Anno | 2021 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Mathieu Gérault |
Attori | Niels Schneider, India Hair, Denis Lavant, Sofian Khammes, Thomas Daloz David Ayala, Saadia Bentaïeb, Emilie Incerti-Formentini, Hocine Mokando, Adama Bathily, Francine Lorin-Blazquez, Béatrice Michel, Maryne Bertieaux, Hocine Choutri, Tassadit Mandi, Marc Prin, Franck Adrien, Richard Ecalle, Jean-Claude Penchenat. |
Uscita | mercoledì 1 febbraio 2023 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | Lab 80 Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,17 su 7 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 27 gennaio 2023
All'indomani di un'imboscata in Afghanistan che ha decimato la sua unità, il soldato Christian Lafayette ritorna in Francia. In Italia al Box Office Sentinelle Sud ha incassato 364 .
CONSIGLIATO SÌ
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Christian è appena tornato dall'Afghanistan e subito finisce davanti ad un giudice per una rissa. Il soldato semplice è in difficolta, non riesce a stare al passo con quello che gli succede attorno: la commissione d'inchiesta che indaga su uno scontro con i miliziani ad Herat dove sono morti alcuni commilitoni e diversi bambini afghani; l'alienante lavoro al supermercato che gli ha trovato il suo comandante; le condizioni di Mounir ed Henri, suoi compagni laggiù sulle montagne asiatiche, tornati in Francia schiacciati nel fisico e nella mente. Tutto precipita quando la banda di gitani con a capo Abraham reclama l'oppio che gli era stato promesso da Mounir e che Henri doveva comprare dal mullah locale, ma le cose, forse, non stanno davvero così...
Quante cose in questo film: soldati di ritorno dal fronte, periferie francesi, trafficanti di oppio, ospedali psichiatrici, rapinatori di gioiellerie, alberghi abbandonati...
Sentinelle Sud è una pila di corpi. Corpi vuoti, cionchi, farneticanti, sconvenienti, mamertini, scomunicati. C'è n'è per tutti: Christian che si agita per mettere qualcosa dentro la sua anima, qualunque cosa; Mounir con una gamba a pezzi e incapace di essere a casa quello che era in Afghanistan; Henri dal giudizio oramai andato a cui neanche gambe e braccia rispondono più; Lucie che lavora in un ospedale psichiatrico con il suo pancione mentre tutti le chiedono dove sia il padre; il comandante de Royer dalla faccia e dalla schiena immutabili; Abraham e la sua famiglia di criminali quasi per forza. E questi corpi stanno dentro delle linee, da questa o quell'altra parte, linee tracciate nello spazio e su di loro: la linea del sangue che divide Christian e Mounir ma lega Abraham e i suoi; la linea del clan che tiene insieme l'unità comandata da de Royer; la linea dei sentimenti, a cui si aggrappano Lucie ed Henri; e poi la linea del colore, della religione, della società civile e di quella militare.
Mathieu Gérault, alla sua opera prima, parte da quello che conosce meglio. Cresciuto con dentro gli occhi il bocage normanno, diviso dai fratelli da piccolo, quando quel che resta della famiglia si trasferisce nel capoluogo Laval per lui è come arrivare a Brooklyn - bucolico romanticismo che in realtà è uno spicchio di un terreno più grande, cittadine che sono periferie di metropoli lontane.
E poi c'è il cinema, che ha abbracciato dopo aver abbandonato gli studi in Scienze Economiche, guardando e ricordando Lumet, Lo spaventapasseri e Un uomo da marciapiede - per una New Hollywood sulla Senna. E tutto questo lo percepiamo in Sentinelle Sud, esordio schiaffato in faccia con una sfrontatezza resa ancora più affilata dal rigore formale che Gérault si dà e riesce a dare alla pellicola, come se la mano destra affastellasse e quella sinistra senza essere vista pesasse e plasmasse.
Nel percorso festivaliero del film - vincitore del premio del pubblico al Bergamo Film Meeting 2022 - era emerso proprio questo, ma virato sul versante più negativo: troppe le direzioni imboccate da Gérault e mai percorse fino in fondo, troppe le pennellate leggere che mostrano soltanto superficialità e didascalismo.
