Titolo originale | La ligne |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Svizzera, Francia, Belgio |
Durata | 101 minuti |
Al cinema | 1 sala cinematografica |
Regia di | Ursula Meier |
Attori | Stéphanie Blanchoud, Valeria Bruni Tedeschi, Elli Spagnolo, India Hair, Dali Benssalah Benjamin Biolay, Eric Ruf, Thomas Wiesel, Louis Gence, Jean-François Stévenin. |
Uscita | giovedì 19 gennaio 2023 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | Satine Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,98 su 23 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 20 gennaio 2023
Margaret ha sulle spalle un'ingiunzione restrittiva di tre mesi per aver picchiato sua madre. Ma i 100 metri che ora la separano dalla sua casa non fanno che esacerbare il suo desiderio di avvicinarsi alla sua famiglia. In Italia al Box Office La Ligne - La Linea Invisibile ha incassato 26,1 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Durante un furioso litigio, la trentenne Margaret ferisce la madre Christina e viene per questo condannata a restare per tre mesi lontana dalla donna, ad almeno cento metri di distanza dalla sua abitazione. Molto legata alla sorellina Marion, Margaret - musicista fallita con alle spalle altri episodi di violenza che hanno messo fine al rapporto sentimentale e professionale con l'ex Julien - accetta di tenere all'aperto le lezioni di musica per la ragazzina, restando al di qua di una linea tracciata sul terreno e impossibile da superare. Nel frattempo Christina, donna fragile e vanesia che accusa le figlie di averle rovinato la carriera da pianista, passa da una relazione all'altra, incapace di interessarsi alle vite degli altri, nemmeno quando la primogenita Louise la rende nonna, e soprattutto di elaborare il rapporto con Margaret...
La svizzera Ursula Meier torna a raccontare le dinamiche di una famiglia atipica, in cui, come nel precedente Sister, a essere messa in discussione sono i ruoli e, come nell'opera prima Home - Casa dolce casa?, è soprattutto lo spazio a definire affetti e relazioni.
Il film si apre con una sequenza incongrua rispetto a ciò che seguirà: l'aggressione di Margaret ai danni di Christina, raccontata in slow motion e con toni gravi sottolineati dalle espressioni esasperate dei personaggi e dalla musica d'accompagnamento. Una appendice drammatica che stona volutamente con il realismo del racconto e che per questo carica l'evento di un valore simbolico e narrativo: colpita dalla figlia, Christina perde l'udito sbattendo la testa contro il pianoforte, ovvero l'oggetto del contendere fra madre e figlia, l'oggetto poi rimosso del loro rapporto irrisolto; al tempo stesso, la ragione della lite non viene mai esplicitata, lasciando fuoricampo anni di rancori, conflitti e rivalità che ciascun personaggio porta però iscritti nel corpo e negli occhi.
Del resto alla regista Ursula Meier, che ha scritto il film con Stéphanie Blanchoud e Antoine Jaccoud e con la collaborazione di Nathalie Najem e di Robin Campillo, non interessa il melodramma, ma i conflitti famigliari che sfuggono ai ruoli prestabili (nel film ci sono una figlia che si rivolta contro una madre; una madre che si disinteressa delle figlie; una ragazzina che potrebbe essere figlia della sorella...) ed emergono in maniera ambigua contro un paesaggio svizzero anch'esso incongruo, tra montagne innevate e anonimi quartieri periferici.
La linea che Marion, legata alle sorelle maggiori ma protettiva nei confronti della madre, traccia per terra indica in termini tutt'altro che invisibili (sconfessando dunque il sottotitolo della versione italiana), l'obbligo di distanza di Margaret (ed è interessante come in questo modo il film arrivi a sfiorare momenti grotteschi e astratti) e certifica per contrasto, con la nettezza dei suoi confini, lo stato d'emergenza di un mondo che abita al contrario una zona franca, una terra di nessuno dove ciascuno occupa un posto sbagliato (compreso il neo-fidanzato di Christine, che potrebbe essere suo figlio...) e il sangue non risponde ad alcuna gerarchia.
