porta alla legge sull'obiezione di coscienza. L'attitudine per la provocazione e l'uso dell'arte a fini sociali e politici sembrano essere le forze motrici della sua carriera artistica come testimonia lui stesso quando afferma che la sua prossima opera sarà ispirata dal caso Englaro o che è deciso a intraprendere la via della politica. A uno come lui, che come un ardito speleologo ha scandagliato gli anfratti delle società in cerca delle follie moderne, che ha trovato annidate tanto nella borghesia, quanto nel mondo religioso cattolico o nei kafkiani labirinti burocratici fra i quali ci si perde, soffocando, non si può che augurare una vita lunga, intensa e soprattutto ancora ricca di bel cinema.

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