Vero, dal dramma dei reduci si passa al racconto di guerra, e poi giù giù fino all'heist movie, il polar, il crime; verissimo, Mounir sta lì perché sembra doverci stare, la storia d'amore con Lucie è da cartolina smunta. Però, e però, questa è solo l'ombra proiettata dal film. Perché a dare forma e consistenza non è la mano del Gérault sceneggiatore (assieme a Noé Debré e Nicolas Silhol) ma la mano del Gérault regista, capace di tenere assieme quei corpi e quelle linee, seguirne le traiettorie, le tangenti, le parabole senza mai perdere di vista il disegno finale.
È proprio la messa in scena fatta di ambienti senza più funzione, periferie prive di un centro e cerimonie militari spogliate di ogni epos, tirata su da Gérault assieme alla fotografia materica di Laurent Brunet, che fa girare in un regime naturalistico e minimale tutte le possibili declinazioni delle vite di Christian, Mounir, Henri e tutti gli altri.
Ai reietti, gli sfrattati, i sopravvissuti, il film non cuce niente altro addosso, non ci sono flashback sulla guerra né inserti sulle vite precedenti dei soldati né personaggi in più. Ognuno è straniero dentro casa sua e dentro la sua anima, e quando Gérault si concede uno sguardo in più - Christian e Mounir che guidano in città indossando i visori notturni da guerra - è proprio per negare due volte quello che si vede, e quindi riaffermarlo. Siamo solo e tutto questo.
"La cosa più difficile è tornare". Chiedete a Christian Lafayette, sopravvissuto per miracolo all'Afghanistan; domandate al tenente Dan Taylor, che in Vietnam ha perduto le gambe. Interrogate il cecchino Chris Kyle e l'ex marine Travis Bickle, che in guerra hanno smarrito se stessi. Vi risponderanno all'unisono: "la cosa più difficile è tornare". Che significa tornare a casa? Sopravvivere e dimenticare [...] Vai alla recensione »
Si chiama Lafayette, come il celeberrimo generale, il giovane Christian, rientrato in Francia dalla guerra in Afghanistan dopo una missione che ha lasciato molti morti e ferite e incubi inguaribili nei commilitoni. Irrequieto fin dall'adolescenza trascorsa in campagna con i nonni, nell'esercito ha trovato quella che chiama la "famiglia". Ordine, regole, un "padre" e soprattutto tanti fratelli non di [...] Vai alla recensione »
Ambizioso esordio nel lungo di Mathieu Gérault, premiato al 40° Bergamo Film Meeting con questo psicodramma sociale su un reduce della guerra in Afghanistan, Christian Lafayette (Niels Schneider), combattuto tra essere ladro di gioielli o allevatore di pecore. La sindrome da stress posttraumatico si alimenta nelle periferie-ghetto, con la rabbia musulmana (il commilitone maghrebino Mounir/Sofian Khammes) [...] Vai alla recensione »
Tornato in Francia dal fronte afgano e liberatosi di un traffico d'oppio nel quale era stato coinvolto da due commilitoni, l'ex soldato Christian decide di fare il pastore. Ma i suoi problemi sono solo all'inizio. Sentinelle sud dimostra subito una certa libertà, svincolandosi dai codici del noir da cui comunque attinge a piene mani. Gli animali che razzolano nel film-cani, montoni, pulcini-rispecchiano [...] Vai alla recensione »
La filmografia incentrata sulla figura del reduce di guerra tormentato è sterminata. L'uomo che ha subito traumi, o che ha commesso atrocità, che non si dà pace, che ha interiorizzato la violenza bellica che in qualche modo tornerà a manifestarsi, il personaggio che fatica a reinserirsi nella società. Dall'archetipico Travis Bickle di Taxi Driver al Chris Kyle di American Sniper: le opere con un tag [...] Vai alla recensione »
Secondo una certa interpretazione popolare ognuno di noi arriva ad avere due famiglie: quella nella quale nasce e quella che sceglie di avere. È un soggetto in effetti affascinante che si porta dietro un'altra considerazione: gli amici sono i fratelli che scegli di avere. Il rapporto fraterno che si instaura tra persone di un gruppo è il centro tematico del lungometraggio Sentinelle sud, ultimo film [...] Vai alla recensione »