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L'alienista: «ogni episodio è come un piccolo film»

Ospiti del See What's Next di Roma, Luke Evans, Dakota Fanning e Daniel Brühl raccontano la miniserie che li vede protagonisti. Ora su Netflix.
di Andrea Fornasiero

L'alienista

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Luke Evans (44 anni) 15 aprile 1979, Pontypool (Gran Bretagna) - Ariete. Interpreta John Moore nel film di Jakob Verbruggen, James Hawes, Paco Cabezas, Jamie Payne, David Petrarca L'alienista.
martedì 24 aprile 2018 - Netflix

Abbiamo incontrato a Roma, dove erano ospiti dell'evento Netflix See What's Next, i tre protagonisti della serie L'alienista, ambientata nella New York di fine Ottocento, dove tra i bassifondi si aggira un inafferrabile e diabolico serial killer. L'affinità tra il gallese Luke Evans, l'americana Dakota Fanning e il tedesco Daniel Brühl è stata evidente fin da come hanno risposto alle domande, passandosi spesso la parola per completare l'uno le affermazioni dell'altro.

Parlando della qualità della ricostruzione storica, Evans ha spiegato che la serie «è stata girata a Budapest per tre mesi, dove hanno ricostruito New York in studio, in uno dei set più grandi mai realizzati laggiù. Tutto poteva essere facilmente trasformato e quasi ogni giorno infatti aveva un aspetto diverso, rappresentando vari ambienti e quartieri».
Andrea Fornasiero

Dakota Fanning ha aggiunto: «Le scene da lontano, gli sfondi, erano lasciate in green screen, ma è una cosa che non mi ha impensierito durante le riprese perché tutto quello avevo vicino era reale, del green screen mi accorgevo solo quando dovevamo guardare verso l'orizzonte, per esempio verso la Statua della Libertà» Quindi Evans ha ripreso la parola: «Per dare un'idea di quanto fosse reale il set, per una scena del primo episodio hanno edificato questa incredibile struttura, una parte del ponte dell'East River che allora non era ancora stato ultimato. Si tratta di una costruzione che si poggiava sul primo pilastro, con molte corde e carrucole, ed è lì che viene trovato il primo cadavere. Ovviamente le grandi viste di New York dai tetti, con le gru e via dicendo, sono in green screen. E sono scene che poi è stato bello vedere quando ci hanno mostrato la versione ultimata della serie».


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Dakota Fanning.
Daniel Brühl.
I tre protagonisti de L'alienista.

Daniel Brühl si è dimostrato il più appassionato dei tre agli elementi horror: «L'orrore credo sia dentro di noi, o per lo meno in me. Ci fa paura ma ci affascina. Non sempre siamo disposti ad accettare la nostra oscurità, i nostri pensieri orribili e malvagi. Il fatto che tutto questo ce lo teniamo dentro credo spieghi la fascinazione per l'horror». Dakota Fanning ha poi giustificato le scene più cruente: «Credo che il gore sia importante perché la storia sottolinea la brutalità di New York a quel tempo. C'era molta discriminazione tra le classi, quindi la violenza era un fattore cruciale, anche se nella serie poi tutto viene rielaborato con grande cura cinematografica».

Luke Evans, che è stato protagonista di Dracula Untold, ha preso la parola dicendo «ho bevuto la mia buona dose di sangue». Quindi ha offerto una lettura più leggera del genere: «Credo che ci sia un livello di escapismo e il piacere di vedere restando al sicuro. Ci si può immergere in qualcosa di spaventoso rimanendo a letto, abbracciati a un peluche».
Andrea Fornasiero

E sullo stesso tono ha concluso Dakota Fanning: «Ci sono personaggi con il volto deturpato che devono indossare trucco cosmetico, ed ero davvero lieta che non toccasse a me perché ci si impiega molto tempo, ma è bellissimo averli sul set e vedere quel trucco da vicino, ti vien quasi voglia di toccarlo!».

