Un film inquietante e riuscito che mescola realismo e black fantasy nel raccontare le difficoltà nell'elaborazione del lutto. Drammatico, USA2025. Durata 98 Minuti.
Quando un illustratore britannico resta vedovo tutto sembra crollare. Alla disperazione per la perdita della moglie si accompagnano molteplici difficoltà di gestire i due figli. Espandi ▽
Quando un illustratore britannico resta vedovo tutto sembra crollare. Alla disperazione per la perdita della moglie si accompagnano le molteplici difficoltà, pratiche come emotive, di gestire i due figli e nel frattempo provare a elaborare il suo lutto. Lo farà attraverso la sua passione per le illustrazioni e in particolare attraverso una sua creatura che prenderà vita, con insospettabili conseguenze. Struggente, inquietante, a tratti spaventoso, il film di Dylan Southern tratto dal romanzo di Max Porter Grief is the thing with feathers ha sicuramente il merito di restare impresso. Intanto per il suo protagonista e coproduttore Benedict Cumberbatch, che in The Thing with Feathers (letteralmente: la cosa con le piume) regala una performance di rara intensità nell'interpretare un uomo devastato dalla perdita di sua moglie. Southern dimostra di saper raccontare bene il senso di profonda alienazione quando si perde l'amore della propria vita e tuttavia la vita deve continuare: i figli devono essere nutriti e accompagnati a scuola, i lavori d'illustrazione portati a termine. Ma * non ce la fa, è un uomo spezzato che malgrado la terapia non riesce a risollevarsi dal suo dolore. Funziona l'idea originale di inserire quel tocco di black fantasy che sfocia nel thriller cupo per raccontare le inquietanti deviazioni che la labirintica mente umana è in grado di seguire. Un film che ha il merito di intrattenere, intenerire, stupire, spaventare persino, accompagnando lo spettatore lungo l'abisso in cui inevitabilmente cade il disperato protagonista. Recensione ❯
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Nico, bambino moderno e ribelle, passa l'estate con una zia siciliana rigida e religiosa. Scontri e diffidenze lasciano spazio a un legame profondo. Espandi ▽
Nico è un bambino di oggi, dipendente dal telefono e con lo smalto sulle unghie. All’improvviso viene strappato al suo mondo “del nord” per passare un mese d’estate in Sicilia, in compagnia di un’anziana zia, Gela. Nico e Gela, ognuno radicato nelle proprie certezze ma con dolori simili nel cuore, dovranno pian piano cercare un linguaggio comune. Prima volta nel lungometraggio per Margherita Spampinato, che con autoriale dolcezza scrive, dirige e monta un omaggio all’arcano mondo delle nonne, come ce lo ricordiamo tutti nella nostra memoria infantile. Gela e Nico non sono esattamente nonna e nipote, ma proprio per questo riescono a isolare e incarnare ancora meglio la dinamica di estrema differenza e di grande vicinanza che si crea in quel rapporto. È un film nostalgico, che guarda a un milieu classico come la proverbiale “estate italiana”, che forse non esiste più se non filtrata attraverso l’immaginario collettivo. Recensione ❯
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Dopo la morte, ognuno ha una settimana per scegliere dove trascorrere l'eternità. Espandi ▽
Joan è in auto con suo marito Larry, stanno andando a un gender reveal party di famiglia, discutono del più e del meno. Insieme da 65 anni, rivedono in casa una foto del primo marito di Joan, il perfetto Luke, morto in guerra. Una visione "fatale" per Larry, che si risveglia nell'Aldilà. Quando anche Joan lo raggiungerà i due si ritroveranno, ma scopriranno che c'è anche Luke in attesa. Starà a Joan, divisa tra i due grandi amori della sua vita, decidere in una manciata di giorni con chi passare tutta l'eternità.
È una commedia romantica brillante, visionaria e commovente, Eternity. Non è una rom-com qualsiasi, incentrata sul solito triangolo amoroso, si rivela sorprendente e originale nella scrittura e nello sviluppo, dando continuamente senso e sostanza alla sua definizione.