La sceneggiatura del film gioca anche per questo con tutti gli elementi del dramma familiare, dall'amore fisico a quello spirituale, dalla nascita di nuove vite (i gemellini di Louise) alla morte (quella simbolica del pianoforte), insistendo come già succedeva in Sister sulla necessità di ridefinire, o più ancora rinnegare, ruoli e dinamiche della famiglia tradizionale. E colpisce che nel mondo al femminile di La ligne, la maternità resti una condanna per chi non la sa affrontare e che addirittura non ci sia alcuna redenzione, laddove i traumi sono continuamente negati e nascosti.
La rabbia iniziale di Margaret, violentemente opposta all'ipocrisia della madre, risulta perciò l'unica risposta possibile alla ripetizione senza fine del trauma, andando a spezzare per un attimo una catena di gesti e pensieri destinata in realtà a proseguire per sempre. E non è certo un caso che in un momento quasi comico del film, Marion sia allattata con un biberon come da neonata, ripetendo il gesto che secondo Christine ha causato la loro reciproca lontananza tra madre e sorelle...
Peccato, quindi, che in un film dal coté simbolico evidente ma trattato in modo acuto, stoni la presenza di Valeria Bruni Tedeschi nel ruolo ovvio di Christine, con la sua recitazione caricata e fuori contesto, anch'essa incongrua, certo, ma più comica che ironica. Un eccesso che tradisce le intenzioni della regista e finisce per togliere tensione al film, che più che sospeso lascia l'impressione di qualcosa di non perfettamente amalgamato e riuscito.
Un film duro, ma insieme poetico che affronta un tema difficile. Grande interpretazione della protagonista Blanchould, bravissime anche le 'sorelle' Spagnolo e Hair. Da vedere
La scena iniziale a rallentatore dice già tutto.La madre che pensa solo per se, la figlia grande che si ribella al non amore della madre, la figlia piccola che capisce tutto, ama, anche se non riceve amore dalla madre.Il film è un bel pugno nello stomaco per il pensiero comune della società occidentale in cui viviamo.Non nasconde nulla e fa sentire tutto il dolore che provoca vivere in una situazione [...] Vai alla recensione »
Il cinema della regista svizzera Ursula Meier è ormai riconoscibile, sia nella costruzione estetica che nelle pieghe dei racconti: complesse questioni famigliari scolpite tra le montagne elvetiche, verifiche affettive incerte, dubbi sullo statuto dell'essere madri e figlie, quindi sulla sostanza stessa del femminile. Nel teatro umano innevato fotografato da Agnès Godard l'autrice inserisce anche uno [...] Vai alla recensione »
Margaret è una trentacinquenne con una vita turbolenta, di delusioni artistiche e sentimentali, spesso sfociate in violenze inflitte e subite, che l'hanno portata a una fragilità emotiva evidente. Dopo un'accesa discussione con sua madre, quest'ultima decide di denunciarla. Nell'attesa che venga celebrato il processo, il giudice impone a Margaret un ordine restrittivo: per tre mesi la donna non potrà [...] Vai alla recensione »
Margaret è una donna di 35 anni che ha alle spalle una lunga storia di violenze inflitte e subite. Dopo un brutale litigio con la madre, un ordine restrittivo la costringe a stare ad almeno cento metri dalla casa di famiglia, accrescendo il suo senso di solitudine. I casini familiari sono una miniera d'oro per il cinema. Lo conferma la magistrale apertura di La ligne, con figlia e madre l'una contro [...] Vai alla recensione »
Il paesello è da cartolina. Mucche nei prati e pesci da pescare nel torrente. Ma le famiglie sono rissose dappertutto, e qui si viene subito alle mani: una delle figlie di Valeria Bruni Tedeschi, la furiosa Margaret con i capelli cortissimi - l'attrice Stéphanie Blanchoud, ha scritto il film insieme alla regista svizzera - ha esperienza di pugilato, e può far male.
