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Domenico Starnone e il cinema, una grande storia d’amore

Lo scrittore napoletano rinnova il suo sodalizio con Daniele Luchetti: il risultato è Confidenza, nuovo capitolo della cosiddetta trilogia sentimentale, presentato al Rotterdam Film Festival e prossimamente al cinema.  
di Pedro Armocida

lunedì 5 febbraio 2024 - Focus

Riccardo MilaniRiccardo Milani«La strada che andava da via Gemito al cinema mi è sempre sembrata lunghissima e inessenziale. In realtà erano quattro passi, la conoscevo a memoria. Affrettavo il passo, mi tiravo dietro i fratelli. Nostra nonna gridava: venite qua, non scendete il marciapiede che finite sotto le macchine. Mi fermavo. L’ultima cosa che volevo era essere investito da un’automobile prima di vedere il film».

Domenico Starnone e il cinema, una storia d’amore. Lo scrittore napoletano nel 2010 in "Fare scene" (Minimum Fax) racconta bene in un’istantanea il rapporto intessuto con il cinema fin da ragazzino quando certo non immaginava che il futuro mestiere di insegnante lo porterà a condividere le sue esperienze scolastiche, prima con la letteratura e poi con il grande schermo.

È infatti il 1995 quando Daniele Luchetti prende spunto da due libri di Starnone, "Ex Cattedra" (1985) e "Sottobanco" (1992), per metterli in scena in La scuola in cui il suo alter-ego, il prof. Vincenzo Lipari è interpretato da Silvio Orlando che tornerà due anni dopo in Auguri professore di Riccardo Milani con una sceneggiatura scritta dal regista con Sandro Petraglia, Stefano Rulli e con lo stesso Starnone ispirati al suo libro "Solo se interrogato".

Lo scrittore, nato a Napoli il 15 febbraio del 1943, l’anno delle quattro giornate contro gli occupanti tedeschi, inizia quasi da subito ad alternare testi che prendono spunto dal suo lavoro come professore ad altri che si rifanno alla vita familiare come Via Gemito per Feltrinelli che, a cavallo del fatidico Nuovo Millennio, conquisterà il Premio Strega, il Premio Napoli e il Premio Selezione Campiello. È la consacrazione di uno scrittore la cui prosa diretta e precisa continua a fare breccia nei registi che decidono di portare le sue storie sul grande schermo come è capitato anche per "Denti" (1994) da cui Gabriele Salvatores ha tratto il film omonimo nel 2000.

Al cinema poi Starnone lavora anche direttamente come sceneggiatore creando dei veri e propri sodalizi con gli autori. È successo per tre volte con Riccardo Milani e ben quattro con Sergio Rubini e Daniele Luchetti. Con quest’ultimo sta realizzando praticamente tutta la sua cosiddetta trilogia sentimentale composta dai libri "Lacci", dedicato all’amore familiare e diviso in tre parti con il tradimento visto da lei, da lui e dalla figlia, "Scherzetto", con l’amore tardivo di un nonno, e "Confidenza" che è summa dei precedenti, l’amore a tre facce di uno stesso personaggio che qui è però anche un insegnante.

Così se per Lacci di Luchetti Starnone ha collaborato alla sceneggiatura, per Confidenza, appena presentato all’IFFR – International Film Festival Rotterdam, ha lasciato fare allo stesso Luchetti e al collega Francesco Piccolo. Una sorta di giusta distanza rispetto a un personaggio che vive tutte le contraddizioni di un maestro che s’innamora di un’alunna e con la quale scambierà una confidenza che li terrà uniti fino a che morte non li separi. Raffigurazione plastica di cosa può essere l’amore che, nell’incipit, viene riportato a una definizione – come «una lava di vita grezza» – che sa di vulcano, di Vesuvio, di eruzione dei sentimenti.

Tutto questo è Confidenza, un testo che mette a dura prova le convinzioni che ognuno ha di sé. Nel personaggio, lungo una vita, di Pietro (interpretato da Elio Germano) ritroviamo la paura, il terrore, il peso delle aspettative che molti, se non tutti, si portano dietro. Nel lavoro, nell’amore, nei pochi slanci esistenziali. Il non essere all’altezza in nulla e la paura di essere scoperti informa ossessivamente tutto l’arco narrativo del protagonista.

Ma in Confidenza, Starnone torna anche alla passione civile degli inizi facendo scrivere a Pietro un saggio sulla scuola, che avrà successo e che lo farà diventare un punto di riferimento pedagogico. Una sua allieva spiegherà bene il suo metodo di insegnamento, apparentemente banale ma, a ben vedere, abbastanza unico: «Ci obbligavi a essere bravi, ci volevi bene».


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