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E Dio… creò B.B.

Auguri a Brigitte Bardot!
di Michelangelo Salvioni

Il compleanno di un’icona del ventesimo secolo
Brigitte Bardot (90 anni) 28 settembre 1934, Parigi (Francia) - Bilancia.

lunedì 28 settembre 2009 - Celebrities

Il compleanno di un’icona del ventesimo secolo
Esistono persone eccezionali che grazie a particolari condizioni storiche e sociali si trasformano in personaggi pronti a vivere di vita propria nell’immaginario di milioni di persone. Brigitte Bardot compie settantacinque anni: il mito di B.B. non ha età.
B.B. ha rinunciato a calcare le scene quando era ancora giovane, come Greta Garbo, ma se l’attrice svedese era definita “La divina”, Brigitte ha incarnato un altro modello femminile, specchio e al tempo stesso modello per l’Europa degli anni cinquanta e sessanta.
La Bardot era sensualità terrena, semplice, diretta e senza fronzoli. Il corpo minuto e il viso dalle labbra imbronciate incorniciato da una chioma bionda e ribelle suggerivano l’idea di una ragazza libera dai condizionamenti dettati dalle sovrastrutture sociali. Una giovane donna un po’ selvaggia che agiva secondo il proprio istinto senza curarsi del giudizio del prossimo. L’apparente ingenuità della Bardot, forse anche più della sua bellezza, fu la ragione del suo successo. Una ragazza che cammina a piedi nudi saltando dalle storie di celluloide ai sogni degli uomini. Una carica erotica inconsapevole e libera, quanto di più distante dalle bellezze artefatte e maliziosamente seducenti. A differenza di altri grandi miti (Monroe, Loren, Lollobrigida) la Bardot possedeva una fresca impertinenza da monella costretta in un corpo piccolo e sinuoso. Una donna-bambina che con la sua aria da adolescente aumentava la distanza tra sé e gli uomini, accrescendone proporzionalmente il desiderio. Lolita, frutto acerbo, bramosia inconfessata e inconfessabile…
Dopo alcune prime esperienze nel mondo del cinema il marito attore e regista Roger Vadim crea il personaggio che diventerà mito con Et Dieu… créa la femme del 1956, film che consacrò l’immagine dell’attrice come tutti ora la ricordano. Poco importa indagare quanto Brigitte Bardot fosse genuina e quanto fosse “raccontata” dai film e dai produttori. Il cinema trasfigura e concentra rendendo inscindibili realtà e finzione. Erano anni in cui l’immaginario popolare si alimentava soprattutto con il cinematografo e le riviste.
Seguiranno varie produzioni, tra melodrammi e commedie creati su misura per alimentare il mito B.B., in linea con i film di Vadim. Nel 1960 gira La verità di Henri-Georges Clouzot, dramma ben costruito che vincerà l’oscar come miglior film straniero. Partecipa anche a film di registi di nome: Vita privata di Louis Malle del 1961, Il disprezzo di Godard del 1963, Il maschio e la femmina (1966) sempre di Godard e Tre passi nel delirio (1968) nell’episodio di Malle.

Oltre il cinema
Brigitte Bardot è però molto più dei film che ha interpretato. Prodotto da esportazione vituperato dai moralisti, pubblicità, spettacolo, fenomeno di costume. Il potere della sua immagine era tanto più vitale quanto più forti erano le resistenze di una società ancora bigotta e chiusa nei confronti della liberazione sessuale e della parità tra uomo e donna. Negli anni cinquanta Et Dieu... créa la femme scandalizzò, visto con gli occhi di oggi sembra quasi un film da educande. La Bardot non era immorale, non cadeva nel colpa e nel peccato, era al di sopra di tutto. Ne La ragazza del peccato (1958) di Claude Autant-Lara un avvocato (Jean Gabin) difenderà in tribunale una giovane ragazza (Brigitte Bardot) malvista dai benpensanti borghesi; si innamorerà di lei e cercherà di redimerla, ma Yvette non cambierà, rimanendo creatura autentica e istintiva fino alla fine.
L’anticonformismo di Brigitte ha avuto senso fino a quando c’è stato un conformismo di vecchio stampo da attaccare. La Dolce vita di Fellini mostrava senza giudicare una realtà esistente e questa fu la sua colpa più grave. Il film fu additato dalla Chiesa e da moralisti di ogni sorta, ma lo si andava a vedere lo stesso, magari di nascosto. Il bikini di Brigitte nel film di Vadim scandalizzò, ma il costume si diffuse nel mondo a macchia d’olio: probabilmente chi ne criticava l’indecenza era la stessa persona che lo immaginava indossato dall’attrice francese. Posò per essere raffigurata come busto della Marianne francese (da icona di costume a vera e propria allegoria del proprio paese) e Serge Gainsbourg scrisse per lei Je t'aime... moi non plus per cantarla a due voci…
Nel 1974 si ritira nella sua villa di Saint-Tropez sfuggendo ai riflettori e ai teleobiettivi. Poi la lotta a difesa dei diritti degli animali, le dicerie, le accuse, le scuse, i commenti sul suo colore politico e l’opinione pubblica che entra nel suo pur discutibile privato. Era decisamente meglio quando il privato di B.B., icona e immagine di un’epoca ormai passata, sconfinava nell’immaginario di tutti noi.

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