Una donna dai capelli mori corti sulla trentina ne picchia con rabbia una più matura all'interno di un appartamento dove ha una posizione centrale un pianoforte. È proprio sullo strumento musicale che la bionda Christina picchia la testa, dopo di che l'aggressore viene trascinata fuori a forza. È l'incipit de «La ligne - La linea invisibile» della svizzera Ursula Meier, presentato in concorso un anno [...] Vai alla recensione »
C'è qualcosa di magnetico e vitale nel potente incipit del terzo lungometraggio della regista franco-svizzera Ursula Meier. Il caotico e drammatico ralenty amplifica non solo un atto di violenza colto in medias res, e che la trama tenterà di giustificare privilegiando il dubbio sulla certezza, ma anche indirizza lo sguardo verso qualcosa di più recondito, capace di intercettare il carattere intrinsecamente [...] Vai alla recensione »
Ogni genitore e ogni figlio sente, conosce, o soltanto intuisce non ammettendo, "la ligne", il confine invisibile di sangue e amore, severo o morbido, rimosso o rinfacciato, fluido o bloccato per una vita intera, insensato e sensato: si cerca una giusta distanza, e sfondare è un desiderio, sempre. Aggressiva e autodistruttiva, condannata a divieto di avvicinamento alla madre (cento metri) dopo lite, [...] Vai alla recensione »
Nel panorama interessante ma non troppo conosciuto del cinema svizzero, Ursula Meier è una delle migliori, oltre che una delle poche i cui film sono stati distribuiti anche da noi. Dopo "Home" (2008) con Isabelle Huppert, "Sister" e l'episodio del collettivo "I ponti di Sarajevo", "La ligne La linea invisibile", presentato in concorso un anno fa al Festival di Berlino.
Al suo terzo lungometraggio dopo Home (2008) e Sister (2012), la regista franco-svizzera Ursula Meier torna a parlare di famiglie, conflitti, limiti interni ed esterni con La ligne - La linea invisibile, simbolico racconto - questa volta tutto al femminile - sulla rimozione e la violenza insite nei rapporti tra madri e figlie e nella maternità stessa.
L'incipit del film e` tra i piu` forti degli ultimi anni: una giovane donna cerca di picchiare sua madre con una rabbia incontenibile, resa ancora piu` feroce dall'uso del rallenty.«Volevo rompere un tabu` e mettere in scena un personaggio femminile davvero violento. Al cinema la violenza e` una prerogativa per lo piu` maschile, mentre alle attrici vengono al massimo lasciati ruoli da tossicodipendente [...] Vai alla recensione »
Non è simpatica Margaret (Stéphanie Blanchoud), protagonista di La ligne di Ursula Meier. Ha trent'anni, è una musicista fallita, detesta sua madre al punto da arrivare a picchiarla e sembra totalmente incapace di tenere a bada desideri e pulsioni. L'unica persona nei cui confronti si sente responsabile, e riesce a essere amabile e generosa, è la sorellina Marion, e pur di continuare a darle lezioni [...] Vai alla recensione »
Nella scena iniziale, in slow motion, Margaret aggredisce, con rabbia, mamma Christina. Il motivo lo si capirà dopo. Il giudice le ordina, per tre mesi, di restare a 100 metri dalla casa. La ragazza, legata alla sorellina Marion, le dà lezioni di musica, all'aperto, proprio sulla linea di confine. Una famiglia atipica, ben raccontata dalla svizzera Meier, che privilegia l'indagare i ruoli, non prestabiliti, [...] Vai alla recensione »
Anche senza la folle potenza immaginifica, visiva di Home, il nuovo film della svizzera Ursula Meier, La Ligne - La linea invisibile, riesce comunque a inquadrare l'invisibile imperscrutabilità dei rapporti familiari, la fragilità e le rabbie che vi abitano. Una dinamica originale fin dalla prima violenta scena del litigio a porte chiuse. Nella famiglia tutta femminile, Margaret, la più complessa. Vai alla recensione »
