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L’invenzione della neve, un film di grande intensità emotiva che scava dentro il dolore e la follia

Una strepitosa Elena Gigliotti dà al personaggio di Carmen un cuore autentico, una dolorosa sincerità, sempre in bilico sull’abisso. Presentato alle Giornate degli Autori della Mostra del Cinema di Venezia e ora al cinema. 
di Giovanni Bogani

Elena Gigliotti . Interpreta Carmen nel film di Vittorio Moroni L'invenzione della neve.
sabato 16 settembre 2023 - Focus

Presentato alle Giornate degli Autori della Mostra del cinema di Venezia, in sala dal 14 settembre, L’invenzione della neve è un film di grande intensità emotiva, con una grande protagonista, Elena Gigliotti, raramente vista al cinema. 

Elena Gigliotti è Carmen, una madre con una tigre tatuata sulla schiena e una bimba, Giada, che è stata affidata dal giudice al padre, e che lei può vedere solo una volta ogni quindici giorni. Una bimba alla quale racconta la storia della giungla innevata: una neve che permette a mamma tigre e alla sua tigrotta di nascondersi, libere dall’angoscia di minacce esterne. Carmen è stata una bambina strappata alla madre: una madre a cui non è mai riuscita a rinunciare. A lei ha dedicato un altare, con lei parla – anche se lei non c’è – e le racconta i suoi errori, i suoi dubbi, i suoi tormenti. 

Carmen ha problemi di droga, Carmen è una donna instabile, le sue gioie si trasformano in rabbia, angoscia, pianto. A punteggiare il racconto filmico, le animazioni di Gianluigi Toccafondo, volti che si stirano, fluttuano, vorticano, figure oblunghe, che ricordano “L’urlo” di Edvard Munch.  

Carmen ha una personalità borderline, ha una disperata vitalità, è eccessiva, invadente, sbagliata, forse pericolosa. Vive una vita nella sua testa ed un’altra nella realtà. Carmen vive in bilico, fra la tragedia e la meraviglia, Carmen dice bugie, usa la sua forza di seduzione, fa di tutto per non perdere sua figlia e l’uomo che dice di amore. Elena Gigliotti ci restituisce un grande personaggio femminile, potente, imprevedibile. Il film è stato girato in neanche tre settimane: le sequenze principali sono state girate in un unico take, in piani sequenza praticamente senza fine. Il regista ha chiesto agli attori di reagire anche agli imprevisti, come a opportunità, di abitare la scena come la vita. “Qualunque cosa accada durante la ripresa, non ci fermeremo” ha detto il regista ad attori, operatore di ripresa, microfonista. Non ci sarà nulla che chiameremo errore”.

Un film, dunque, che da una parte rasenta il versante del documentario, dall’altra si inabissa nelle immagini di Gianluigi Toccafondo. In entrambi i casi, alla ricerca di una verità intima. Una verità che viene anche dagli attori, scelti durante un casting lungo anni, e sottoposti ad una lunga preparazione prima di girare. Il regista ha detto ad ognuno di loro: “Offri al personaggio le tue esperienze, i tuoi ricordi più intimi, le tue fragilità. In cambio, potrai plasmarne gesti e linguaggio fino a farlo diventare te”. Ha cercato di fare in modo che i suoi attori ne sapessero di più, sul personaggio, del regista e dei suoi sceneggiatori, Igor Brunello e Luca De Bei

Ovviamente, le riprese sono in gran parte con macchina a spalla: una danza fra l’operatore – Andrea Caccia – e gli attori, senza sapere in anticipo i movimenti degli attori, quando si sarebbero fermati, dove si sarebbero diretti. Accettando il rischio dell’imprevisto, della sfocatura, dell’immagine imprecisa. Un viaggio nell’ignoto del racconto e nell’ignoto della ripresa cinematografica. E, come se non bastasse, il regista per ogni scena ha scelto un mascherino diverso, una diversa proporzione fra larghezza e altezza nel fotogramma. Un po’ come fece Xavier Dolan in Mommy: ma lì l’immagine era “quadrata”, claustrofobica, fino all’unico momento in cui si allargava, facendo respirare gli occhi dello spettatore. 


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In foto Elena Gigliotti in una scena del film L’invenzione della neve di Vittorio Moroni.
In foto una delle animazioni di Gianluigi Toccafondo nel film L’invenzione della neve.
In foto Vittorio Moroni sul set di L’invenzione della neve.

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