Dei loro personaggi hanno rispettivamente detto, a partire da Daniel Brühl: «Gli alienisti, ossia gli psichiatri di allora, erano uomini davvero all'avanguardia, pionieri della mente e per questo dovevano affrontare molta ostilità». Luke Evans ha rivelato di condividere con John Moore il talento del disegno: «Era l'unica cosa in cui ero capace a scuola, quindi è stato bello avere un tutor e poter riprendere a disegnare a carboncino. John non vuole davvero essere in quell'ambiente malsano e preferirebbe stare nella bella società, mentre altri protagonisti amano questa esplorazione dei bassifondi». Dakota Fanning infine ha spiegato come il ruolo di Sara Howard sia stato per lei davvero importante: «Fin dai vestiti sentivo le restrizioni delle donne del tempo, ma Sara fin dall'inizio non si tira indietro, ed erano più gli altri a dover interpretare il modo in cui cercano di tenerla a bada. Un personaggio femminile forte in questo periodo storico credo sia molto importante, perché mostra alle nuove generazioni le avversità che si dovevano affrontare e come, ciò nonostante, ci si batteva per cambiare le cose. Ha colpito molto il pubblico americano e spero lo faccia anche con quello europeo. Quanto alle somiglianze tra me e lei, ho imparato a dattilografare e come lei so andare a cavallo, ma non sono una bevitrice di whisky. Credo che sia più il carattere a unirci».


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Daniel Brühl.
I tre protagonisti de L'alienista.
Luke Evans.

Sul passaggio dal cinema alla miniserie è stata di nuovo lei a essere più generosa di dettagli: «Ero decisamente disponibile a fare una miniserie, mi piacciono anche come spettatrice, e poi è bello avere più tempo per raccontare una storia. L'alienista è un progetto che gli autori stavano cercando di realizzare da dieci anni e all'inizio doveva essere un film. Ora con il successo delle miniserie si è passati a questo formato e non saprei immaginarla in un altro modo, sarebbe un peccato dover ridurre il tutto al minutaggio di un film. Inoltre credo che ci sia il beneficio dell'accessibilità, il fatto che la possano vedere milioni di persone in tutto il mondo, mentre a volte come attori si lavora a film che non si sa se avranno una buona distribuzione e se la gente li vedrà. Con Netflix invece anche tutti quelli che ci hanno lavorato in Ungheria possono vederla».

Quindi Evans ha aggiunto: «Non avevo mai fatto una miniserie di dieci episodi e anche se ora siamo tutti tornati al cinema, L'alienista ci ha mostrato che questo è un formato interessante in cui lavorare. Credo sia una serie appassionante, dettagliata e con molti livelli, un viaggio intrepido in una New York davvero sinistra insieme a questi personaggi, che scoprono tanto se stessi quanto la soluzione di un omicidio. Ogni episodio è come un piccolo film per I valori produttivi. È così curato che non li dovresti vedere uno dopo un altro, andrebbero assorbiti con calma. Anche se sono sicuro che molti faranno binge watching comunque, del resto l'ho fatto anch'io, ma in modo narcisistico per vedere me stesso».

Sul rapporto tra la miniserie e il romanzo da cui è tratta, Dakota Fanning si è rallegrata che in Tv fosse maggiormente esplorato il ruolo di Sara ma ha tenuto a dire che per tutti loro: «autori, produttori e noi attori, essere fedeli al libro e fare in modo che i suoi fan non ne fossero delusi era una priorità».
Andrea Fornasiero

Luke Evans ha aggiunto: «Quando c'è un adattamento ci sono sempre delle varianti, ma il fatto che siano passati ben 25 anni dalla pubblicazione del romanzo la dice lunga su quanto chi aveva i diritti abbia cercato e atteso, per trovare il momento giusto per adattarlo». È stato però il protagonista Daniel Brühl a rivelare un rapporto più stretto con l'originale: «Il romanzo di Carr è meraviglioso perché è anche una lezione di storia, leggendolo si impara moltissimo. Da europeo non sapevo nulla del passato di Roosevelt prima che diventasse presidente. Poi ho letto anche altri libri sull'argomento, come "Isle of Vice", da cui ho appreso molto sul ruolo di Roosevelt come procuratore. Non ho ancora letto invece gli altri libri sul mio personaggio, Laszlo Kreizler, perché non voglio entusiasmarmi troppo, sarebbe triste se poi non fossero adattati. Non ho voluto pensare oltre questo progetto, ma siamo tutti d'accordo, noi attori, che ci piacerebbe tornare a questo mondo perché amiamo i nostri personaggi. Se si iniziasse a parlare di adattare gli altri libri li leggerei subito».


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