Margaret (Stéphanie Blanchoud) è una che mena, e di brutto. Esplode facilmente in furie indomite perciò ha perso lavori, l'amore (il musicista e cantautore francese Benjamin Bioley), le possibilità che quel suo bel talento per la musica le avevano aperto. Ma questo lo scopriamo un po' alla volta, nei frammenti dei suoi incontri, tra i segni del suo corpo pieno di cicatrici, sui lividi della faccia [...] Vai alla recensione »
Sedie lanciate in aria, movimenti concitati, colleriche espressioni facciali ripresi in slow motion e musica classica ad alto volume fanno da cornice a una violenta colluttazione. Questo è l'incipit de La ligne - La linea invisibile di Ursula Meier, presentato in concorso alla 72mo Festival di Berlino (2022). Due donne, una madre e la figlia: la prima, Christina (Valeria Bruni Tedeschi) , circondata [...] Vai alla recensione »
Zona emotiva delimitata all'orizzonte dalle montagne, in basso dal canale d'acqua opaca, e intorno da una linea tracciata con la vernice azzurra. In mezzo la casa con pareti di vetro della famiglia tutta di donne, madre e tre figlie. Lo spazio domina i sentimenti in una cornice di neve natalizia. Ursula Meier, svizzera francofona, torna ancora una volta sul luogo del delitto dell'esordio Home e del [...] Vai alla recensione »
Nel raggelato paesaggio di una cittadina tra i monti della Svizzera si snoda la vicenda della trentenne Margaret e della sua famiglia, composta da sua madre Christina e dalle sue due sorelle, Marion e Louise. Margaret, da sempre afflitta da problemi di gestione della rabbia, ha ferito sua madre durante una furiosa lite domestica, causandole un ricovero in ospedale e la parziale perdita dell'udito. Vai alla recensione »
Giovedì 19 gennaio escono ben 8 film nelle sale italiane, il più atteso dei quali è naturalmente l'hollywoodiano "Babylon" di Damien Chazelle. Ma si può sempre sperare che un certo cinema d'autore francofono trovi lo spazio, magari di nicchia, che si merita. Ho già parlato di "L'innocente" con e di Louis Garrel, adesso tocca a "La ligne - La linea invisibile" di Ursula Meier, svizzera, classe 1971, [...] Vai alla recensione »
Dopo l'ennesima esplosione violenta, un'ordinanza restrittiva vieta a Margaret di avvicinarsi alla casa della madre, che ha assalito danneggiandole un timpano e mettendo fine alla sua già frustrata carriera musicale. Un distanziamento che innesca un'ossessiva smania di contatto, lungo una linea che brucia tra rispecchiamenti negati e ricerca d'identità, tra il narcisismo tossico della madre, già da [...] Vai alla recensione »
Erano dieci anni esatti che la regista franco-svizzera (doppia cittadinanza) Ursula Meier non girava un lungometraggio, l'ultimo risaliva al 2012, anch'esso si era visto a Berlino con il titolo francese L'enfant en haut, anche se la Teodora Film lo aveva distribuito in Italia con quello inglese Sister. La giuria della Berlinale, all'epoca presieduta da Mike Leigh, che diede l'Orso d'Oro a Paolo e Vittorio [...] Vai alla recensione »
Margaret (Stéphanie Blanchoud) è una che mena, e di brutto. Esplode facilmente in furie indomite per questo ha perso lavori, l' amore (Benjamin Bioley), le possibilità che quel suo bel talento per la musica le avevano aperto. Ma questo lo scopriamo un po' alla volta, nei frammenti dei suoi incontri, tra i segni del suo corpo pieno di cicatrici, sui lividi della faccia, bella, ricucita da poco.
Tre sorelle molto diverse tra loro. Una madre che, di fatto, non ha mai saputo fare la madre. Un rigido divieto da rispettare. Una famiglia in cui i rapporti interpersonali sono sempre stati complicati. In La ligne, presentato in concorso alla 72° edizione del Festival di Berlino, la celebre cineasta svizzera Ursula Meier si è cimentata con un tema assai complesso e delicato.