È un film raro, anche perché dà al pubblico tutto quello che promette: una buona storia, attori credibili, e due ore di appassionante viaggio ultraterreno in cui ripercorrere la via dei ricordi, lastricata di vita, di esperienze e di amori indimenticabili. Recensione ❯
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Lilian, psicanalista in crisi, inizia a indagare sulla misteriosa morte di una paziente. Ipnotizzata, scopre un passato segreto che la lega alla defunta. Espandi ▽
Lilian Steiner è una psicanalista di origini americane, perfettamente integrata nell’ambiente della borghesia parigina. Rigida, nervosa, chiaramente bloccata, non ascolta più veramente i suoi pazienti. Se ne accorge il giorno in cui muore una di loro, Paula, e lei comincia a lacrimare copiosamente. La scettica dottoressa finisce così da un’ipnotista, che la guida dentro una storia segreta, che la riguarda e la lega alla donna scomparsa. Chi ha ucciso la paziente di Lilian? È stata la figlia, resa folle dalla gravidanza? Il marito, che sembra avere un’arma al posto dello sguardo? O è stata Lilian stessa, sbagliando qualcosa? Giallo psicologico, morbido come il vino rosso che i personaggi bevono con piacere, il film può sembrare ambire a contenere troppe anime al suo interno, ma è proprio in questa non facile compresenza di accenti diversi, e nel modo in cui maneggia l’obiettivo personale e quello d’intrattenimento, che sta il suo maggiore interesse. Recensione ❯
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L'incontro, nel cuore gelido della costa coreana, tra Soo-Ha (Bella Kim), una giovane donna franco-coreana, e Yan Kerrand (Roschdy Zem), illustratore francese in cerca d'ispirazione. Espandi ▽
A Sokcho, cittadina di pescatori vicina al confine settentrionale della Corea del Sud, la giovane Soo-ha lavora in una piccola pensione. È franco-coreana, ma non ha mai lasciato il Paese: il mondo le arriva solo attraverso i racconti degli altri. Quando alla pensione arriva Yan Kerrand, illustratore francese alla ricerca di ispirazione per il suo nuovo graphic novel, tra i due nasce un rapporto sottile, fatto di silenzi, piccoli gesti, attrazioni trattenute.
Tratto dal romanzo pluripremiato di Elisa Shua Dusapin, Un inverno in Corea è il racconto di una relazione che si realizza più nel non detto e nelle sfumature che nell'interazione tra i suoi personaggi.
Il regista Koya Kamura, al suo debutto, gira con mano ferma l'interazione tra i due protagonisti, superando, a tratti, i limiti di un cinema d'autore midcult, pensato chiaramente come prodotto da esportazione: i riferimenti alla zona demilitarizzata e alla guerra di Corea restano didascalici ma sono fragilità perdonabili nel contesto di un coming of age che ha le qualità di un promettente esordio. Recensione ❯
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Una commedia diretta e interpretata dal duo comico Pio e Amedeo. Espandi ▽
Pio gestisce una comunità di recupero per ragazzi, Amedeo una casa di riposo per anziani. Uno ha una relazione in crisi, l'altro una figlia adolescente irrequieta. Costretti dalle circostanze a vivere sotto lo stesso tetto tra anziani smemorati e giovani casinisti che si fanno la guerra, i due finiranno per scambiarsi consigli non richiesti, infilarsi in situazioni assurde e, tra bollette arretrate e partite a padel, trovare finalmente il coraggio di mettere ordine alle loro vite e scoprire così un nuovo modo di stare assieme.
Li avevamo lasciati, negli ultimi due film firmati da Gennaro Nunziante, a giocare sugli stereotipi Sud/Nord e ricchi/poveri, ora Pio e Amedeo diventano registi e non si muovono dalla loro Puglia per realizzare un'inedita commedia umana.
