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Storia 'poconormale' del cinema: i corsi e i ricorsi

Una rilettura non convenzionale della storia del cinema.
di Pino Farinotti

Movimenti
Pierre Fresnay 4 aprile 1897, Parigi (Francia) - 9 Gennaio 1975, Neully-sur-Seine (Francia). Interpreta Il capitano De Boeldieu nel film di Jean Renoir La grande illusione.

venerdì 11 settembre 2009 - Focus

Movimenti
La puntata sul cinema italiano degli anni Ottanta seguiva a quelle sui Cinquanta con prevalenza hollywoodiana. Qualità a confronto. Dalle magnifiche stagioni italiane del primo e secondo dopoguerra è davvero passato tanto tempo, quasi mezzo secolo. Al grande corso non è seguito il ricorso. Il momento d'oro non è tornato. In questa chiave il cinema italiano rappresenta davvero un'eccezione, un'anomalia.
Per la storia, e alludo a tutte le forme di storia, dalla politica in senso stretto, alle varie forme dell'arte, pittura, architettura, letteratura, vale il concetto dei corsi e dei ricorsi. E vale anche nel cinema. I paesi di cultura avanzata del cinema, hanno magari inventato, o sviluppato, oppure perfezionato delle correnti, dei generi, per poi concedersi una sorta di intervallo di riflessione, chiamiamolo così, per riproporsi ancora in stagioni successive, con altri movimenti, magari importanti, magari prevalenti, capaci di segnare appunto quelle epoche.

Fronte
I francesi hanno avuto la stagione del Fronte popolare, anni '30/'40, quella dei Renoir e dei Carné, e dei Gabin. Titoli come La grande illusione (Renoir), Il porto delle nebbie (Carné), Les enfants du paradis (Carné). Uno dei momenti più alti (per molti il più alto) del cinema del mondo. Il ricorso può chiamarsi Nouvelle Vague, (anni 60/70) movimento meno intenso del primo, complice della moda e del tempo: molti titoli soffrono di... vedibilità postuma. Le firme sono comunque importanti: Godard, Truffaut, Chabrol, Resnais. Nelle epoche successive, in chiave di individualità il cinema francese, fra alti e ... meno alti, ha mantenuto uno standard di qualità disuguale ma sostanzialmente all'altezza.

Gotico
I tedeschi sono gli inventori del cinema che deriva dall'espressionismo. Dunque il gotico, l'horror, una carta fantasy. In quell'epoca (anni '20) hanno dettato cinema al mondo. I maestri sono Wiene, Murnau, Lang, e altri. Il ricorso premierà, decenni dopo, quella cultura con l'avvento di un gruppo di autori esclusivi, allarmanti, innovatori. Si chiamano Wenders, Fassbinder, Schlöndorff, Herzog, Kluge. Gente che ha trovato vie nuove in un contesto, il cinema appunto, che viene esplorato con capillarità e intensità. Si tratta di un movimento davvero decisivo.

Chaplin Gli inglesi... sono la patria di Chaplin. Ed è già una buona partenza. E poi sono la patria di Hitchcock coi suoi film fino ai primi anni Quaranta, quando viene assimilato da Hollywood. Nel '62 Saltzman&Broccoli producono il primo "007". Con produttori diversi la seria è arrivata a noi, e continua. Una serie che è omologabile a un movimento, di enorme successo popolare. Nell'era contemporanea, gli inglesi ci offrono Harry Potter, altra serie-movimento che potrebbe... durare come Bond. Fu movimenti vero il "Free cinema", (fine 50/primi 60) espressione della voglia di evoluzione delle generazioni giovani inglesi ben prima del grande cambiamento della fine anni sessanta. I nomi fondamentali: Anderson, Richardson, Reisz. E c' un altro ricorso inglese, il cinema della cosiddetta "epoca Thather". Titoli di insoddisfazione e dolore, come Full Monty (Cattaneo '97), Grazie signora Thatcher (Herman '98), Billy Elliot (Daldry 2000). È ancora grande cinema.

Trasversale
Hollywood è trasversale nei decenni, in tutte le chiavi anche se a prevalere naturalmente è lo spettacolo. Con un riferimento indiscutibile in quel senso: le classifiche del botteghino. Sono americani quasi tutti i titoli di vertice, in ogni epoca. Come tutte le società attente alla propria storia, alla decadenza, alle evoluzioni e alle debolezze, – dunque anche la "società del cinema "- l'America ha sempre favorito l'integrazione di autori stranieri, anzi li ha adottati: dai "transfughi" soprattutto di lingua tedesca dopo il '33, come Lang, agli inglesi, come Chaplin e Hitchcock, ai francesi come Renoir, infine agli orientali contemporanei, talenti più freschi, capaci di una visione prospettica diversa, magari estrema ma certamente spettacolare, come Lee e Kitano. Seppure con delle differenze, di qualità, di tutto, rispetto alle stagioni il cinema americano è un "movimento perenne". Alla società delle grandi potenze del cinema l'Italia non appartiene, da tanto tempo.

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