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Tutti a parte mio marito, un’operazione molto raffinata che conferma lo stato di grazia di Vignal e Calamy

Autrice e interprete si ritrovano insieme dopo Io, lui, lei e l’asino in una commedia romantica che racconta l’attualità e le vicissitudini amorose, sociali e sessuali di una cinquantenne di oggi. Dal 21 dicembre al cinema.
di Luigi Coluccio

Laure Calamy (49 anni) 22 marzo 1975, Orléans (Francia) - Ariete. Interpreta Iris nel film di Caroline Vignal Tutti a parte mio marito.
sabato 16 dicembre 2023 - Focus

Che incontro fatale è stato quello tra Caroline Vignal e Laure Calamy: la prima veniva da venti anni di silenzio cinematografico dopo l’esordio Les Autres Filles e una decade di lavoro a France Culture; la seconda, inanellati il teatro con Oliver Py, corti/medi con la pesca di vari premi e ruoli da co-protagonista/attrice secondaria, stava iniziando il suo avvicinamento al centro dello star system francesce con Chiami il mio agente!.

Ed ecco che le due confezionano la commedia che mette insieme pubblico, critica e riconoscimenti Io, lui, lei e l’asino (otto candidature ai César 2021, miglior attrice a Calamy), aggiornamento tutto moderno e tutto cinematografico dello “chemin de Stevenson” nelle Cévennes. Da lì in poi l’attrice infila solo ruoli da primadonna in Sesso per amore, Full Time – Al cento per cento e Un vizio di famiglia, e la sceneggiatrice/regista vede aumentare notevolmente il suo spessore produttivo e pubblicitario.

Tre anni dopo Vignal e Calamy si rimettono – cinematograficamente – insieme per questo Tutti a parte mio marito (titolo da commedia all’italiana, come direbbe la stessa Vignal, dell’originale Iris et les hommes), altra occasione per registrare lo sguardo lieve ma attento dell’autrice e la conferma dello stato di grazia dell’attrice.

Distribuzione I Wonder Pictures, in sala a partire da giovedì 21 dicembre, il film è uno srotolamento di quanto già espresso pienamente nel titolo (e sottotitolo): Iris (Calamy) è una dentista dalla solida carriera, come solida è la sua vita privata che gira attorno al marito Stéphane (Vincent Elbaz) e alle due figlie Anna (Zoé Richard) e Lili (Daphné Crepieux); ma più che saldo tutto questo sta diventando rigido, paralizzato, monolitico, soprattutto con il marito con il quale non hanno rapporti sessuali oramai da quattro anni e così Iris si butta a capofitto negli incontri inaspettati e liberatori di un’app di dating...


In foto una scena del film Tutti a parte mio marito.

Da questa parte delle Alpi il cinema francese contemporaneo si guarda con uno strano grumo di sentimenti che varia dalla nostalgia per un nostro sistema produttivo/ricettivo non più alla loro altezza al tentativo di scimmiottarne i codici e i successi dei cugini. Tutti a parte mio marito non fa eccezione, anche ribadendo come l’idea dello strumento capace di emancipare la protagonista sia in realtà già invecchiato molto e male – la crisi di app come Tinder, Grindr o Bumble sta lì a dircelo.

Però, e c’è un però, il mondo che schiude il film è al contrario sempre attuale e vicino. Iris, infatti, non è impacciata e inespressa a causa della sua sessualità, ma lo è per via della vita borghese che si è costruita e la sta pian piano soffocando. È questo il vetro centro di Tutti a parte mio marito, e lo è ancora di più grazie alla cornice da commedia romantica – sì, romantica – che Vignal intaglia tutto intorno.

È un’operazione molto raffinata quella intentata dal film, che avrebbe potuto arenarsi nelle numerose secche incontrate lungo la sua traversata di corpi e relazioni – l’empowerment femminile, la crisi del maschio, il discorso sul consenso, l’educazione sessuale ed emotiva degli adolescenti.

Invece Tutti a parte mio marito rimane a galla e lo fa in modo consapevole, accogliente, gioioso, tutti appellativi che – guardo caso – stanno alla perfezione addosso a Laure Calamy, cuore e corpo pulsanti che non sbaglia un sorriso o un imbarazzo.

Sembra aver oramai raggiunto la piena maturità scenica, Calamy, sia nella scelta del progetto dentro qui stare sia come starci. La sua Iris è ingenua e passionale, inesperta e sicura, bloccata ma speranzosa, ma sopra ogni cosa Iris è finalmente capace di scegliere e allo stesso tempo di avere tutto. Un po’ come Laure Calamy, con la sua gavetta film dopo film, apparizione dopo apparizione, fino a prendersi alcuni dei copioni migliori degli ultimi anni e rimanere quella che è sempre stata – un’attrice di talento, e tanto basta.


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