La loro comicità ribalta e stigmatizza i pregiudizi e gli stereotipi, denunciandone l'esistenza, chiamando le cose con il loro nome e senza intenti moralistici. La coppia ha tempi comici ormai più che rodati ma il montaggio di Simonpietro Saraceno sa prendersi degli spazi per valorizzarli ulteriormente. Recensione ❯
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Un'irresistibile sarabanda di gag scatenate e comiche con vari livelli visivi di lettura. Animazione, Commedia, Family - USA2025. Durata 108 Minuti. Consigli per la visione: Film per tutti
I poliziotti alle prime armi Judy Hopps e Nick Wilde formano una nuova squadra con un misterioso serpente, Gary De'Snake. Espandi ▽
I poliziotti alle prime armi, la coniglietta Judy Hopps e la volpe Nick Wilde si trovano sulle tracce di un grande mistero quando il serpente Gary De’ Snake arriva a Zootropolis e mette sottosopra la metropoli animale. Per risolvere il caso, Judy e Nick devono andare sotto copertura in nuove e inaspettate aree della città, dove la loro continua collaborazione viene messa alla prova come mai prima d’ora. Il secondo capitolo di questa nuova saga inizia esattamente da dove avevamo lasciato l’eroica coppia formata dalla coniglietta Judy Hopps e dalla volpe Nick Wilde che aveva risolto il più grande caso nella storia di Zootropolis, il film di ormai quasi dieci anni fa premiato anche con l’Oscar per la migliore animazione.
Nel frattempo molto è ancora cambiato e si è evoluto tecnicamente nell’animazione realizzata in CGI e così la sceneggiatura di Jared Bush (Oceania), che dallo scorso anno è direttore creativo dei Walt Disney Animation Studios e che dirige il film con Byron Howard (come Encanto), può veramente sbizzarrirsi sia in termini di complessità narrativa (ma sempre a portata di bambino) sia proprio nella rappresentazione delle figure animate. Tutto il film è una sarabanda di situazioni che si accavallano, si rincorrono, che hanno nello stesso fotogramma ulteriori livelli visivi di lettura. Questo sequel ancora una volta racconta come le differenze tra le persone/animali e i loro caratteri siano alla base del confronto. E di come proprio dagli antipodi possa nascere un amore, vero. Recensione ❯
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Tratto dal romanzo di Roland Perez «Ma mère, Dieu et Sylvie Vartan» Vincitore del Prix Littéraire du Cheval Blanc 2022. Espandi ▽
Parigi, anni '60. Esther, madre di una numerosissima famiglia marocchina da poco immigrata, dà alla luce il suo ultimo figlio, Roland. Il piccolo nasce con un piede torto che gli impedisce di stare in piedi, ma questo non scoraggia Esther dal combattere perché Roland un giorno possa camminare con le sue gambe. Contro il parere dei medici e del marito, che suggeriscono l'uso delle stampelle, Esther sacrifica tutto per realizzare il suo obiettivo e alla fine vince la sua battaglia.
La storia è quella del vero Roland Perez, avvocato e giornalista radiotelevisivo francese: la sua autobiografia pubblicata nel 2021 ha lo stesso titolo del film nella versione originale, "Ma mère, Dieu et Sylvie Vartan".
Nella prima parte la vulcanica Esther (a cui Leïla Bekhti offre anche da anziana la sua presenza energica) domina ogni immagine e accompagna col suo fare travolgente il tono da commedia scherzosa del film, evidente sia nel ritmo del montaggio (aiutato dal ricorso continuo a canzoni d'epoca) sia nelle atmosfere palesemente artificiose. Recensione ❯
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Sophie Chiarello accompagna Aldo, Giovanni e Giacomo in un ritorno alle origini che diventa un racconto di amicizia, talento e del destino che li ha resi una leggenda della comicità italiana. Espandi ▽
A partire dall'infanzia, in cui le prime esperienze da attori sono state vissute all'oratorio, ognuno dei tre racconta se stesso mettendosi in relazione con gli altri. Molto spazio viene lasciato alle esperienze teatrali che sono state quelle che hanno sviluppato le potenzialità di ognuno per poi giungere alla notorietà data dalla loro opera prima Tre uomini e una gamba.
Un autoritratto dei tre tra nostalgia, ricordo e consapevolezza dei risultati raggiunti e da raggiungere.
