Roberto Benigni è un attore italiano, regista, scrittore, sceneggiatore, co-sceneggiatore, è nato il 27 ottobre 1952 a Castiglion Fiorentino (Italia). Roberto Benigni ha oggi 71 anni ed è del segno zodiacale Scorpione.
Prima poesia di Benigni dedicata a Federico Fellini: «Ricco di idee, infedele / cieli di fiori crei / leccornie, donne, dei. Non c’è freno, direi./ L’inferno ed il delirioo / del dolce circo dice:! eccolo lì è Fellini / l’infido re felice». Seconda poesia, composta unicamente di parole che cominciano con la lettera «effe», iniziale del nome e del cognome del regista: «Farò festose frasi formulate / felicemente (facile fardello) / fedelI fragilissimo fratello...». Dunque Roberto Benigni è davvero poeta, come il suo protagonista Attilio ne La tigre e la neve, come l’amico poeta iracheno Fuad (Jean Reno), come i poeti che figurano nel film (Montale, Borges, Yourcenar) o quei poeti le cui citazioni in versi formano parte dei dialoghi (Eluard, Maiakovskij, Neruda, Paolo Conte, Tagore).
Quando Benigni fece i versi che s’è detto era il 1992: Fellini, che l’aveva scelto come protagonista con Paolo Villaggio del suo ultimo film La voce della luna, era stato il primo a scoprirlo poeta, dandogli un aspetto leopardiano cereo, romantico, delicato, ottocentesco. Diceva: «Ho sentito in lui la razza vera, il carisma, l’autorità, l’aura poetica unita alla buffoneria più farsesca e dinamica, alla sua cronica ebbrezza, al suo delirio...». Insieme con la poesia e con il gusto delle donne («Come sono belle le donne quando decidono di fare all’amore subito»), insieme con la comicità, anche adesso a53 anni Benigni sa e vuole esprimersi con il corpo, con una leggerezza da acrobata del Circo di Pechino e una precisione da ginnasta: balzi, saltelli, corse a mo’ di canguro, esplosioni fisiche, contorsioni, gesti eloquenti, felicità carnale, una fusione che lo rende unico.
Il pubblico lo ama con entusiasmo da quasi trent’anni. Benigni è nato in un paese dell’Aretino chiamato Misericordia, da Isolina e Luigi ai quali La tigre e la neve è dedicato. Cominciò a vent’anni a tentare a Roma l’avventura del cabaret; ebbe successo anche alla televisione (prima in Televacca, poi come critico cinematografico somaro ne L’altra domenica di Renzo Arbore).
Esordì nella regia di film con Tu mi turbi scritto con Giuseppe Bertolucci; seguirono Non ci resta che piangere con Massimo Troisi, Il piccolo diavolo, JohnnyStecchino, li mostro, La vita è bella (tre Oscar), Pinocchio. È produttore di se stesso, sempre al vertice delle classifiche degli incassi. È sposato con Nicoletta Braschi nella vita e nei film. Abita in campagna, non ha figli, vede pochissimi amici, quasi non mangia (deve conservarsi agile). È diventato una figura pubblica italiana È grande.
Da lo Specchio, 29 Ottobre 2005
Prima poesia di Benigni dedicata a Federico Fellini: «Ricco di idee, infedele / cieli di fiori crei / leccornie, donne, dei. Non c’è freno, direi./ L’inferno ed il delirioo / del dolce circo dice:! eccolo lì è Fellini / l’infido re felice». Seconda poesia, composta unicamente di parole che cominciano con la lettera «effe», iniziale del nome e del cognome del regista: «Farò festose frasi formulate / felicemente (facile fardello) / fedelI fragilissimo fratello...». Dunque Roberto Benigni è davvero poeta, come il suo protagonista Attilio ne La tigre e la neve, come l’amico poeta iracheno Fuad (Jean Reno), come i poeti che figurano nel film (Montale, Borges, Yourcenar) o quei poeti le cui citazioni in versi formano parte dei dialoghi (Eluard, Maiakovskij, Neruda, Paolo Conte, Tagore).
Quando Benigni fece i versi che s’è detto era il 1992: Fellini, che l’aveva scelto come protagonista con Paolo Villaggio del suo ultimo film La voce della luna, era stato il primo a scoprirlo poeta, dandogli un aspetto leopardiano cereo, romantico, delicato, ottocentesco. Diceva: «Ho sentito in lui la razza vera, il carisma, l’autorità, l’aura poetica unita alla buffoneria più farsesca e dinamica, alla sua cronica ebbrezza, al suo delirio...». Insieme con la poesia e con il gusto delle donne («Come sono belle le donne quando decidono di fare all’amore subito»), insieme con la comicità, anche adesso a53 anni Benigni sa e vuole esprimersi con il corpo, con una leggerezza da acrobata del Circo di Pechino e una precisione da ginnasta: balzi, saltelli, corse a mo’ di canguro, esplosioni fisiche, contorsioni, gesti eloquenti, felicità carnale, una fusione che lo rende unico.
Il pubblico lo ama con entusiasmo da quasi trent’anni. Benigni è nato in un paese dell’Aretino chiamato Misericordia, da Isolina e Luigi ai quali La tigre e la neve è dedicato. Cominciò a vent’anni a tentare a Roma l’avventura del cabaret; ebbe successo anche alla televisione (prima in Televacca, poi come critico cinematografico somaro ne L’altra domenica di Renzo Arbore).
Esordì nella regia di film con Tu mi turbi scritto con Giuseppe Bertolucci; seguirono Non ci resta che piangere con Massimo Troisi, Il piccolo diavolo, JohnnyStecchino, li mostro, La vita è bella (tre Oscar), Pinocchio. È produttore di se stesso, sempre al vertice delle classifiche degli incassi. È sposato con Nicoletta Braschi nella vita e nei film. Abita in campagna, non ha figli, vede pochissimi amici, quasi non mangia (deve conservarsi agile). È diventato una figura pubblica italiana È grande.
Da lo Specchio, 29 Ottobre 2005