Nello straordinario film di Clint Eastwood Lettere da Iwo Jima Ken Watanabe interpreta un personaggio amatissimo, introvabile nella realtà: un capo che sa comandare, che è possibile ammirare e rispettare. È il generale Tadamichi Kuribayashi, comandante delle forze armate giapponesi nella sanguinosa battaglia dell'isola di Iwo Jima sul finire della Seconda guerra mondiale, vinta dagli americani assai più numerosi e ricchi di mezzi. Un generale intelligente e civile: vieta di punire i soldati a colpi di frustino o con altre angherie; fa scavare grotte e tunnel perché i suoi soldati possano combattere stando al riparo; non apprezza il suicidio anziché la sconfitta, gesto appartenente alla tradizione guerriera giapponese. È un uomo alto, sottile, laconico, impenetrabile, ricco di autorità e piuttosto bello (la faccia somiglia un poco a quella di Gregory Peck). Ken Watanabe, che ora ha 47 anni, non ci è del tutto estraneo: possiamo averlo visto accanto a Zhang Ziyi in Memorie di una geisha, accanto a Tom Cruise ne L'ultimo samurai, nel Ragazzo dal kimono d'oro 1 e 2, in Batman Begins. Non possiamo averlo visto in veste di samurai nelle 50 puntate televisive de Il drago con un occhio o di Gokenin Zankuro, che sono alla base del suo enorme successo in Giappone. Abita a Tokyo, ha due figli con la prima moglie Yumiko: la modella Anne e l'attore Dai; si è risposato nel dicembre 2005 con l'attrice Kaho Minami. Nel 1989, mentre interpretava a Calgary Cielo e Terra, gli diagnosticarono una leucemia; tornò sul set e contemporaneamente faceva la chemioterapia, ma nel 1994 ebbe una ricaduta. Scomparve, cercando di curarsi e di nascondere agli altri la sua disperazione. Riuscì a guarire, ma avendo lasciato alla moglie il controllo del suo patrimonio, nel 2001 indisse una conferenza stampa per informare i giornalisti che era schiacciato dai debiti. Samurai, maestri di arti marziali, gangster, banchieri, militari sono i suoi personaggi più frequenti: però ciascuno di questi uomini forti acquista nella sua interpretazione elementi di umanità, di disciplina senza crudeltà, di giustizia e di generosità. Qualità rare, pure in un eroe positivo.
Da Lo Specchio, 10 marzo 2007