Sophie Chiarello, la cui presenza non viene occultata dai tre Aldo, Giovanni e Giacomo che addirittura la coinvolgono inizialmente nei loro scambi di battute, è riuscita a trovare la giusta cifra narrativa seguendoli talvolta insieme e talaltra separatamente facendo emergere le storie di ognuno, le convergenze ma anche le differenze. Recensione ❯
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Un'ode comica e malinconica sulla condizione umana. Un film toccato dalla grazia, con Toni Servillo che giganteggia. Drammatico, Italia2025. Durata 131 Minuti.
Ritratto immaginario di Mariano De Santis, Presidente della Repubblica alla fine del mandato. Tra dilemmi morali sulle grazie e vita privata, dovrà scegliere. Espandi ▽
Mariano De Santis, il Presidente della Repubblica, è a fine mandato; è infatti entrato nel semestre bianco. Vedovo da otto anni della moglie Aurora, ha due figli. Si trova davanti a due dilemmi morali. Il primo riguarda la richiesta di grazia per Isa Rocca che ha fatto fuori il marito nel sonno dopo essere stata a lungo maltrattata e per Cristiano Arpa, che ha ucciso la moglie malata di Alzheimer. Il secondo: non sa se firmare o no la legge sul diritto all'eutanasia.
La grazia non è un film sulla nostalgia ma sulla memoria che riaffiora nelle parole, nei pensieri, nelle cose che non si sono fatte, nel rapporto con i figli, in particolare Dorotea, dove risalta l'ottima prova di Anna Ferzetti.
Nel film si incrociano le pause del cinema di Sorrentino ma in realtà non c'è un attimo di tregua. La forma, che segna sempre l'identità della sua opera, accompagna il piacere autentico del racconto. Per questo, oltre ad essere sorretto da Toni Servillo che giganteggia, è un dramma privato, una commedia dell'assurdo, un film sentimentale. Un'ode sulla condizione umana. Allegra e triste. Comica e malinconica. Un film toccato dalla grazia. Recensione ❯
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A Taipei, Shu-fen lotta per tenere insieme la sua famiglia, ma le iniziative delle figlie rischiano di distruggere l'equilibrio già precario. Espandi ▽
Nel mercato notturno di Taipei Shu-fen gestisce un chiosco che serve noodle: lasciata dal marito da diversi anni, sta ancora affrontando i debiti residui, faticando a gestire l’irrequieta figlia ventenne I-Ann e la piccola I-Jing di 5 anni. Mentre Shu-fen si lascia andare alla depressione, la situazione le sfugge di mano e le iniziative di I-Ann e I-Jing rischiano di compromettere ulteriormente l’equilibrio famigliare. Durante la visione di Left-Handed Girl la prima impressione potrebbe essere quella di un Florida Project in versione taiwanese, complice la presenza di Sean Baker in qualità di produttore e co-sceneggiatore. È indubbio che tornino alcuni dei temi cari al cineasta americano. Il tocco di Baker in fase di sceneggiatura si percepisce nel ritmo indiavolato e nell’attenzione a dialoghi credibili e ficcanti, tali da coinvolgere un pubblico variegato per cinefilia e capacità di attenzione. Un debutto che sa conquistare per la sincerità proposta e per l’interpretazione di un cast splendidamente assemblato. Recensione ❯
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Un atto di opposizione e perseveranza. Un film di lotta con una fede disperata nel potere delle immagini. Drammatico, Gran Bretagna2023. Durata 115 Minuti.
