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Ruth Weyher

Ruth Weyher (Ruth Ellen Weyher) è un'attrice polacca, è nata il 28 maggio 1901 a Novi Wlastna (Polonia) ed è morta il 4 gennaio 1983 all'età di 81 anni a Monaco di Baviera (Germania).

Una donna bellissima dagli occhi e capelli corvini, dotata di un innato portamento elegante e di un garbo signorile, ma anche pronta a repentini sbalzi d'umore. Nata in una cittadina alla frontiera tra la Germania e la Polonia, la Weyher si trasferì ben presto a Monaco dove prese parte al suo primo film, Die Wahrsagerin von Paris (1920), già da protagonista. E tale rimase per i successivi dieci anni, durante i quali divenne un volto familiare non solo ai pubblici tedeschi, poiché i film che interpretò al fianco dei più celebrati attori dell'epoca raggiunsero gli schermi di tutt'Europa.
Sono circa cinquanta i film nei quali il nome di Ruth Weyher scorre nei titoli di testa: alcuni di questi sono notissimi come Schatten (1923) di Artur Robison o Geheimnisse einer Seele (1926) di G.W. Pabst, altri sono a volte di mediocre fattura ma di largo successo popolare, in buona parte dovuto alla presenza dell'attrice, accattivante nella sua morbida opulenza a tratti percorsa da una carsica sensualità.
Un certo rilievo ebbe in patria - ma chissà perché, non passò mai le frontiere - Frauenbeichte (1921), un trittico diretto da Gerhard Lamprecht: ognuna delle tre parti prendeva spunto dalla confessione di una donna, prima una pazza, poi un'assassina ed infine un'infermiera di un asilo per alienati.
Verso la metà degli anni Venti, Ruth Weyher aveva raggiunto una notevole fama e le capitò spesso di interpretare film in diversi paesi europei, dal Portogallo (Königsliebchen, 1924, di Hans Schall), alla Francia (Paris n'est pas Paname, 1927, di Nikolai Malikoff), dalla Svezia (Pariskör, 1928, di Gustav Molander) all'Austria (Das grosse Hemd, 1929, di Fritz Kaufmann). Apparve anche in uno degli ultimi film muti italiani, La Grazia (1929) di Aldo De Benedetti, dove impersonava una donna fatale con appassionata irruenza.
Attrice «europea» dunque, nel senso più completo, Ruth Weyher non disdegnò nemmeno di apparire nei film di avventure con cui Luciano Albertini, Carlo Aldini o Harry Piel rallegravano i pubblici più popolari; la distaccata raffinatezza della protagonista rappresentava un singolare contrasto con le vivaci rodomontate di questi scatenati rompicollo.
Nel 1929 se ne andò sulla costiera amalfitana per girare il suo ultimo film, ancora muto, ma poi sonorizzato prima di essere proiettato sugli schermi. Si trattava di Sei gegrüsst, Du, mein schönes Sorrent, regia del triestino Romano Mengon. Poco dopo, il matrimonio mise fine all'avventura cinematografica di questa affascinante protagonista.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.

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