Anno | 2022 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Germania |
Durata | 95 minuti |
Al cinema | 2 sale cinematografiche |
Regia di | Steffi Rostoski, Markus Weinberg |
Uscita | martedì 23 maggio 2023 |
Distribuzione | Mescalito Film |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 19 maggio 2023
Un'incredibile storia di coraggio e motivazione, di spostamento di montagne, del magico potere delle barrette di cioccolato e dell'infinità del nostro mondo.
CONSIGLIATO SÌ
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Un triathlon attorno al pianeta, che parta da Monaco di Baviera e lì ritorni: è l'impresa estrema, progettata e realizzata durante la pandemia dal tedesco Jonas Deichmann: nato nel 1987 a Stoccarda, laureato in economia aziendale, per breve tempo venditore di software, che per scommessa col suo capo si ritrova a stabilire un record mondiale di ciclismo. E che dopo quel primo traguardo smette di lavorare, consapevole di avere una percezione della vita e del tempo non comune, non condivisa: il desiderio di un'esistenza in costante movimento, fatta di avventura e esplorazione, col bagaglio leggero e tecnico che serve ad affrontare sfide atletiche sempre più impegnative.
Cinque lingue al suo attivo, Deichmann, che dal 2018 si definisce "esploratore freelance, atleta, oratore", ama fare esperienze, conoscere Paesi e persone nuove, non invecchiare seduto a una scrivania.
Dalla sua parte, oltre a una fortissima motivazione, ha una famiglia che lo capisce e lo sostiene, l'esempio del nonno, tedesco emigrato in Africa per "costruire una barca e girare il mondo", e una prima esperienza di viaggio, da studente, di un anno e mezzo in solitaria e con un budget di sussistenza.
Il triathlon che programma tra il 2020 e il 2021, a confronto, è un primato assoluto, che corrisponde a 120 volte la prova dell'Ironman (la gara in tre frazioni che prevede di percorrere 3,8 km a nuoto, 180 in bici e 42 di corsa): un totale di circa 40mila km in 429 giorni. A basso impatto ecologico, cercando cioè di utilizzare non aeroplani ma barche a vela.
L'occasione di documentare un "viaggio nell'ignoto", come lo definisce il suo stesso protagonista, è più unica che rara. E infatti viene colta e integrata nell'evento stesso, o meglio nel marchio, che Deichmann (che a fine giugno 2023 affronterà la distanza in bici da New York a Los Angeles e in maratona al ritorno) ha costruito con intelligenza sul suo corpo e sulla sua visione.
Interessante ibrido di atleta e motivatore, adulto naïf dai tratti gentili e fanciulleschi, etichettato dalla stampa come "il Forrest Gump tedesco", un fool dell'atletica estrema, Jonas, che chiama la sua bici "Esposa", si fa seguire nel suo straordinario percorso da droni e operatori e lo comunica tappa dopo tappa con post su Instagram. Ma si riprende spesso anche da solo con lo smartphone, in condizioni atmosferiche estreme. Come quando pedala su una strada trafficata, sotto raffiche di neve ghiacciata o si filma, il giorno del suo trentaquattresimo compleanno, in non beata solitudine allo specchio, in una sistemazione di fortuna.
Mosso da un dinamismo endorfinico da cui è altrettanto difficile uscire che da una comoda routine, commenta quasi in esclusiva le soste del suo duro programma e informa lo spettatore delle varie difficoltà incontrate, dai guasti alla bici ai problemi di approvazione del visto per entrare in Russia.
Fanno eccezione gli interventi del padre Sammy, che è anche il suo addetto stampa, e le voci dei follower che in tutto il mondo lo sostengono, ospitano, quando non si uniscono per brevi tratti alla sua marcia implacabile.
Il suo record sportivo attraverso i continenti, in tutte le possibili situazioni meteorologiche e tra molteplici ostacoli di ogni tipo, è naturalmente cinematografico. Grazie a un montaggio serrato viviamo a distanza ravvicinata la sua sfida costante e constatiamo il passare del tempo attraverso la crescita della sua barba e dei capelli e l'intensità del suo sorriso, che è insieme un manifesto esistenziale e l'esito di un costante allenamento fisico e mentale.
Nel farsi simbolo della possibilità umana di adattarsi ad ogni circostanza e difficoltà - da quelle ambientali a tutte le altre, in maniera transitiva - Deichmann si fa modello di uno stile di vita anticapitalista e prima ancora umanista, antropocentrico nel senso più puro del mettere la solidarietà umana sopra a tutto. Tanto più quando l'affettuoso ricordo dell'ospitalità ricevuta in Ucraina e Russia, in città che non esistono più, si trasforma, nei titoli di coda, in nuda traccia grafica, il segno di un tempo prebellico.
Come uno sportivo e moderno Phileas Fogg, anche l'atleta avventuriero Jonas Deichmann ha fatto il giro del mondo: di giorni ne ha impiegati 430, compiendo un titanico triathlon intorno al globo (450 chilometri a nuoto, 21 mila in bicicletta e 5 mila a piedi di corsa). Un'eroica impresa a favor di social (Jonas aggiorna quasi quotidianamente il suo profilo Instagram) e di telecamere, quelle di Weinberg [...] Vai alla recensione »