In Cisgiordania, l'insegnante Basem è diviso tra la resistenza, il legame con l'allievo Adam e una relazione con una militante. Espandi ▽
Sulle montagne della Palestina coperte di ulivi, l’esercito israeliano abbatte le case e arresta chiunque resista. L’ultimo baluardo, prima della rabbia e della rassegnazione, è Basem El-Saleh, professore di lingue che ha collezionato qualche anno in prigione per insubordinazione. Insieme a Lisa, una volontaria inglese, fa quello che può contro una violenza secolare. Poi un giorno uno dei suoi ragazzi finisce assassinato da un colono. Basem posa i libri e riprende la pistola. È la ricerca di giustizia (in piena colonizzazione) a guidare il film di Farah Nabulsi, regista e attivista britannica di origine palestinese. The Teacher si impone come un film di lotta. Contro l’invisibilità e con una fede disperata nel potere delle immagini, Nabulsi scrive e dirige un dramma che è il riflesso di tutte le problematiche che affliggono i palestinesi. In un clima di “criminalità legalizzata”, come la definisce Basem, i coloni distruggono case senza motivo, minacciano e ostacolano i palestinesi in tutta impunità. Recensione ❯
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Yvonne Nguyen, un'attrice franco-vietnamita, sogna una carriera di successo nei musical. Espandi ▽
Yvonne Nguyen, un'attrice franco-vietnamita, sogna una carriera di successo nei musical, con grande disappunto della madre che preferirebbe per lei un percorso più serio. Costretta a tornare a casa della madre, le due donne si accorgono di essere diventate ormai due sconosciute. Ma nell'intimità della cucina del ristorante vietnamita di famiglia, iniziano a ritrovare un legame. Nel frattempo, Yvonne continua a inseguire i suoi sogni e finalmente ottiene l'occasione di fare un'audizione per un grande spettacolo. Recensione ❯
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Da un incontro miracoloso prende vita un diario di guerra e soprattutto una celebrazione della compassione. Documentario, Francia, Iran, Palestina2025. Durata 110 Minuti.
La regista iraniana Sepideh Farsi filma al telefono la fotografa palestinese Fatem Hassouma: un diario intimo da una Gaza sotto le bombe. Espandi ▽
Il 7 ottobre 2023, giorno del violento attacco di Hamas a Israele, la regista iraniana Sepideh Farsi sta promuovendo il suo ultimo film per il mondo, The Siren, che si ispira alla guerra che lei, oggi in esilio in Francia, ha vissuto da adolescente nel nativo Iran. In cerca di una comprensione più profonda del contesto, Farsi cerca di entrare a Rafah dall'Egitto per parlare con rifugiati palestinesi e grazie a un contatto conosce, se pur solo in videochiamata, la fotoreporter ventiquattrenne Fatma "Fatem" Hassouna. In un inglese essenziale si apre tra loro un dialogo, profondamente sentito, una connessione immediata, che non necessita di spiegazioni, tra chi conosce il significato di una forte limitazione della propria libertà.
La differenza tra loro è che Sepideh è fuggita dal suo Paese a 18 anni, non facendovi più ritorno, pena l'incarcerazione; Fatem vorrebbe conoscere il mondo ma non è mai uscita da Gaza, vive in un quartiere della parte nord della città che non ha nessuna intenzione di abbandonare, nonostante i persistenti bombardamenti. Recensione ❯
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Ambientato in un mondo deserto e sospeso, racconta l'incontro tra una giovane ragazza che custodisce un uovo misterioso e un guerriero errante. Espandi ▽
In una città deserta e avvolta da una luce spettrale, una ragazzina vaga stringendo a sé un uovo che custodisce con devozione, senza conoscere davvero ciò che contiene. La sua routine silenziosa viene interrotta dall'arrivo di un enigmatico giovane soldato, che sembra sapere più di quanto voglia ammettere e che la segue. Nel paesaggio di rovine i due intraprendono un percorso di attesa e interrogazione, mentre simboli religiosi e presagi apocalittici affiorano dal fondo della città. Il mistero dell'uovo diventa il cuore di un viaggio metafisico che mette in discussione fede, memoria e identità.
L'uovo dell'angelo di Mamoru Oshii, realizzato nel 1985 e diventato negli anni un classico del cinema d'animazione d'autore, è una meditazione visiva sull'attesa e sul mistero, costruita con un rigore formale che sfiora l'ascetismo.
Il film è una delle esperienze più ipnotiche e influenti dell’animazione d’autore giapponese: un viaggio nell’inconscio collettivo che continua a stupire per la sua audacia formale e per la sua misteriosa dolcezza apocalittica. Recensione ❯
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