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Cillian Murphy: delle inquiete menti e degli inquietanti scienziati

L'attore irlandese tocca con Oppenheimer il punto più alto di una carriera incentrata sul connubio tra ambiguità e aspetto efebico. Dal 23 agosto al cinema.
di Fabio Secchi Frau

Cillian Murphy (47 anni) 25 maggio 1976, Cork (Irlanda) - Gemelli. Interpreta J. Robert Oppenheimer nel film di Christopher Nolan Oppenheimer.
martedì 22 agosto 2023 - Celebrities

In quell'universo di particelle fisiche che è l'industria cinematografica e i suoi costituenti, pochi attori possiedono la minacciosità e la detonante energia dell'irlandese Cillian Murphy, 47 anni compiuti a maggio e il primato di essere l'attore più nominato agli Irish Film and Television Awards (ben sei candidature).

Christopher Nolan è stato uno dei primi a sospettarlo e ha sperimentato con lui, che allora era uno dei sopravvissuti a una Londra infestata dagli zombie (28 giorni dopo, 2002), una serie di interazioni che gli hanno poi permesso di vincolarlo a ruoli di secondo piano inquietanti e inquieti. Un binomio di incarnazioni che Murphy ha portato davanti alla cinepresa apparentemente senza sforzo, anche quando si trattava di farli reagire con una certa dose di freddezza mentale, e anche lì dove la psiche appariva più oscura, confusa... omicida.

Nei suoi personaggi inquieti, si riconosce la necessità di un riposato equilibrio e, nel contempo, l'impossibilità di raggiungerlo, perché ogni gesto e azione sono volte all'ostinato desiderio di arrivare a una meta. L'emaciato Oppenheimer dell'omonimo film è proprio l'ultimo di questi uomini. Il suo senso morale gli impone di prendere consapevolezza della pericolosità della sua invenzione e della discutibilità della sua applicazione, trasformandolo in un incerto Prometeo americano sul consegnare il fuoco agli uomini o lasciarlo nelle mani degli Dei.

Invece, i suoi personaggi inquietanti sono un assemblaggio di fredde e pericolose sezioni lucide, silenti e delicate, che potrebbero però provocare mortali ondate d'urto. È il caso di quando si ripulì del suo accento irlandese (imitando perfettamente quello americano) per essere Jonathan Crane, psichiatra dell'Arkham Asylum e identità sotto il sacco di juta dello Spaventapasseri, all'interno della Trilogia del Cavaliere Oscuro. La sua ossessione clinica per la paura e l'uso di una droga allucinogena, progettata per controllare le fobie di Gotham, è il segno più incisivo di una mente corrotta dal morboso desiderio di controllo degli altri.

Nella carriera di Murphy sono stati questi ultimi a superare i primi e lo hanno fatto fin dall'inizio. Non è servito a nulla sorvolare la guerra civile irlandese degli Anni Sessanta come ironica donna transgender, in odore di Golden Globe, per Breakfast on Pluto. Il Marchio del Male lo aveva già raggiunto, imprimendo in quegli occhi gelidi, in quegli zigomi alti e in quell'aspetto efebico, un'ambiguità morale, il cui apice è stato raggiunto con l'antieroe Tom Shelby, capo della banda criminale di Birmingham dei Peaky Blinders, che gli ha fatto ottenere una candidatura ai BAFTA come miglior attore.

Il cinema e la televisione lo hanno voluto principalmente così: cattivo col volto angelico. Che fosse un sicario sopra un aereo in Red Eye o un Guardiano del Tempo che inseguiva Justin Timberlake in In Time, non aveva alcuna importanza, perché Cillian Murphy era l'uomo da temere. Una formazione e una coesione tra attore e character che avrebbe irritato anche i volti più avvezzi ai ruoli da antagonista, ma non lui. Forse anche grazie a quelle misurabili pause di respiro che Nolan stesso, Ken Loach, Danny Boyle e molti altri gli hanno saputo offrire, vestendolo da medico ribelle (Il vento che accarezza l'erba) o come spaventato soldato a Dunkirk (guarda la video recensione). Diversamente, sarebbe stato il decadimento e l'impoverimento professionale.

Un rischio che sembra definitivamente stato allontanato proprio grazie al fido Nolan, che lo libera finalmente dalle sue seconde file per dargli un posto d'onore nel biopic Oppenheimer.

Non c'è malignità in questo fisico nucleare a capo del Progetto Manhattan, che vuole mettere fine alla Seconda Guerra Mondiale. È (solo) un uomo geniale, ma imperfetto. Frammentato nei legami d'attrazione con gli altri esseri umani che ruotano nella sua vita, fondendo la sua mente con quella degli altri scienziati o cambiando il suo stato di moto nella scelta di una donna da amare.

E che cosa fa questo interprete che da ragazzino sognava di essere una rockstar o un avvocato, ma che aveva appeso toga e basso al chiodo? Cerca di essere all'altezza della prova. Riprende in mano le nozioni di fisica che aveva studiato con il celebre divulgatore scientifico Brian Cox per Sunshine (2007), dove era un fisico che doveva innescare una bomba stellare per far evitare lo spegnimento del sole, e riparte da lì per affrontare il complicato script affidatogli. Poi, sotto consiglio di Nolan, ruba il look al Thin White Duke di Bowie, e arriva a nutrirsi di una sola mandorla al giorno per mantenere la magrezza del vero Robert Oppenheimer.

Il risultato è una performance che tende all'Oscar. Eppure Cillian Murphy esprime solo un rammarico: non essere stato il protagonista di Interstellar, non aver potuto vestire i panni di quello scienzato che viaggia in un wormhole in cerca di una nuova casa per l'umanità. Aggiungere, insomma, un'altra brillante ma inquieta mente a quelle nelle quali è già penetrato.


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