Una rilettura in chiave light procedural della storia vera della prima avvocata d'Italia. Che trasmette l'orgoglio per una professione e per il genere di appartenenza. Dal 15 febbraio su Netflix.
di Claudia Catalli
Mentre combatte con una società ancorata ai privilegi maschili e maschilisti, Lidia Poët si fa largo nel mondo dell'Avvocatura risolvendo casi spinosi per conto di suo fratello Edoardo, co-adiuvata dall'appassionato giornalista Jacopo.
Intelligente, originale, leggera, la serie si permette licenze poetiche e anacronismi, lessicali e strutturali, per realizzare un'operazione interessante: rileggere in chiave contemporanea un personaggio iconico, un po' come fece Sofia Coppola per la sua Marie Antoinette. Anche qui spicca il carisma della protagonista: Matilda De Angelis diventa sempre più brava ad ogni progetto, qui sa tenersi sulle spalle lo spessore di un personaggio anticonvenzionale che non fa sconti a nessuno, neanche a se stessa.
La regia di Matteo Rovere e Letizia Lamartire si rivela impeccabile, come anche i costumi firmati Stefano Ciammitti, allievo di Piero Tosi, un incanto per chi guarda.