Anno | 2022 |
Genere | Documentario, |
Produzione | USA |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Simon Wallon |
Attori | Bonnie Timmermann, Paul Auster, Steve Buscemi, Derek Cianfrance, Brian Cox Benicio Del Toro, Giancarlo Esposito, Laurence Fishburne, Melissa Leo, Laura Linney, Michael Mann, Thom Mount, Liam Neeson, Rosie O'Donnell, Mary-Louise Parker, Mark Ruffalo, Wes Studi, Sigourney Weaver, Odessa Young. |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 29 settembre 2022
La carriera di Bonnie Timmermann, grande casting director.
CONSIGLIATO SÌ
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Intervista a, e ritratto di, Bonnie Timmermann, la casting director che dall'inizio degli anni '80, grazie a un singolare dono demiurgico, ha scoperto moltissimi attori e sostenuto le loro carriere: tra i tanti, Sean Penn, Sigourney Weaver, Brian Cox, Melissa Leo, Viggo Mortensen, Natalie Portman, Benicio Del Toro, Kate Winslet, Steve Buscemi, Reese Witherspoon, Liam Neeson. Con un effetto sorprendente, i loro provini da semisconosciuti imbarazzati o sfacciati costellano questo film per addetti ai lavori e per chiunque apprezzi l'arte della recitazione.
Timmermann è anche nota per aver sostenuto la diversità nei cast, soprattutto grazie alla solida, trentennale collaborazione con Michael Mann (preponderante, nel film), da Miami Vice a Blackhat.
Diversità intesa come scelta alternativa a modelli di bellezza canonica ma anche come rispecchiamento, sugli schermi, della pluralità di corpi, provenienze, morfologie che abitano il mondo reale (Philip Michael Thomas e molti altri nel cast di Miami Vice, Wes Studi in L'ultimo dei Mohicani). Seeing is believing, vedere è credere, sostiene Timmermann, definita a un certo punto come il ponte tra "il nulla", cioè il film che è ancora solo nella mente del regista, e "il tutto", vale a dire il film nel momento in cui arriva al pubblico. Newyorkese, nata a Manhattan da padre ex pugile e madre cantante d'opera, Timmermann ha ricevuto in dono e sviluppato la capacità di vedere, in ognuno degli acerbi e inquieti attori che ha sottoposto a provino, una luce e una qualità particolare. È così che ha anticipato e suggerito ai registi un'intuizione quasi sempre vincente. Alla base, due idee così ovvie e semplici, che spesso sono dimenticate anche dai critici: ogni attore è stato più volte rifiutato; e se desidera essere tale, è per essere visto e amato. Ecco perché per fare il direttore del casting bisogna avere una profonda conoscenza dell'animo umano e la capacità di riconoscere e far risplendere le altrui zone d'ombra. Dal punto di vista della regia il film di Simon Wallon (produttore e regista anche di Tati Express, speciale televisivo sul cinema di Jacques Tati) opta per un'esposizione piana, senza particolari climax: le considerazioni di Timmermann - e di alcuni degli attori da lei "individuati" - si avvicendano alle registrazioni d'archivio su nastro magnetico di molti provini. Eppure Bonnie, presentato tra i documentari della sezione Venezia Classici alla Mostra del Cinema 2022, ha senz'altro il merito di riportare alla considerazione di tutti un dato che può sembrare ovvio ed è cruciale: l'importanza della composizione di un cast nella riuscita di un film e nel determinare non solo la carriera di un attore ma la direzione, lo sviluppo del cinema stesso. Perché ogni scelta, escludendone molte altre, ha motivazioni e conseguenze. A questo proposito, Bonnie andrebbe integrato con la visione di Casting By di Tom Donahue (2002): analogo documentario di interviste che rievocava - interpellando pionieri come Lynn Stalmaster e soprattutto presentando Marion Dougherty, talent scout amata dai registi e apripista per tanti colleghi - la mobilitazione statunitense dei primi anni Novanta affinché il ruolo del casting director fosse riconosciuto anche dall'Academy. Nel 2022 non è ancora accaduto. Curiosità: lo stesso aneddoto riportato in Casting By su come Jon Voight riuscì a farsi scritturare per Un uomo da marciapiede è montato anche in un altro dei documentari del programma di Venezia Classici 79: Desperate Souls, Dark City and the Legend of Midnight Cowboy, di Nancy Buirski.